"Sport,disabilità, inclusione": Angeli del soccorso Odv apre un nuovo centro a Trani
L'intervista a Savino Di Meo, membro attivo dell'associazione:"Il tempo donato riempie l'anima"
martedì 1 ottobre 2024
9.57
L'associazione "Angeli del soccorso ODV" apre un nuovo centro di aggregazione culturale in via Enrico De Nicola n. 43/45 all'insegna del motto "sport. Disabilità, inclusione".
L'associazione "Angeli del soccorso" è un'organizzazione di volontariato attiva ormai da parecchi anni nel sociale, mettendo i propri volontari e soci a disposizione della collettività. Recentemente, in via Enrico De Nicola, n. 43/45, è stato aperto un nuovo spazio di aggregazione sociale e culturale per i giovani.
Abbiamo intervistato per l'occasione Savino Di Meo, socio e membro attivo dell'associazione, per capire di più della missione di "Angeli del Soccorso ODV" e del significato dell'apertura del nuovo spazio culturale.
Come nascono gli Angeli del Soccorso?
Gli Angeli del Soccorso nascono due anni fa, per volontà di un gruppo di amici che hanno sempre creduto nel volontariato. Ciò che ha reso possibile la nascita dell'associazione, oltre al profondo impegno per il volontariato, è stato anche uno spirito di collaborazione ed unità che ci ha sempre caratterizzati, andando contro ogni maldicenza proveniente dall'esterno.
Noi non facciamo volontariato né per immagine, né per sentirci migliori degli altri, né per guadagnarci dei meriti, ma solo perché sentiamo di farlo.
Una ragione che mi ha spinto ad intraprendere questa strada è stata una richiesta di mio padre: "aiuta i più deboli, specialmente quelli con disabilità". Da qui ho deciso che mi sarei dedicato ad aiutare il prossimo e, dopo un caffè con gli amici di cui ti parlavo, si è pian piano realizzato tutto ciò che oggi è l'associazione "Angeli del soccorso".
Quanti membri conta l'associazione?
Tra simpatizzanti e soci siamo circa sessanta persone.
Quale ruolo hai tu personalmente nell'associazione?
Proprio per quella promessa che ho fatto a mio padre, io mi occupo, in particolare, della tematica dello sport, della disabilità e dell'inclusione.
Come hai sviluppato i tre pilastri del motto "sport, disabilità e inclusione"?
Nasce dall'idea di non far sentire nessuno indietro o invisibile ed evitare che chi ha un problema, di qualsiasi tipo, non si senta un problema. Nessuno, a prescindere dal proprio ceto sociale, dalla scuola che ha frequentato, dalla sua disabilità o da qualsiasi altra problematica, deve pensare di essere solo o escluso.
Come nasce l'idea di questo spazio di ritrovo sociale e culturale?
Nasce dalla voglia di coinvolgere tutta la città, nello spirito di inclusione che caratterizza la nostra associazione. Questo nuovo centro è stato fondato anche grazie alla generosità di chi ci ha permesso di poter pagare un canone di locazione che ci permettesse di poter utilizzare questo locale e renderlo un contenitore culturale, sportivo e sociale. Questo centro, che sarà anche il luogo dove l'associazione svolgerà il doposcuola per i ragazzi dalle scuole elementari alle scuole superiori nel pomeriggio; diventerà un luogo dove dare delle solide fondamenta ai più giovani e dove questi possano sentirsi come a casa, possano dare libero sfogo alla loro creatività, attraverso l'organizzazione – per esempio – di tornei di calcio balilla o di burraco, di gite e scampagnate, coinvolgendo anche e soprattutto i ragazzi disabili, e fornendo loro tutto ciò che serve per un avvenire migliore. Questo obiettivo è fondamentale per l'associazione, perché c'è bisogno di salvare i ragazzini dalla strada e dall'emarginazione sociale; di proteggerli dal bullismo e dai pericoli insiti nell'utilizzo delle piattaforme social.
Insomma, l'associazione vuole creare una grande famiglia con tutti i ragazzi che già ne fanno parte ed entreranno a farne parte, donando loro la cosa più importante che si ha e che non si può toccare: il tempo. Spendere del tempo insieme, magari staccando gli occhi dai cellulari, può permettere non solo di creare nuovi rapporti, ma anche di capire che la bellezza della vita non è in ciò che si ostenta sui social, ma nelle piccole cose condivise insieme.
