Trani, l’unità nazionale avviò la lenta emancipazione scolastica
Italia 150, una tesi di laurea racconta il faticoso percorso. Il lavoro di Simona De Marinis è stato esposto in biblioteca
mercoledì 23 marzo 2011
Fra le tante testimonianze raccolte dal nostro portale per sottolineare la valenza della festa dell'unità d'Italia, merita un approfondimento paricolare la tesi di laurea di una giovane tranese, Simona De Marinis, il cui lavoro di ricerca è stato esposto in biblioteca nell'ambito della mostra sull'unità nazionale. La sua tesi (La scuola a Trani prima e dopo l'unità d'Italia) è frutto di un'attenta analisi su una ricca documentazione, costituita per lo più da manoscritti: missive, delibere decurionali, delibere ministeriali, registri e relazioni scolastiche, conservati presso l'Archivio di Stato della sezione di Trani, la biblioteca comunale, la biblioteca diocesana e l'archivio comunale della città di Trani. Prezioso è stato anche il contributo di Lucia Fiore, già direttrice della biblioteca comunale, che ha svolto un ruolo chiave nella redazione di un lavoro che ha comportato faticosissime ricerche storiche e bibliografiche.
Nella tesi in storia della pedagogia di Simona De Marinis (laureata col massimo dei voti) si pone l'accento sulle differenze sociali e culturali della nostra città. Mentre in campo culturale, Trani era nota a tutti per la presenza di un importante attivismo negli studi giuridici (riservati a pochi privilegiati), il popolo (così come accadeva in moltissimi altri luoghi) era ben lontano da questa realtà, poiché «l'istruzione a nulla poteva giovare: occorreva provvedere alla propria sussistenza». Trani godeva di un prestigio che esulava dai suoi confini: ma alla prestigiosa e rinomata istruzione giuridica che contraddistingueva la città non corrispondeva una benché minima istruzione popolare. Il lavoro di Simona De Marinis è incentrato sull'analisi dello sviluppo dell'istruzione nella realtà tranese dai tempi dell'invasione francese ai primi anni del 1900, mettendo in risalto l'importanza dell'unificazione del nostro Paese che apportò cambiamenti in tema di istruzione.
Fondamentali sono la quantità e la qualità degli interventi delle amministrazioni comunali per la diffusione dell'istruzione. «E' necessario – scrive De Marinis - uno stretto connubio di interesse e partecipazione tra governo, amministrazioni comunali e popolo per far sì che veramente sia possibile l'elevazione culturale dei cittadini, con l'avvio delle prime scuole pubbliche per tutta la popolazione». E determinante, nello stato di degrado culturale che vigeva nel meridione, era l'interesse di un governo, quello borbonico, che si preoccupò di riportare nella città il cosiddetto ordine, liberando il popolo da ogni volontà di iniziativa. Le disposizioni emanate in quegli anni, avevano il compito di controllare che la cultura non si estendesse tra il popolo, «perché nemica dell'ordine e della mansuetudine».
L'unificazione del Regno apportò cambiamenti significativi anche nell'istruzione. La legge sull'istruzione pubblica del 7 gennaio del 1861 ben si inseriva nello stato culturale di Trani. L'obbligo scolastico, la gratuità dell'insegnamento, la preparazione degli insegnanti, l'idoneità dei locali sarebbero stati la soluzione delle deficienze dell'istruzione primaria del suo popolo. Purtroppo i problemi non erano di facile soluzione. La legge c'era, ma addossava l'intero onere ai poveri Comuni: spese per locali e suppellettili, materiali scolastici, stipendi per i maestri, per non parlare poi del mancato interesse delle famiglie dei fanciulli per la scuola, l'istruzione e i suoi vantaggi, eredità borbonica che per troppi anni aveva regnato sovrana.
