Topi e blatte a Trani: le trappole non bastano, non sarebbe ora di considerarla un'emergenza?
Le testimonianze e le segnalazioni sono sempre più frequenti, su strade, piazze, addirittura su balconi
giovedì 5 agosto 2021
10.03
"La mattina del 16 aprile il dottor Bernard Rieux uscì dall'ambulatorio e nel bel mezzo del pianerottolo urtò con il piede un topo morto. Sul momento non ci fece granché caso. Scostò l'animale e scese le scale. Giunto in strada però considerò che quel topo non doveva essere lì e tornò indietro per avvisare il portinaio".
Questa frase è tratta dal primo capitolo di un celebre romanzo del 1947, La peste, di Albert Camus, premio Nobel per la letteratura.
Io ho il terrore dei topi, da sempre. Non mi impressionano i rettili, accarezzo serpenti e ramarri e salvo gli insetti anziché ucciderli. Tranne zanzare e blatte, devo ammettere, perché sono segno di sporcizia e ambiente malsano. Proprio per questo forse ho addirittura difficoltà a pronunciare la parola topo e anche a scriverle come in questo momento.
Quando ho visitato città nelle quali è proverbiale la massiccia presenza di topi - "che galleggiano sui topi" , si dice, ho sempre temuto di fare brutti incontri. Parlo di Parigi Roma e o Matera,con i sassi affacciati su una murgia scavata da un torrente vergognosamente nero di scarichi fognari. Ma come è loro uso restano nascosti, salvo in sporadici e eccezionali episodi. Io non li ho mai incontrati.
Nell'ultimo mese e mezzo qui a Trani ho dovuto avere a che fare più volte con incontri con questi animali, vivi e morti, e non solo per i documenti video che si vedono sui social e sui media locali. Non mi soddisfa la spiegazione del caldo torrido e dei topi che escono dalle fogne. Siamo in una città del sud, il caldo è una situazione non eccezionale ma assolutamente prevedibile e topi morti e vivi in giro per strada, in pieno centro e in pieno giorno non sono assolutamente una cosa normale: come diceva il dottor Bernard Rieux, "quel topo non doveva essere lì".
Chi avesse letto il romanzo di Camus, di cui ho citato poc'anzi una frase, sa bene in che modo tragico la vicenda prosegua e quanta drammatica somiglianza tutte le epidemie abbiano, ora che ne abbiamo cognizione tutti visto ciò che viviamo da febbraio 2019. Io so solo che certe situazioni emergono se trovano condizioni favorevoli e la mia modesta osservazione è che , visti i ripetuti e gravi episodi che continuano a essere segnalati - un'invasione così massiccia di blatte e passeggiate diurne di ratti a Trani sia una situazione vicina all'emergenza.
Saranno stati i pangolini a diffondere il covid 19? Mah, se ne discute ancora. Ricordo che l'anno scorso fu sollevato un bailamme finito sui media nazionali senza fare in tempo a essere smentito circa presunti pipistrelli stesi a asciugare su un balcone della Città. Mi chiedo come mai la stessa cosa non sia avvenuta in questi giorni per la carcassa di topo rimasta giorni sul marciapiede di via san Gervasio, dei topi che in villa cadono sulle giostrine coi bambini, al ratto davanti alla saracinesca in posa da video, o a quello che ieri mi ha attraversato la strada sul cavalcaferrovia (delimitato da rifiuti e sterpaglie inenarrabili oltre che da una vegetazione incontrollata) mentre ero in bicicletta, guardandomi per decidere se farmi passare o attraversare - e facendomi rischiare un incidente perchè vado in panico; ai due - ma erano decisamente di genere femminile...- che stamattina stazionavano sui rifiuti accatastati in via Gisotti, perchè chi va a lavorare non può aspettare l'orario di apertura dell'isola ecologica nè lasciare sui balconi rifiuti del mattino con queste temperature. Se c'è il dubbio che da pangolini o pipistrelli sia nato il covid, da topi e blatte c'è la certezza che derivino malattie gravissime e anche mortali.
