Termovalorizzatore / 3
Parlano i Verdi
Riceviamo e publichiamo dai VERDI:
Leggendo alcuni recenti articoli sulle dichiarazioni del prof. Meale, consulente del Sindaco in economia ambientale, vorrei contribuire ulteriormente all' "acceso" dibattito sulla soluzione del problema rifiuti. In questo ulteriore intervento, mirato soprattutto ad informare i cittadini, userò della tabelle esplicative ed, a titolo esemplificativo, immaginerò un impianto tipo di termodistruzione.
Si coglie, in molte dichiarazioni di coloro che sostengono i cosidetti termodistruttori , quasi un' attesa messianica di salvezza, affidata alla sofisticata tecnologia di questi impianti che, realizzando (come costoro credono) la letterale distruzione dei rifiuti, dovrebbero far sparire il problema.
Purtroppo la Legge di Conservazione della Massa (Nulla Si Crea, Nulla Si Distrugge), continua ad essere inesorabilmente valida e il ricorso ai temodistruttori per trattare i rifiuti è solo una versione più complessa, complicata e costosa, di quella adottata dalla cameriera che, per fare meno fatica, fa sparire la spazzatura sotto al tappeto.
Per dare concretezza a questa affermazione, spiegherò qui di seguito il funzionamento di un termodistruttore.
Il procedimento utilizzato è una classica combustione, ovvero la reazione del rifiuto con l' ossigeno dell' aria che viene immessa, in grande quantità, nella caldaia. Il calore che si sviluppa viene utilizzato per produrre vapore il quale, a sua volta, alimentando una turbina, produce energia elettrica, al netto dei consumi interni.
Il modesto contributo energetico è dovuto al basso potere calorifico dei rifiuti e alla bassa efficienza del termoutilizzatore, dovuta anche al fatto che parte del calore prodotto viene utilizzato per mantenere alta la temperatura dei fumi.
Questo accorgimento serve per innalzare il più possibile i fumi per poterli meglio disperdere in atmosfera. Normalmente, questa funzione è affidata all' altezza dei camini che, negli inceneritori di questa dimensione, superano spesso i cento metri.
Diciamo la verità , dal punto di vista energetico non è poi un gran ché. Infatti, dati statistici alla mano, con circa 800 tonnellate di rifiuti trattati ogni giorno si producono ogni ora 23.000 chilowattore che corrispondono al consumo orario di 11.500 stufette elettriche.
Nonostante i tentativi di imbellettamento, i termodistruttori non fanno miracoli e anche loro producono rifiuti in quantità tutt'altro che trascurabile e per di più con effetti tossici e nocivi molto superiori a quelli dei materiali trattati.
Infatti il termoutilizzatore produrrà, ogni giorno, scorie e ceneri, per una quantità pari al 30 % in peso dei rifiuti trattati.
Tale materiale è formato da tutti i rifiuti che non bruciano ( vetro, metalli, ceramiche) e dagli inquinanti presenti nei fumi e trattenuti dai sistemi di depurazione (le ceneri). Nelle ceneri sono presenti in alta quantità metalli tossici (resi solubili, e quindi più pericolosi, proprio dall' incenerimento), diossine e idrocarburi policiclici, ovvero sostanze fortemente tossiche e cancerogene che si formano durante l' incenerimento.
In genere tali progetti prevedono che queste ceneri siano inertizzate con cemento e inviate a discarica per rifiuti speciali.
Bisognerà pertanto individuare inoltre il sito dove avvenga l' inertizzazione delle ceneri, con quali costi, con quali problemi sanitari per gli operatori , con quali garanzie di assenza di rilascio di sostanze pericolose nel tempo, non è dato sapere.
Dove sarà individuata la localizzazione della discarica che, nei prossimi 20 anni, dovrà ricevere complessivamente, secondo le cifre su indicate ad esempio 1.560.000 tonnellate di rifiuti prodotti dall' inceneritore?
Ma il bilancio della spazzatura nascosta sotto il tappeto non è ancora finito.
L' incenerimento produce anche "rifiuti" volatili i quali, sfuggiti ai sistemi anti inquinamento, vengono rilasciati in atmosfera.
A chi ha sempre sentito parlare di emissioni bassissime, dell' ordine di milligrammi per metro cubo, occorre fornire un' altra informazione: ogni ora dal camino del termoutilizzatore usciranno 210.000 metri cubi di fumi.
