Trani, Franzoni filati. RSU-Uil: «si faccia lobby territoriale»

L'unica possibilità nella realizzazione di una iniziativa industriale

giovedì 29 maggio 2008
«Ancora una volta la Femca - Cisl e la Filtea - Cgil, recitano un copione di un film già visto che ha portato al dramma che i lavoratori stanno vivendo. Continuano, diabolicamente ad appellarsi ad un accordo che ha fallito i suoi obbiettivi perché la Franzoni filati è sempre stata ed è priva di progetti. Infatti sottoposti a verifica presso la Regione Puglia gli stessi si sono sgonfiati poiché coop7 vincolava tutto alla garanzia preventiva delle licenze e delle autorizzazioni. Inoltre lo ricordiamo a chi ha poca memoria che la società che avrebbe dovuto gestire la fase progettuale era composta dal 85%coop7 ed il 15% Franzoni filati. Questa composizione societaria non avrebbe permesso la riconversione del secondo programma 488 poiché la Franzoni filati era socio minoritario. Oltretutto l'area dello stabilimento non permetteva insediamenti commerciali.

La Regione Puglia ha chiarito attraverso l'assessore Barbieri la vacuità degli obbiettivi e quindi l'impossibilità a procedere. Riteniamo doveroso ulteriormente sottolineare che l'assessore, coadiuvato dalla task-force per l'occupazione avv. Davide Pellegrino, parlava a nome di tutta l'amministrazione Regionale. Per cui se informalmente rappresentanti dell'amministrazione Regionale hanno su questa delicata vicenda opinioni diverse li invitiamo ad esprimerle.
Veniamo all'incontro del 27/05/08, diciamo subito di non aver riscontrato alcun elemento che possa farci dire che vi è uno spiraglio, tutt'altro. La situazione dobbiamo rappresentarla per quella che ci è stata riferita. La procedura di licenziamento è stata attivata perché sono mancati i presupposti di un progetto. L'azienda, sfogandosi, ha sostenuto di essere stata indirizzata male, forse perché qualcuno aveva garantito che? Ora si vuole ripercorrere, ancora, la strada delle autorizzazioni e licenze preventive? Dicevamo questo è un film già visto. Noi crediamo che l'unica possibilità nell'area dello stabilimento sia la realizzazione di una iniziativa industriale. Da anni il territorio del nord barese perde aziende e posti di lavoro.

Quindi riteniamo che a partire da questa vertenza si debba appellarsi al riconoscimento di area di crisi ai sensi della 181 e della 51/2006. l'impegno politico con le prese di posizioni lo consideriamo positivo anche se ravvisiamo la necessità di evitare passaggi solidaristici e concretizzarli con interventi risolutivi coinvolgendo imprenditori che abbiano voglia di intraprendere iniziative industriali. Altro, per cortesia ci sia risparmiato. I lavoratori che la Uilta-Uil si onora di rappresentare sono ormai quasi la totalità di quei 155 lavoratori, per cui vi chiediamo, se lo volete, di prendere contatto con noi per avere elementi meno onirici è più legati alla esigenza concreta. Vi chiediamo impegno. Si dimentichi la logica dello schieramento politico e si faccia lobby territoriale. Solo in questo modo, riteniamo, è possibile realizzare ipotesi di concreto interesse e processi virtuosi risolutivi.

A tutti diciamo che non permetteremo illusionismi. Noi facciamo appello al dicastero del mezzogiorno affinché articoli insieme a noi un tavolo di lavoro che parti da questa emblematica vicenda e dia prova delle sue capacità e potenzialità. Attendiamo ad ogni modo il tavolo ministeriale per poter esplorare ad ampio raggio tutte le proposte che vi saranno e soprattutto la loro fattibilità.» La RSU
Domenico Cognetti
Francesco Pellegrino

Segretario Regionale Uilta-Uil
Luigi Mesaroli