Termovalorizzatori e nanopatologie Amet Trani: “Qualcuno verifichi gli allarmismi”

Il presidente dell’azienda elettrica tranese chiede un intervento delle autorità preposte

giovedì 26 ottobre 2006
"E' ora di finirla con questi allarmismi non giustificati. Se si parla di nanopatologie bisogna anche elencare le milioni di fonti che danno origine a questo genere di particelle, fonti che fanno parte della nostra vita quotidiana. Naturalmente questo non è stato fatto, offrendo come sempre una visione parziale della materia. Forse è arrivato il momento che qualcuno intervenga per porre un freno a notizie che non fanno altro che terrorizzare i cittadini". Il presidente dell'Amet di Trani, Alfonso Mangione, replica così al nuovo allarme lanciato dalla Legambiente di Trani, che ha diffuso i contenuti di una recente relazione del direttore scientifico dell'Istituto Nanodiagnostics di Modena, il quale avrebbe messo in evidenza "tutti gli aspetti negativi connessi all'incenerimento dei rifiuti". "Proprio Modena", afferma Mangione, "è sede di termovalorizzatore, ma non mi sembra che lì ci siano grandi polemiche e peraltro, ascoltando i colleghi delle municipalizzate emiliane, non si hanno neanche notizie delle indagini dell'esperto in questione". "Io credo che sia arrivato il momento di porre un controllo sulle affermazioni che vengono fatte su questa materia", conclude il presidente di Amet. "Esistono delle leggi che tutelano la salute pubblica e gli impianti devono essere valutati sul rispetto, o meno, dei limiti imposti dalla normativa vigente. Quello da noi progettato è un termovalorizzatore di nuova generazione, che ha livelli di emissione di dieci volte inferiori rispetto ai limiti previsti dalla legge: è come la differenza tra un motore Euro 4 alimentato a benzina verde e un motore di vecchia generazione alimentato a benzina super, entrambi generano emissioni, ma naturalmente con livelli decisamente opposti".