Il Comune di Trani, nel corso degli anni, mostrò un vivo interesse per l'istruzione popolare. Si cercò di risolvere vari problemi come la scarsa preparazione degli insegnanti (specialmente per quel che riguardava la scuola femminile) incoraggiando la frequenza alle scuole preparatorie e servendosi dell'aiuto delle religiose. Si affrontò il problema dell'evasione scolastica (causata dall'impiego dei fanciulli nelle varie arti) incoraggiando le famiglie e aprendo scuole serali. La vera svolta si ebbe con l'emanazione della legge Coppino (1877) con la quale si unificò la legislazione scolastica in tutte le Regioni, affermando il diritto-dovere all'istruzione, anche religiosa (se richiesta) anche se a Trani, nonostante i miglioramenti, non si riuscì a raggiungere i livelli sperati.
Nella tesi in storia della pedagogia di Simona De Marinis (laureata col massimo dei voti) si pone l'accento sulle differenze sociali e culturali della nostra città. Mentre in campo culturale, Trani era nota a tutti per la presenza di un importante attivismo negli studi giuridici (riservati a pochi privilegiati), il popolo (così come accadeva in moltissimi altri luoghi) era ben lontano da questa realtà, poiché «l'istruzione a nulla poteva giovare: occorreva provvedere alla propria sussistenza». Trani godeva di un prestigio che esulava dai suoi confini: ma alla prestigiosa e rinomata istruzione giuridica che contraddistingueva la città non corrispondeva una benché minima istruzione popolare. Il lavoro di Simona De Marinis è incentrato sull'analisi dello sviluppo dell'istruzione nella realtà tranese dai tempi dell'invasione francese ai primi anni del 1900, mettendo in risalto l'importanza dell'unificazione del nostro Paese che apportò cambiamenti in tema di istruzione.
Fondamentali sono la quantità e la qualità degli interventi delle amministrazioni comunali per la diffusione dell'istruzione. «E' necessario – scrive De Marinis - uno stretto connubio di interesse e partecipazione tra governo, amministrazioni comunali e popolo per far sì che veramente sia possibile l'elevazione culturale dei cittadini, con l'avvio delle prime scuole pubbliche per tutta la popolazione». E determinante, nello stato di degrado culturale che vigeva nel meridione, era l'interesse di un governo, quello borbonico, che si preoccupò di riportare nella città il cosiddetto ordine, liberando il popolo da ogni volontà di iniziativa. Le disposizioni emanate in quegli anni, avevano il compito di controllare che la cultura non si estendesse tra il popolo, «perché nemica dell'ordine e della mansuetudine».
L'unificazione del Regno apportò cambiamenti significativi anche nell'istruzione. La legge sull'istruzione pubblica del 7 gennaio del 1861 ben si inseriva nello stato culturale di Trani. L'obbligo scolastico, la gratuità dell'insegnamento, la preparazione degli insegnanti, l'idoneità dei locali sarebbero stati la soluzione delle deficienze dell'istruzione primaria del suo popolo. Purtroppo i problemi non erano di facile soluzione. La legge c'era, ma addossava l'intero onere ai poveri Comuni: spese per locali e suppellettili, materiali scolastici, stipendi per i maestri, per non parlare poi del mancato interesse delle famiglie dei fanciulli per la scuola, l'istruzione e i suoi vantaggi, eredità borbonica che per troppi anni aveva regnato sovrana.
Il Comune di Trani, nel corso degli anni, mostrò un vivo interesse per l'istruzione popolare. Si cercò di risolvere vari problemi come la scarsa preparazione degli insegnanti (specialmente per quel che riguardava la scuola femminile) incoraggiando la frequenza alle scuole preparatorie e servendosi dell'aiuto delle religiose. Si affrontò il problema dell'evasione scolastica (causata dall'impiego dei fanciulli nelle varie arti) incoraggiando le famiglie e aprendo scuole serali. La vera svolta si ebbe con l'emanazione della legge Coppino (1877) con la quale si unificò la legislazione scolastica in tutte le Regioni, affermando il diritto-dovere all'istruzione, anche religiosa (se richiesta) anche se a Trani, nonostante i miglioramenti, non si riuscì a raggiungere i livelli sperati.