Terremoto in Indonesia, tra i sopravvissuti anche una coppia di Trani: «Noi vivi per miracolo»
La tragica testimonianza dei neo sposi in viaggio di nozze nelle zone colpite
mercoledì 8 agosto 2018
9.18
Doveva essere quello che da tutti è definito come "il viaggio di vita". Ma per una coppia di neo sposi di Trani, Isabella Belardi e Vincenzo Marzocca, il viaggio di nozze in Indonesia si è trasformato in un incubo. La nazione del sud-est asiatico è stata colpita il 5 agosto da un terremoto di magnitudo 6.9 con epicentro a Lombok, uno dei più violenti nella storia dell'arcipelago.
Il bilancio è fermo a 142 morti (il numero sembra essere destinato a salire) e 13 mila il numero degli edifici danneggiati ma ci sono ancora numerosi turisti italiani che sono rimasti intrappolati sull'isola. La nostra redazione ha contattato Isabella e Vincenzo che affermano senza se e senza ma: «Siamo vivi per miracolo». La coppia si trova in Indonesia dal 31 luglio. Da qui parte il drammatico racconto. «Il nostro viaggio – spiega Isabella - prevedeva un tour a Bali di cinque giorni e poi una settimana a Gili Trawanga, una delle tre isole, a nord ovest della costa di Lombok».
La coppia è sbarcata sull'isola maledetta, proprio il 5 agosto, il giorno in cui alle 13.46 la terra ha tremato. «Fortunatamente il volo per Lombok era in ritardo e siamo arrivati tardissimo all'hotel. Due minuti prima del terremoto eravamo in reception per il check in. Avevamo lasciato i passaporti nella valigia e siamo usciti per prenderli. Mentre un ragazzo dello staff ci stava accompagnando al nostro bungalow, abbiamo sentito un boato allucinante. Il ragazzo ha iniziato a correre e noi siamo rimasti soli per strada sotto un albero e abbiamo iniziato ad oscillare. Io stavo per cadere e Vincenzo mi ha presa».
Da lì sono seguiti momenti di paura. «È saltata la corrente e hanno iniziato a venire giù le strutture e scoppiare vetri, non so esattamente quanto sia durato ma sono stati secondi interminabili. Quando è tornata la luce ci hanno fatto salire su una montagna. Abbiamo camminato per un bel po' perché c'era l'allarme tsunami e abbiamo passato la notte lì, per terra, senza nulla, non avevamo nemmeno l'acqua e gli abitanti del posto parlavano solamente la loro lingua. Per tutta la notte ci sono state scosse minori di assestamento».
«All' alba – prosegue il racconto di Isabella - ci hanno radunato tutti e abbiamo provato a scendere ma il nostro hotel nostro era distrutto per l'80%. Abbiamo raccolto ciò che potevamo e ci siamo diretti verso il porto dove è iniziata un' epopea. Ammassati sulla sabbia con le valigie in acqua ad aspettare barche che ci portavano al porticciolo di Lombkok. Gli abitanti sono andati via prima di tutti, le strutture e i bar erano in stato di abbandono e chi poteva prendeva da bere e da mangiare così. Abbiamo aspettato cinque ore la nostra barca. La gente litigava, urlava, piangeva per salire sulle barche. Ci siamo presi a gomitate e alla fine siamo riusciti a salire con qualche livido e graffietto».
Una volta riusciti a mettersi al riparo, anche la coppia tranese ha affrontato gli stessi disagi subiti dagli altri turisti per raggiungere l'aeroporto di Lombok per poi dirigersi verso quello di Bali, dove partono i voli internazionali. Lì la situazione è maggiormente sotto controllo, benché la scossa sia stata avvertita in modo chiaro.
Ora alloggiano nello stesso resort che li aveva precedentemente ospitati in attesa di prendere il primo volo disponibile e ritornare in Italia. La loro odissea ha le ore contate.
Il bilancio è fermo a 142 morti (il numero sembra essere destinato a salire) e 13 mila il numero degli edifici danneggiati ma ci sono ancora numerosi turisti italiani che sono rimasti intrappolati sull'isola. La nostra redazione ha contattato Isabella e Vincenzo che affermano senza se e senza ma: «Siamo vivi per miracolo». La coppia si trova in Indonesia dal 31 luglio. Da qui parte il drammatico racconto. «Il nostro viaggio – spiega Isabella - prevedeva un tour a Bali di cinque giorni e poi una settimana a Gili Trawanga, una delle tre isole, a nord ovest della costa di Lombok».
La coppia è sbarcata sull'isola maledetta, proprio il 5 agosto, il giorno in cui alle 13.46 la terra ha tremato. «Fortunatamente il volo per Lombok era in ritardo e siamo arrivati tardissimo all'hotel. Due minuti prima del terremoto eravamo in reception per il check in. Avevamo lasciato i passaporti nella valigia e siamo usciti per prenderli. Mentre un ragazzo dello staff ci stava accompagnando al nostro bungalow, abbiamo sentito un boato allucinante. Il ragazzo ha iniziato a correre e noi siamo rimasti soli per strada sotto un albero e abbiamo iniziato ad oscillare. Io stavo per cadere e Vincenzo mi ha presa».
Da lì sono seguiti momenti di paura. «È saltata la corrente e hanno iniziato a venire giù le strutture e scoppiare vetri, non so esattamente quanto sia durato ma sono stati secondi interminabili. Quando è tornata la luce ci hanno fatto salire su una montagna. Abbiamo camminato per un bel po' perché c'era l'allarme tsunami e abbiamo passato la notte lì, per terra, senza nulla, non avevamo nemmeno l'acqua e gli abitanti del posto parlavano solamente la loro lingua. Per tutta la notte ci sono state scosse minori di assestamento».
«All' alba – prosegue il racconto di Isabella - ci hanno radunato tutti e abbiamo provato a scendere ma il nostro hotel nostro era distrutto per l'80%. Abbiamo raccolto ciò che potevamo e ci siamo diretti verso il porto dove è iniziata un' epopea. Ammassati sulla sabbia con le valigie in acqua ad aspettare barche che ci portavano al porticciolo di Lombkok. Gli abitanti sono andati via prima di tutti, le strutture e i bar erano in stato di abbandono e chi poteva prendeva da bere e da mangiare così. Abbiamo aspettato cinque ore la nostra barca. La gente litigava, urlava, piangeva per salire sulle barche. Ci siamo presi a gomitate e alla fine siamo riusciti a salire con qualche livido e graffietto».
Una volta riusciti a mettersi al riparo, anche la coppia tranese ha affrontato gli stessi disagi subiti dagli altri turisti per raggiungere l'aeroporto di Lombok per poi dirigersi verso quello di Bali, dove partono i voli internazionali. Lì la situazione è maggiormente sotto controllo, benché la scossa sia stata avvertita in modo chiaro.
Ora alloggiano nello stesso resort che li aveva precedentemente ospitati in attesa di prendere il primo volo disponibile e ritornare in Italia. La loro odissea ha le ore contate.