Termovalorizzatore a Trani? Non farlo è una occasione sprecata.

Pina Chiarelllo, UDC: «La mia posizione assolutamente favorevole»

domenica 13 gennaio 2008
«La mia posizione assolutamente favorevole alla realizzazione del termovalorizzatore è nota. Del resto rappresentarsi un momento innovativo (il termovalorizzatore) come l'ultima apocalisse o come una idea eretica rispetto al tranquillizzante dato acquisito dall'esperienza (la discarica), finisce col fare di una meritoria politica di conservazione, un ottusa ostinazione già troppe volte smentita dalla storia scientifica. (Galileo docet). Non v'è dubbio anzitutto che il ns.ecosistema è sottoposto ad una enorme pericolo derivato da una moltiplicazione del rifiuto oramai incontrollabile.
La vicenda di Napoli ne è un esempio più che evidente. L'argine di una politica diretta al reimpiego ed al riciclo del rifiuto copre una parte molto esigua del materiale "scartato". Sino ad oggi la soluzione alla gestione di tutto il materiale non differenziabile ( ossia non reimpiegabile e/o riciclabile) erano le discariche che accettavano ( ed accettano ancor oggi, come la nostra) anche rifiuti che possono essere riciclati. Purtroppo anche la nostra discarica va esaurendosi con il rischio, più che concreto, che si possa vivere lo stesso disagio vissuto in Campania. E va da se che la discarica, come strumento di raccolta del rifiuto, determini comunque effetti disastrosi in natura, sicchè doveva, e deve, essere considerato come uno strumento provvisorio di raccolta.
Ed allora una politica finalizzata al recupero energetico, oltre che al recupero materiale del rifiuto costituisce una forma di sostegno e salvaguardia dell'ecosistema purchè sia sfruttata la parte migliore e piu' sana della tecnologia. In tal senso tuttavia primaria necessità e quella di costituire una obiettiva coscienza ambientale, scevra da condizionamenti tutti preconcetti che determinano il paradosso di generare da un lato perplessità e preoccupazione per il fumaiolo di un termovalorizzatore, e dall'altro amabile convivenza con le emissioni prodotte dal camino di una industria chimica. Consentire la termovalorizzazione dei rifiuti, con tutte le dovute e necessarie limitazioni, potrebbe oggi, come ieri, significare la produzione di energia elettrica riducendo il consumo di combustibili fossili.
Va subito evidenziato che poche, o forse nessuna, sono le aree ove sono collocati un centro di raccolta rifiuti ( la discarica AMIU) ed una azienda distributrice di energia elettrica (AMET) entrambe a partecipazione totalmente o parzialmente pubblica, nonché un sito destinato a ricicleria ( sia pure non ancora a regime). La presenza di dette strutture sotto il profilo economico, da un lato riduce la necessità di reperimento dell'RSU atto all'incenerimento, e dall'altro garantisce la vendita al terzo del prodotto finale ( energia elettrica) per la immissione nella rete. Ne consegue che una tecnologia applicata secondo i criteri normativi, le direttive europee ed una reale volontà politica di miglioramento delle condizioni di vita senza effettivo danno ambientale non puo' non trovare adesione e consenso.
Certo la condizione imprescindibile per una vera gestione globale del rifiuto, per la città di Trani, deve senz'altro essere la attivazione dell'isola ecologica, per la quale vi è stato un ragguardevole investimento economico e che, se non utilizzato a regime, rischia di diventare un'altra piramide nel deserto, risultato di una politica di sprechi e di scarsa economizzazione delle risorse. Senza contare che le finalità per cui fu realizzato quel sito ci appaiono condivisibili perchè in linea con gli orientamenti mondiali in materia di recupero e di tutela dell'ecosistema. Per queste ragioni plaudo al ripensamento del ns Governatore Regionale sulle opportunità di creare termovalorizzatori. Frattanto, però, occorre per tempo attrezzarsi al pericolo che la ns discarica sia satura ed individuare un altro sito idoneo ponendo contestualmente a regime l'isola ecologica. La costruzione del termovalorizzatore potrebbe portare tempi realizzativi non inferiori ai 7/10 anni e non vorremmo, frattanto, dover vivere a Trani e dintorni, gli stessi drammatici momenti che la cittadinanza napoletana ha vissuto e vive tuttora.»

Avv. Giuseppina Chiarello
UDC