Statale naviga troppo sul web? E' peculato
La sentenza della cassazione penale
venerdì 30 maggio 2008
Pubblichiamo una nota del comando di PM di Trani:
«Le complesse indagini di Polizia Giudiziaria espletate dai Carabinieri di Trani e dalla Polizia Municipale di Trani, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Trani (dott. Antonio Savasta – Sost.) hanno determinato inconfutabilmente la Suprema Corte di Cassazione Penale ad esprimere la seguente sentenza: Cassazione Penale Sesta Sezione - Statale (dipendente pubblico in genere) naviga troppo sul web? E' peculato
Lo statale (dipendente pubblico) che trascorre troppo tempo a navigare nel web per ragioni non legate al suo impiego rischia la sospensione dal posto di lavoro. Tale comportamento, infatti, configura il reato di peculato punito al pari delle telefonate private fatte dall'ufficio. E' quanto afferma la Corte di Cassazione (Sesta sezione penale sentenza 20326/2008) che sulla base di questo principio ha accolto il ricorso della Procura della Repubblica di Trani (dott. Antonio SAVASTA) contro la revoca della sospensione dall'esercizio di pubblico servizio accordata ad un dipendente comunale ( M. M. D'A. ) sorpreso a servirsi per scopi personali della rete informatica del comune di Trani.
L'impiegato comunale, spiega la Corte, "navigava in internet su siti non istituzionali, scaricando su archivi personali dati e immagini non inerenti alla pubblica funzione, prevalentemente materiale di carattere pornografico, con danno economico dell'Ente". L'uomo, in un primo tempo sospeso dal servizio dal G.I.P. presso il Tribunale di Trani, era stato riammesso in servizio dal Tribunale della Libertà di Bari sulla base del fatto che il reato di peculato "tutela il patrimonio della P.A. e che lo stesso non poteva essere depauperato a seguito dei collegamenti in questione di un computer comunque e sempre collegato alla rete elettrica e telefonica indipendentemente dall'uso della navigazione".
Di diverso avviso la Corte di Cassazione che nella sentenza ricorda come " l'art. 314 c.p., oltre a tutelare il patrimonio della pubblica amministrazione, mira ad assicurare anche il corretto andamento degli Uffici della stessa basato su un rapporto di fiducia e di lealtà con il personale dipendente ". La Suprema Corte rileva inoltre che "sono stati trovati sull'apparecchio in questione e sul disco esterno ben 10 mila files, di cui solo una modestissima parte di natura attinente alle funzioni esercitate". (Studio Castaldi del 28.5.2008, Roberto Cataldi)
Quanto sopra rappresenta un classico esempio di simbiosi operativa: Carabinieri, Polizia Municipale - Locale, Autorità Giudiziaria. Con Sigillo Finale altamente qualificato della Suprema Corte di Cassazione in Roma.»
«Le complesse indagini di Polizia Giudiziaria espletate dai Carabinieri di Trani e dalla Polizia Municipale di Trani, coordinate dalla Procura della Repubblica presso il Tribunale Ordinario di Trani (dott. Antonio Savasta – Sost.) hanno determinato inconfutabilmente la Suprema Corte di Cassazione Penale ad esprimere la seguente sentenza: Cassazione Penale Sesta Sezione - Statale (dipendente pubblico in genere) naviga troppo sul web? E' peculato
Lo statale (dipendente pubblico) che trascorre troppo tempo a navigare nel web per ragioni non legate al suo impiego rischia la sospensione dal posto di lavoro. Tale comportamento, infatti, configura il reato di peculato punito al pari delle telefonate private fatte dall'ufficio. E' quanto afferma la Corte di Cassazione (Sesta sezione penale sentenza 20326/2008) che sulla base di questo principio ha accolto il ricorso della Procura della Repubblica di Trani (dott. Antonio SAVASTA) contro la revoca della sospensione dall'esercizio di pubblico servizio accordata ad un dipendente comunale ( M. M. D'A. ) sorpreso a servirsi per scopi personali della rete informatica del comune di Trani.
L'impiegato comunale, spiega la Corte, "navigava in internet su siti non istituzionali, scaricando su archivi personali dati e immagini non inerenti alla pubblica funzione, prevalentemente materiale di carattere pornografico, con danno economico dell'Ente". L'uomo, in un primo tempo sospeso dal servizio dal G.I.P. presso il Tribunale di Trani, era stato riammesso in servizio dal Tribunale della Libertà di Bari sulla base del fatto che il reato di peculato "tutela il patrimonio della P.A. e che lo stesso non poteva essere depauperato a seguito dei collegamenti in questione di un computer comunque e sempre collegato alla rete elettrica e telefonica indipendentemente dall'uso della navigazione".
Di diverso avviso la Corte di Cassazione che nella sentenza ricorda come " l'art. 314 c.p., oltre a tutelare il patrimonio della pubblica amministrazione, mira ad assicurare anche il corretto andamento degli Uffici della stessa basato su un rapporto di fiducia e di lealtà con il personale dipendente ". La Suprema Corte rileva inoltre che "sono stati trovati sull'apparecchio in questione e sul disco esterno ben 10 mila files, di cui solo una modestissima parte di natura attinente alle funzioni esercitate". (Studio Castaldi del 28.5.2008, Roberto Cataldi)
Quanto sopra rappresenta un classico esempio di simbiosi operativa: Carabinieri, Polizia Municipale - Locale, Autorità Giudiziaria. Con Sigillo Finale altamente qualificato della Suprema Corte di Cassazione in Roma.»