Si desume che la quantità complessiva di rifiuti che il termoutilizzatore emetterà ogni giorno nell' aria di Trani, corrisponde a 1973 chili (quasi due tonnellate), cosi ripartiti:
Inquinanti Chilogrammi al giorno
Ossidi di azoto 1008
Ossido di carbonio 252
Acido cloridrico 101
Polveri 50,4
Composti organici volatili 50,4
Anidride solforosa 50,4
Acido fluoridrico 5,04
Metalli pesanti ( mercurio, cadmio, piombo, tallio) 2,9
A chi non riesce a capacitarsi di queste stime, in quanto ha sempre sentito parlare di emissioni bassissime, dell' ordine di milligrammi per metro cubo, occorre fornire un' altra informazione: ogni ora dal camino del termoutilizzatore usciranno 210.000 metri cubi di fumi, per cui la massa giornaliera di inquinanti, pur nel più ampio rispetto dei limiti di legge, è proprio quello riportato in tabella.
Per dare un significato ai valori riportati in questa tabella può essere utile confrontare la quantità di polveri emesse giornalmente dall ' inceneritore con quella emessa dal traffico autoveicolare.
Un autovettura diesel, rispettosa delle direttive europee, per ogni chilometro percorso emette 0.08 grammi di polveri.
Non voglio tediare i lettori con cifre ed equazioni ma voglio suggerire una riflessione: ciò significa che un' auto diesel deve percorrere 630.000 chilometri per produrre la stessa quantità di polveri emessa in un giorno dall' inceneritore; tale risultato è equivalente alla emissione di 63.000 autovetture, ognuna delle quali percorre 10 chilometri al giorno. Tale distanza corrisponde al percorso medio giornaliero di una autovettura tranese e per chi vive a Trani non credo circolino tanta autovetture in un giorno.
E mentre per i prossimi venti anni, giorno dopo giorno, l' inceneritore continuerà ad emettere il suo mezzo quintale di polveri insieme agli altri inquinanti quelle prodotte dalle automobili si ridurranno progressivamente. Infatti le Direttive europee già prevedono che le polveri emesse dai motori diesel dovranno passare a 0,05 grammi per chilometro nel 2000 e a 0,025 grammi nel 2005.
Ciò significa che tra sei anni, le emissioni giornaliere dell' inceneritore equivarranno a quelle di 201.600 automobili diesel.
Peraltro l'accertata pericolosità di queste polveri ha suggerito alle autorità sanitarie la necessità di ridurne progressivamente le concentrazioni.
Il limite attualmente in vigore è di 40 microgrammi di polveri per metro cubo; nel 2005 la quantità massima di polveri fini nell' aria, che tutte le città europee dovranno rispettare, dovrà essere di 30 microgrammi per metro cubo e questo valore dovrà scendere a 20 microgrammi nel 2010.
Tale situazione richiederebbe una drastica riduzione delle fonti di emissioni di polveri; invece la scelta , tutt'altro che obbligata, di continuare a mantenere per i prossimi venti anni la presenza di un inceneritore, va nella direzione opposta.
Un conteggio a parte meritano le diossine, che i nuovi sistemi anti inquinamento abbattono al 99%, ma quell' 1 % che sfugge fa si che in ogni metro cubo di fumo si trovino ancora 0,1 nanogrammi (ovvero 0,1 miliardesimi di grammo) di diossine, uguale al valore limite alle emissioni previsto dall' attuale normativa.
Può sembrare un' inezia, ma anche in questo caso, oltre a tenere conto del grande volume di fumi emessi giornalmente dal termovalorizzatore, occorre sapere che le diossine sono molto stabili, si accumulano lungo la catena alimentare e hanno una elevatissima tossicità.
Pertanto il rischio delle diossine non dipende da quanto se ne respira ma da quanto se ne mangia. Ad esempio in ognuno dei polli belgi contaminati dalle diossine, c' erano circa 70 nanogrammi di questi composti.
In base ai dati disponibili, si può calcolare che l' inceneritore che per esempio ho ipotizzato nei numeri che ho citato emetterà ogni giorno 504.000 nanogrammi di diossine, ( 0,1 ng/m3 * 210.000 m3/h * 24 h) ovvero una quantità sufficiente per contaminare, a livelli inaccettabili per l' alimentazione umana, qualcosa come 7.200 polli.
E se nelle campagne di Trani sono rari polli e mucche, a pochi chilometri dalla costa non sono altrettanto rari i pescherecci.
La possibilità di importanti assunzioni di diossine tramite il consumo di pesce è un fatto ampiamente documentato e il pericolo deriva dal fatto che le diossine si concentrano anche migliaia di volte lungo le catene alimentari marine, a partire da sedimenti contaminati per la deposizione diretta di polveri e fumi sulla superficie marina e per il trasporto a mare di questi inquinanti da parte delle acque piovane.
Anche per le diossine può essere utile fare un confronto tra le emissioni di inceneritori e le emissioni da autoveicoli.
In uno studio condotto nel 1990, l' emissione di diossine per litro di benzina o gasolio utilizzato è risultata essere molto variabile, come risulta dalla seguente Tabella:
Diossine emesse da autovetture per litro di combustibile utilizzato
combustibile nanogrammi emessi
benzina con piombo 1,08
benzina senza piombo 0,051
auto catalizzata 0,0072
gasolio 0,024
La grande differenza tra le diossine prodotte dalla benzina super e da quella "verde" è che nella prima sono presenti, come additivi, composti clorurati da cui si possono formare le diossine; tali composti invece non sono necessari nella benzina verde e la marmitta catalittica riduce ulteriormente l' emissione di diossine.