Come al solito fa più rumore un comportamento da noi ritenuto incivile rispetto a una inciviltà sommessa alla quale piano piano ci stiamo evidentemente abituando. Al di là di ironie su lontane ali di pollo stese al sole capaci di mobilitare televisioni e i vertici dell'amministrazione, sarebbe opportuno convocare squadre specializzate come quelle che agiscono nelle grandi città per provare a arginare una situazione che evidentemente - oggi - ha davvero urgenza di essere affrontata e per le quali le trappole- casette sparse nella città dal comune o da disperati privati non bastano davvero.
Questa frase è tratta dal primo capitolo di un celebre romanzo del 1947, La peste, di Albert Camus, premio Nobel per la letteratura.
Io ho il terrore dei topi, da sempre. Non mi impressionano i rettili, accarezzo serpenti e ramarri e salvo gli insetti anziché ucciderli. Tranne zanzare e blatte, devo ammettere, perché sono segno di sporcizia e ambiente malsano. Proprio per questo forse ho addirittura difficoltà a pronunciare la parola topo e anche a scriverle come in questo momento.
Quando ho visitato città nelle quali è proverbiale la massiccia presenza di topi - "che galleggiano sui topi" , si dice, ho sempre temuto di fare brutti incontri. Parlo di Parigi Roma e o Matera,con i sassi affacciati su una murgia scavata da un torrente vergognosamente nero di scarichi fognari. Ma come è loro uso restano nascosti, salvo in sporadici e eccezionali episodi. Io non li ho mai incontrati.
Nell'ultimo mese e mezzo qui a Trani ho dovuto avere a che fare più volte con incontri con questi animali, vivi e morti, e non solo per i documenti video che si vedono sui social e sui media locali. Non mi soddisfa la spiegazione del caldo torrido e dei topi che escono dalle fogne. Siamo in una città del sud, il caldo è una situazione non eccezionale ma assolutamente prevedibile e topi morti e vivi in giro per strada, in pieno centro e in pieno giorno non sono assolutamente una cosa normale: come diceva il dottor Bernard Rieux, "quel topo non doveva essere lì".
Chi avesse letto il romanzo di Camus, di cui ho citato poc'anzi una frase, sa bene in che modo tragico la vicenda prosegua e quanta drammatica somiglianza tutte le epidemie abbiano, ora che ne abbiamo cognizione tutti visto ciò che viviamo da febbraio 2019. Io so solo che certe situazioni emergono se trovano condizioni favorevoli e la mia modesta osservazione è che , visti i ripetuti e gravi episodi che continuano a essere segnalati - un'invasione così massiccia di blatte e passeggiate diurne di ratti a Trani sia una situazione vicina all'emergenza.
Saranno stati i pangolini a diffondere il covid 19? Mah, se ne discute ancora. Ricordo che l'anno scorso fu sollevato un bailamme finito sui media nazionali senza fare in tempo a essere smentito circa presunti pipistrelli stesi a asciugare su un balcone della Città. Mi chiedo come mai la stessa cosa non sia avvenuta in questi giorni per la carcassa di topo rimasta giorni sul marciapiede di via san Gervasio, dei topi che in villa cadono sulle giostrine coi bambini, al ratto davanti alla saracinesca in posa da video, o a quello che ieri mi ha attraversato la strada sul cavalcaferrovia (delimitato da rifiuti e sterpaglie inenarrabili oltre che da una vegetazione incontrollata) mentre ero in bicicletta, guardandomi per decidere se farmi passare o attraversare - e facendomi rischiare un incidente perchè vado in panico; ai due - ma erano decisamente di genere femminile...- che stamattina stazionavano sui rifiuti accatastati in via Gisotti, perchè chi va a lavorare non può aspettare l'orario di apertura dell'isola ecologica nè lasciare sui balconi rifiuti del mattino con queste temperature. Se c'è il dubbio che da pangolini o pipistrelli sia nato il covid, da topi e blatte c'è la certezza che derivino malattie gravissime e anche mortali.
Come al solito fa più rumore un comportamento da noi ritenuto incivile rispetto a una inciviltà sommessa alla quale piano piano ci stiamo evidentemente abituando. Al di là di ironie su lontane ali di pollo stese al sole capaci di mobilitare televisioni e i vertici dell'amministrazione, sarebbe opportuno convocare squadre specializzate come quelle che agiscono nelle grandi città per provare a arginare una situazione che evidentemente - oggi - ha davvero urgenza di essere affrontata e per le quali le trappole- casette sparse nella città dal comune o da disperati privati non bastano davvero.