Spietramento sull'Alta Murgia
Solo la magistratura si oppone al degrado ambientale
venerdì 20 gennaio 2006
«Le recenti vicende legate allo spietramento nell'Alta Murgia ed ai conseguenti provvedimenti della Magistratura inducono ad alcune considerazioni sia di carattere tecnico che di carattere politico. Lo spietramento, e l'attinente distruzione dell'ambiente murgiano, era ed è, una pratica agronomica ormai consueta e consolidata al punto da ricevere il sostegno diretto o indiretto dei tecnici e dei funzionari regionali preposti al controllo o al rilascio delle autorizzazioni.
L'ambiente murgiano, definito scientificamente come "pseudosteppa murgiana a festuca brometalia", è l'unico nel suo genere in Italia e in Europa ed è definito ‘Prioritario' dalla direttiva CEE 92/43.
Il riconoscimento delle numerose valenze naturalistiche e storico-pastorali da parte della Comunità Europea è, pertanto, ultradecennale e si è concretizzato anche attraverso l'istituzione delle S.I.C. e delle Z.P.S. La tutela e quindi le azioni protezionistiche dell'area murgiana non dovevano essere delegate unicamente all'iter istitutivo del Parco dell'Alta Murgia, ma dovevano essere applicate molto più concretamente attraverso corsi di formazione culturale e professionale dei tecnici occupati presso gli enti amministrativi preposti alla pianificazione e controllo del territorio.
Per quanto accaduto appare plausibile ritenere che gli stessi tecnici e funzionari, appartenessero al nutrito gruppo di cittadini pugliesi che continuano ad ignorare i pregi e le valenze naturalistiche dell'Alta Murgia. Appare assurdo, inoltre, che gli stessi tecnici e funzionari, ignorassero che lo spietramento è intenzionalmente inibito dal PUTT (Piano Urbanistico Territoriale Tematico Approvato dalla Reg. Puglia il 15.12.2000) e che lo stesso strumento pianificatorio impone negli ambiti "C" e "D" l'autorizzazione paesaggistica.
Lo stesso spietramento è, inoltre, espressamente vietato dalle N.T.A. del Piano Regolatore del Comune di Ruvo e, pertanto, nell'ambito dello stesso territorio non dovevano essere contemplate le variazioni da pascolo a seminativo.
Inutile sottolineare che le stesse trasformazioni agronomiche rispondevano alla incessante necessità di beneficiare degli aiuti economici comunitari previsti per le colture estensive cerealicole. L'avere ignorato il pregio naturalistico dell'area murgiana, o l'aver sorvolato sull'esistenza di specifici atti normativi o strumenti pianificatori, ha permesso la pressoché totale (70% della superficie totale) distruzione dell'habitat naturalistico e del patrimonio rupestre comprendente soprattutto il perastro, la roverella, arbusti mediterranei, muretti a secco, tratturi, trulli e specchie.
Ciò che appare anacronistico ed assurdo è il rilevare che gli stessi politici pugliesi hanno, da sempre, ignorato il rischio di desertificazione e quindi il danno legato al dissesto idrogeologico. E' avvilente dover rilevare che, ancora una volta, è necessario che sia la magistratura a fare il primo e coraggioso passo rivolto alla tutela ambientale, e a doversi, inevitabilmente, sostituire al buon senso, alla scarsa sensibilità ambientale ed alla superficialità di importanti amministratori pubblici.»
Direttivo Verdi
Circolo Francesco Reggio Trani
L'ambiente murgiano, definito scientificamente come "pseudosteppa murgiana a festuca brometalia", è l'unico nel suo genere in Italia e in Europa ed è definito ‘Prioritario' dalla direttiva CEE 92/43.
Il riconoscimento delle numerose valenze naturalistiche e storico-pastorali da parte della Comunità Europea è, pertanto, ultradecennale e si è concretizzato anche attraverso l'istituzione delle S.I.C. e delle Z.P.S. La tutela e quindi le azioni protezionistiche dell'area murgiana non dovevano essere delegate unicamente all'iter istitutivo del Parco dell'Alta Murgia, ma dovevano essere applicate molto più concretamente attraverso corsi di formazione culturale e professionale dei tecnici occupati presso gli enti amministrativi preposti alla pianificazione e controllo del territorio.
Per quanto accaduto appare plausibile ritenere che gli stessi tecnici e funzionari, appartenessero al nutrito gruppo di cittadini pugliesi che continuano ad ignorare i pregi e le valenze naturalistiche dell'Alta Murgia. Appare assurdo, inoltre, che gli stessi tecnici e funzionari, ignorassero che lo spietramento è intenzionalmente inibito dal PUTT (Piano Urbanistico Territoriale Tematico Approvato dalla Reg. Puglia il 15.12.2000) e che lo stesso strumento pianificatorio impone negli ambiti "C" e "D" l'autorizzazione paesaggistica.
Lo stesso spietramento è, inoltre, espressamente vietato dalle N.T.A. del Piano Regolatore del Comune di Ruvo e, pertanto, nell'ambito dello stesso territorio non dovevano essere contemplate le variazioni da pascolo a seminativo.
Inutile sottolineare che le stesse trasformazioni agronomiche rispondevano alla incessante necessità di beneficiare degli aiuti economici comunitari previsti per le colture estensive cerealicole. L'avere ignorato il pregio naturalistico dell'area murgiana, o l'aver sorvolato sull'esistenza di specifici atti normativi o strumenti pianificatori, ha permesso la pressoché totale (70% della superficie totale) distruzione dell'habitat naturalistico e del patrimonio rupestre comprendente soprattutto il perastro, la roverella, arbusti mediterranei, muretti a secco, tratturi, trulli e specchie.
Ciò che appare anacronistico ed assurdo è il rilevare che gli stessi politici pugliesi hanno, da sempre, ignorato il rischio di desertificazione e quindi il danno legato al dissesto idrogeologico. E' avvilente dover rilevare che, ancora una volta, è necessario che sia la magistratura a fare il primo e coraggioso passo rivolto alla tutela ambientale, e a doversi, inevitabilmente, sostituire al buon senso, alla scarsa sensibilità ambientale ed alla superficialità di importanti amministratori pubblici.»
Direttivo Verdi
Circolo Francesco Reggio Trani