Trani, stop alla puzza: sequestrato lo stabilimento I.da.pro.
Trattava scarti animali senza le autorizzazioni necessarie
lunedì 4 ottobre 2010
Gli uomini del comando della stazione forestale di Ruvo hanno posto sotto sequestro preventivo lo stabilimento di Trani della società I.da.pro, azienda con sede legale ad Andria e leader in Puglia nell'attività di raccolta, trasporto e traformazione di sottoprodotti di origine animale.
Il provvedimento cautelare è stato disposto dal procuratore capo della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo, a seguito di una lunga attività d'indagine (condotta dai Forestali di Ruvo, coadiuvati dal nucleo investigativo di Lecce, e diretta dal pm Antonio Savasta) in esito alla quale si è accertato che all'interno dello stabilimento tranese della I.da.pro. si svolgevano, in assenza di autorizzazioni ambientali di rito, processi di trasformazione di sottoprodotti di origine animale per la produzione ed il commercio di farine di carne e ossa e grassi colati, per lo più utilizzati come materie prime per la formulazione di fertilizzanti e di mangimi. In pratica, è risultata illecita tutta la fase di gestione dei sottoprodotti di origine animale di categoria 1, quali rifiuti speciali non pericolosi ad alto rischio infettivo, in quanto la loro trasformazione avveniva in un impianto operante solo in forza di un'autorizzazione di carattere igienico e sanitario ma senza l'autorizzazione prevista dall'articolo 208 del decreto legislativo 152/06 (e successive modifiche) quale titolo abilitativo in materia ambientale.
Lo stabilimento I.da.pro., unitamente alla ditta dei fratelli Cavaliere (nella fase di trasporto) opera il trattamento della totalità dei sottoprodotti di origine animale rinvenienti dall'intero territorio regionale e da gran parte del Molise.
Qualsiasi Ente pubblico o esercizio privato in queste due grandi aree intrattiene rapporti con la I.da.pro. che tratta anche animali abbattuti per motivi igienici e sanitari, quali, ad esempio, quelli contaminati da diossine (e abbattuti durante l'attuazione dei piani di eradicazione di alcune malattie infettive che minacciano il patrimonio zootecnico), così come la carcasse di animali di allevamento o gli scarti di macellerie. «Questa leadership incontrastata – ha spiegato il pm Savasta - è stato lo scudo dietro cui si è sempre protetta l'azienda, la quale, per ottenere autorizzazioni in deroga, minacciava la chiusura dello stabilimento prospettando un devastante rischio di natura igienica ed ambientale».
E proprio per tutelare la salute pubblica e per garantire che l'attività di raccolta e trasformazione dei sottoprodotti di origine animale continui ad essere assicurata (onde evitare qualsiasi rischio sanitario derivante dall'accumulo incontrollato del materiale animale), la gestione aziendale dello stabilimento è stata affidata in amministrazione giudiziaria alla competente Asl Bat che avrà il compito di proseguire l'attività con modalità ridotte, di ottenere le autorizzazioni necessarie e di dotare l'impianto di un sistema di abbattimento odorigeno in grado di eliminare una volta per sempre il problema della puzza, che proveniva proprio da li.
Le emissioni maleodoranti che spesso hanno invaso le città di Trani, Andria e Barletta derivavano da una pericolosissima miscellanea di scarti animali con sottoprodotti di origine animale, la cui combustione generava polveri sottili organiche adesso oggetto di attenzione degli inquirenti. All'interno dell'azienda, inoltre, è stata accertata l'illecita conduzione di attività di recupero di oli vegetali esausti (mancava un impianto all'uopo dedicato).
Il provvedimento cautelare è stato disposto dal procuratore capo della Repubblica di Trani, Carlo Maria Capristo, a seguito di una lunga attività d'indagine (condotta dai Forestali di Ruvo, coadiuvati dal nucleo investigativo di Lecce, e diretta dal pm Antonio Savasta) in esito alla quale si è accertato che all'interno dello stabilimento tranese della I.da.pro. si svolgevano, in assenza di autorizzazioni ambientali di rito, processi di trasformazione di sottoprodotti di origine animale per la produzione ed il commercio di farine di carne e ossa e grassi colati, per lo più utilizzati come materie prime per la formulazione di fertilizzanti e di mangimi. In pratica, è risultata illecita tutta la fase di gestione dei sottoprodotti di origine animale di categoria 1, quali rifiuti speciali non pericolosi ad alto rischio infettivo, in quanto la loro trasformazione avveniva in un impianto operante solo in forza di un'autorizzazione di carattere igienico e sanitario ma senza l'autorizzazione prevista dall'articolo 208 del decreto legislativo 152/06 (e successive modifiche) quale titolo abilitativo in materia ambientale.
Lo stabilimento I.da.pro., unitamente alla ditta dei fratelli Cavaliere (nella fase di trasporto) opera il trattamento della totalità dei sottoprodotti di origine animale rinvenienti dall'intero territorio regionale e da gran parte del Molise.
Qualsiasi Ente pubblico o esercizio privato in queste due grandi aree intrattiene rapporti con la I.da.pro. che tratta anche animali abbattuti per motivi igienici e sanitari, quali, ad esempio, quelli contaminati da diossine (e abbattuti durante l'attuazione dei piani di eradicazione di alcune malattie infettive che minacciano il patrimonio zootecnico), così come la carcasse di animali di allevamento o gli scarti di macellerie. «Questa leadership incontrastata – ha spiegato il pm Savasta - è stato lo scudo dietro cui si è sempre protetta l'azienda, la quale, per ottenere autorizzazioni in deroga, minacciava la chiusura dello stabilimento prospettando un devastante rischio di natura igienica ed ambientale».
E proprio per tutelare la salute pubblica e per garantire che l'attività di raccolta e trasformazione dei sottoprodotti di origine animale continui ad essere assicurata (onde evitare qualsiasi rischio sanitario derivante dall'accumulo incontrollato del materiale animale), la gestione aziendale dello stabilimento è stata affidata in amministrazione giudiziaria alla competente Asl Bat che avrà il compito di proseguire l'attività con modalità ridotte, di ottenere le autorizzazioni necessarie e di dotare l'impianto di un sistema di abbattimento odorigeno in grado di eliminare una volta per sempre il problema della puzza, che proveniva proprio da li.
Le emissioni maleodoranti che spesso hanno invaso le città di Trani, Andria e Barletta derivavano da una pericolosissima miscellanea di scarti animali con sottoprodotti di origine animale, la cui combustione generava polveri sottili organiche adesso oggetto di attenzione degli inquirenti. All'interno dell'azienda, inoltre, è stata accertata l'illecita conduzione di attività di recupero di oli vegetali esausti (mancava un impianto all'uopo dedicato).