Quindi, per poter produrre la stessa quantità di diossine emesse giornalmente dall' inceneritore occorre bruciare circa 470.000 litri di benzina super, ovvero quella utilizzata da 470.000 automobili di vecchio tipo per percorrere circa 10 chilometri, in un percorso urbano.
E' il caso di ricordare che tutte le autovetture immatricolate nella provincia di Bari, la metà è catalizzata. Pertanto, in questa situazione, ipotizzando che circa 300.000 autovetture tranesi siano messe contemporaneamente in moto, dopo il consumo di un litro di benzina per ciascun veicolo, la quantità di diossine immessa nell' atmosfera tranese sarebbe di circa 185.000 nanogrammi, circa 3 volte meno della quantità giornaliera prodotta dall‘ inceneritore.
Quando tutte le automobili tranesi saranno catalizzate (si prevede che ciò possa avvenire entro il 2005) la quantità di diossine prodotte giornalmente dal traffico si ridurrà a soli 2500 nanogrammi, circa 200 volte meno dell' emissione dell' inceneritore.
E' indubbio che attualmente il traffico autoveicolare sia la principale fonte di diversi
inquinanti presenti in città.
Riteniamo tuttavia che sia estremamente scorretto far credere che la soluzione a questi problemi di inquinamento sia la realizzazione a Trani di un inceneritore.
Inoltre vorrei sottolineare, a seguito di quanto dichiarato sempre dal prof. Meale nella sua relazione all'ottimo Convegno tenutosi venerdì e sabato u.s. presso il Castello Svevo sul "ciclo dei rifiuti" che per quanto riguarda il calcolo dell'inquinamento derivante dal riciclaggio, occorre aver presente che il riutilizzo di materie già lavorate (possibilità che solo il riciclaggio rende possibile) riduce la necessità di produrre beni a partire da materie prime.
Pertanto il riciclaggio fa "risparmiare" l' inquinamento che si produce durante le fasi di estrazione, trasporto e trasformazione delle materie prime, come pure l'energia utilizzata in queste stesse fasi.
Studi che hanno fatto i conti giusti, seguendo le valutazioni ora enunciate, hanno permesso di calcolare che il riciclaggio di una determinata quantità di materiale post consumo, rispetto al loro incenerimento, permette una netta riduzione dell' inquinamento atmosferico globale.
I risultati di questo studio sono sintetizzati nella seguente tabella.
Inquinanti "risparmiati o prodotti " con il riciclaggio e l' incenerimento (1 tonnellata di materiale trattato)
Inquinante Riciclaggio(Kg) Incenerimento(Kg)
Anidride carbonica - 1,2 + 0,5
Ossido di carbonio - 1,2 + 0,1
Ossidi di azoto - 4,8 - 0,1
Polveri - 5,8 - 1,0
Anidride solforosa - 5,5 - 3,0
Il valore negativo rappresenta la riduzione che si ha nelle emissioni che avvengono durante la produzione primaria dei materiali
La Tabella mostra chiaramente come il riciclaggio comporti sempre un risparmio netto di inquinamento.
Anche l' incenerimento comporta un "risparmio" di alcuni inquinanti ( Ossidi di azoto, anidride solforosa e polveri) ma minore di quello ottenibile con il riciclaggio.
Lo stesso studio ha inoltre chiarito quale sia il sistema di "smaltimento" che produce la massima valorizzazione dell' energia "posseduta" dai materiali:
ENERGIA RISPARMIATA CON IL TRATTAMENTO DI UNA TONNELLATA DI MATERIALI POST CONSUMO (chilocalorie)
Energia risparmiata(chilocalorie)
Incenerimento 1.193.000
Riciclaggio 4.234.000
E' chiaro adesso il motivo per cui la maggior parte dei paesi avanzati sta abbandonando l' incenerimento, a favore del riciclaggio come quest' ultima tabella ci mostra?
TRATTAMENTO DEI RIFIUTI IN DIVERSI STATI E CITTA'
STATO Anno Incenerimento% Riciclaggio%
Stati Uniti 1996 16 27
Minnesota 29 46
New Jersey 23 43
Washington 6 39
Wisconsin 9 40
Wyoming 4 40
Florida 22 40
Tennessee 1 40
Arkansas 1 36
Dakota 0 38
South Dakota 0 38
Maine 39 33
Alameda County 1997 57
Seattle 1998 0 44
Danimarca 1996 24 58
Copenaghen 1996 30 60
Olanda 2000 40 60
Monaco di Baviera 1998 53 45
Carlo Ricci
Portavoce Movimento VERDI