Termovalorizzatore, Tar Lazio condanna la Regione
Risarcimento di 3 milioni di euro per Amet e Noy Vallesina. In allegato la sentenza del tribunale amministrativo regionale
lunedì 14 maggio 2012
12.38
Il Tar del Lazio si è pronunciato sul caso della mancata realizzazione del termovalorizzatore a Trani condannando la Regione Puglia al pagamento di 2 milioni e 900 mila euro nei confronti della società mista Rea (l'associazione temporanea d'impresa formata da Amet Trani e Noy Vallesina di Dalmine).
L'impianto doveva realizzarsi nel 2004 a Trani dopo l'aggiudicazione della relativa gara regionale. Su quel provvedimento di affidamento però non fu mai stata apposta la firma da parte dell'allora commissario delegato all'emergenza rifiuti, Raffaele Fitto. Il suo successore, Nichi Vendola, non condividendo la scelta, modificò il piano e revocò le concessioni in fatto di termovalorizzatori, salvo poi ripensarci alcuni anni dopo dando la possibilità di costruire degli impianti ad altre società.
Di seguito in pdf, la sentenza.
L'impianto doveva realizzarsi nel 2004 a Trani dopo l'aggiudicazione della relativa gara regionale. Su quel provvedimento di affidamento però non fu mai stata apposta la firma da parte dell'allora commissario delegato all'emergenza rifiuti, Raffaele Fitto. Il suo successore, Nichi Vendola, non condividendo la scelta, modificò il piano e revocò le concessioni in fatto di termovalorizzatori, salvo poi ripensarci alcuni anni dopo dando la possibilità di costruire degli impianti ad altre società.
Di seguito in pdf, la sentenza.
La storia della paventata realizzazione a Trani di un impianto di termovalorizzazione ha origine nel dicembre del 2003, quando l'allora commissario delegato per l'emergenza ambientale in Puglia e presidente della Regione, Raffaele Fitto, decise di indire una gara d'appalto che prevedeva la realizzazione di tre termovalorizzatori in Puglia, uno dei quali nel bacino Bari 1. Il 26 novembre del 2004, la gara per l'aggiudicazione della costruzione del termovalorizzatore nel bacino Bari 1 fu vinta dalla società Rea di Trani, un'associazione temporanea di imprese a maggioranza pubblica con una partecipazione al 51% dell'Amet di Trani. La previsione dell'investimento era di circa 97 milioni di euro, di cui solo 5 sotto forma di cofinanziamento regionale ed il resto a carico della società aggiudicataria composta, oltre che da Amet, anche dalla Noy Vallesina di Dalmine. Il Consiglio comunale, qualche giorno dopo, approvò la delibera di localizzazione dell'impianto nel territorio di Trani ma a dicembre del 2005, il nuovo commissario delegato per l'emergenza rifiuti, Nichi Vendola, con l'adozione dell'atto di aggiornamento, completamento e modifica del piano regionale di gestione dei rifiuti espresse la contrarietà della nuova gestione commissariale alla realizzazione di termovalorizzatori sul territorio pugliese. E così nel giugno del 2006, la Regione revocò l'aggiudicazione della gara per la costruzione del termovalorizzatore di Trani contro cui erano state raccolte anche 3000 firme di semplici cittadini che ne chiedevano un referendum.