Il tempo donato riempie l'anima.
L'associazione "Angeli del soccorso" è un'organizzazione di volontariato attiva ormai da parecchi anni nel sociale, mettendo i propri volontari e soci a disposizione della collettività. Recentemente, in via Enrico De Nicola, n. 43/45, è stato aperto un nuovo spazio di aggregazione sociale e culturale per i giovani.
Abbiamo intervistato per l'occasione Savino Di Meo, socio e membro attivo dell'associazione, per capire di più della missione di "Angeli del Soccorso ODV" e del significato dell'apertura del nuovo spazio culturale.
Come nascono gli Angeli del Soccorso?
Gli Angeli del Soccorso nascono due anni fa, per volontà di un gruppo di amici che hanno sempre creduto nel volontariato. Ciò che ha reso possibile la nascita dell'associazione, oltre al profondo impegno per il volontariato, è stato anche uno spirito di collaborazione ed unità che ci ha sempre caratterizzati, andando contro ogni maldicenza proveniente dall'esterno.
Noi non facciamo volontariato né per immagine, né per sentirci migliori degli altri, né per guadagnarci dei meriti, ma solo perché sentiamo di farlo.
Una ragione che mi ha spinto ad intraprendere questa strada è stata una richiesta di mio padre: "aiuta i più deboli, specialmente quelli con disabilità". Da qui ho deciso che mi sarei dedicato ad aiutare il prossimo e, dopo un caffè con gli amici di cui ti parlavo, si è pian piano realizzato tutto ciò che oggi è l'associazione "Angeli del soccorso".
Quanti membri conta l'associazione?
Tra simpatizzanti e soci siamo circa sessanta persone.
Quale ruolo hai tu personalmente nell'associazione?
Proprio per quella promessa che ho fatto a mio padre, io mi occupo, in particolare, della tematica dello sport, della disabilità e dell'inclusione.
Come hai sviluppato i tre pilastri del motto "sport, disabilità e inclusione"?
Nasce dall'idea di non far sentire nessuno indietro o invisibile ed evitare che chi ha un problema, di qualsiasi tipo, non si senta un problema. Nessuno, a prescindere dal proprio ceto sociale, dalla scuola che ha frequentato, dalla sua disabilità o da qualsiasi altra problematica, deve pensare di essere solo o escluso.
Come nasce l'idea di questo spazio di ritrovo sociale e culturale?
Nasce dalla voglia di coinvolgere tutta la città, nello spirito di inclusione che caratterizza la nostra associazione. Questo nuovo centro è stato fondato anche grazie alla generosità di chi ci ha permesso di poter pagare un canone di locazione che ci permettesse di poter utilizzare questo locale e renderlo un contenitore culturale, sportivo e sociale. Questo centro, che sarà anche il luogo dove l'associazione svolgerà il doposcuola per i ragazzi dalle scuole elementari alle scuole superiori nel pomeriggio; diventerà un luogo dove dare delle solide fondamenta ai più giovani e dove questi possano sentirsi come a casa, possano dare libero sfogo alla loro creatività, attraverso l'organizzazione – per esempio – di tornei di calcio balilla o di burraco, di gite e scampagnate, coinvolgendo anche e soprattutto i ragazzi disabili, e fornendo loro tutto ciò che serve per un avvenire migliore. Questo obiettivo è fondamentale per l'associazione, perché c'è bisogno di salvare i ragazzini dalla strada e dall'emarginazione sociale; di proteggerli dal bullismo e dai pericoli insiti nell'utilizzo delle piattaforme social.
Insomma, l'associazione vuole creare una grande famiglia con tutti i ragazzi che già ne fanno parte ed entreranno a farne parte, donando loro la cosa più importante che si ha e che non si può toccare: il tempo. Spendere del tempo insieme, magari staccando gli occhi dai cellulari, può permettere non solo di creare nuovi rapporti, ma anche di capire che la bellezza della vita non è in ciò che si ostenta sui social, ma nelle piccole cose condivise insieme.
Il tempo donato riempie l'anima.