Traniweb sull'Isola d'Ogigia

Una nuova rubrica a partire da questa settimana

lunedì 14 settembre 2009
"C'è un'isola, lontano nel mare: Ogigia, dove abita la figlia di Atlante, l'insidiosa Calipso dai riccioli belli, tremenda dea: non la visita mai nessun dio né uomo mortale". Il mondo dell'arte, oggi, è come l'isola di Ogigia raccontata da Omero. E non perchè, come disse il sommo poeta, non la visita mai nessuno (o perlomeno, non solo...) ma soprattutto per quel suo dipendere pesantemente, nell'aspetto propriamente ontologico, nel suo esistere insomma, dagli addetti ai lavori. Omero non potrà mai tornare in vita per svelare con quale luogo della terra identificare finalmente l'isola di Calipso da lui cantata nell'Odissea. E allora, via libera.... alle autorità competenti (filologi e archeologi di ogni Paese) che in eterno godranno della sconfinata possibilità di alzare vicendevolmente il dito e puntarlo su un qualche isolotto sperduto, sentenziando: ecco Ogigia!

Allo stesso modo, con lo stesso cipiglio e fare altezzoso, un collezionista o il critico famoso del momento, dopo una notte insonne si sveglia e dichiara: ecco un artista. Ed ecco fatto, impacchettato e pronto per il bollente mercato dell'arte contemporanea il nome da migliaia di euro. Mostre, eventi, visibilità, biennali. Benvenuti nell'isola di Ogigia, benvenuti nel mondo dell'arte! Qui non vige la Repubblica. Fin dai primi del Novecento la democrazia ha lasciato il passo ad una ristretta oligarchia: i trenta tiranni, adepti scelti tra le due famiglie più in vista del villaggio, quella dei collezionisti e quella dei critici (famosi). Tutti sono soggetti alle loro insindacabili leggi dittatoriali. Quando loro pontificano, un'opera vale molti soldi, o niente. E non desti meraviglia se tale valore prescinda da quello suo intrinseco, dei materiali adoperati per esempio, o del tempo impiegato a realizzare l'opera d'arte, o della maestranza.

Oggi chiunque può prendere vecchi e logori oggetti dal mercato delle pulci ed esporli, o riciclare un'attempata sedia in paglia, romperla in due e posizionarla in un angolo creando un'installazione con cifre da capogiro. Deo placendo, ovviamente. (E su chi sia il deus, in pochi abbiamo ancora dubbi: uno e... trino). Le cifre e il valore, stabiliti dai critici e dai collezionisti: loro, razza dittatoriale a sé. Un po' come è avvenuto per l'isola di Ogigia. Nessuno ha mai saputo dove si trovava esattamente da quando la visitò il naufrago Odisseo, mai pago dei caldi baci né della ninfa dai riccioli belli.

A partire da questa settimana, Traniweb vi offrirà una nuova rubrica, curata dalla tranese Silvia Abbruzzese, autrice della nuova Guida "L'Odissea del Giardino" (ed. Mercurio 2009) e curatrice di mostre in collaborazione con il museo di Arte moderna e contemporanea di Pescara.