Un sabato sera alla ricerca di una bombola d’ossigeno
La testimonianza di un ammalato covid tranese, unita a un appello importante: restituite le bombole!
domenica 15 novembre 2020
18.52
"Mi sono sentito perso, preso dal panico, quando il mio amico mi ha comunicato che a Trani non c'era più ombra di una bombola d'ossigeno".
Il racconto dell'esperienza di un malato covid non è solo una denuncia a assistenze che un sistema sanitario in affanno evidente - e purtroppo ampiamente previsto - non riesce sempre a garantire come sarebbe necessario nonostante il lavoro incessante del personale, ma anche un invito agli stessi ammalati o ai loro familiari, per quanto possibile, a collaborare con questa situazione difficile in cui siamo tutti coinvolti.
Avere settantadue anni, vivere da solo e ammalarsi di influenza non è già facilissimo; se poi la febbre non si sposta per quattro giorni da trentanove e due, c'è una pandemia mondiale di coronavirus e manca il fiato a spostarsi dal letto al bagno, allora la cosa comincia a fare davvero paura. Purtroppo ai primi segnali sospetti e alla richiesta di un tampone erano passati ben sei giorni e altri cinque per avere il risultato, indispensabile anche per essere aiutato nel modo giusto da amici e vicini.
Chi ci ha offerto la sua testimonianza - in anonimato perché gli sarebbe faticoso rispondere alle telefonate sicuramente affettuose che gli arriverebbero - ci racconta dell'odissea di ieri sera, della ricerca da parte di amici a Trani e nelle farmacie di turno delle città limitrofe di una bombola di ossigeno, essendo in esaurimento la propria. Oltretutto - ci dice - c'è una confusione di informazioni , tra le quali quella per cui il 118 potesse recapitare in casi urgenti le bombole a domicilio, circostanza smentita dagli operatori sanitari che possono intervenire in emergenza con una somministrazione a casa e eventualmente col ricovero. "Sono stato per questo preso dal panico, sentita la spiegazione degli operatori 118. Non posso camminare per due metri che perdo il fiato, non riesco a respirare. La bombola è vitale per me in questo momento, anche se la febbre è scesa e la situazione generale dopo sedici giorni è migliorata". Ci racconta delle telefonate nelle farmacie, fino a Minervino, senza risultato; e poi della collaborazione su Bari tra le farmacie di turno, a dare indicazioni, numeri di telefono, come unite su un fronte comune e però disarmate. La vicenda ha avuto un lieto fine su Bari, ritirata intorno a mezzanotte l'ultima bombola, nella speranza che altri abbiano avuto la stessa fortuna. Ma perché non sia alla fortuna che ci si debba affidare - e qui insiste anche il protagonista di questa testimonianza - è importante restituire alle farmacie le bombole, avvertire i farmacisti di venirle a ritirare, essendo disponibile un servizio a domicilio.
Appello lanciato qualche giorno fa dalle oltre 18mila farmacie aderenti a Federfarma e da Assogastecnici (Associazione delle aziende che operano nel campo della produzione e distribuzione dei gas tecnici, speciali e medicinali) a seguito di un confronto per individuare le soluzioni più idonee ad assicurare le terapie necessarie a tutti i malati in assistenza domiciliare.
Le bombole riconsegnate in farmacia, come previsto dall'AIFA, potranno essere sanificate e riempite di ossigeno terapeutico per un nuovo utilizzo.
"La restituzione delle bombole di ossigeno in farmacia è necessaria per garantire la disponibilità di ossigeno terapeutico a tutti i malati affetti da patologie respiratorie o colpiti da Covid-19" afferma il presidente di Federfarma Nazionale Marco Cossolo.
Il racconto dell'esperienza di un malato covid non è solo una denuncia a assistenze che un sistema sanitario in affanno evidente - e purtroppo ampiamente previsto - non riesce sempre a garantire come sarebbe necessario nonostante il lavoro incessante del personale, ma anche un invito agli stessi ammalati o ai loro familiari, per quanto possibile, a collaborare con questa situazione difficile in cui siamo tutti coinvolti.
Avere settantadue anni, vivere da solo e ammalarsi di influenza non è già facilissimo; se poi la febbre non si sposta per quattro giorni da trentanove e due, c'è una pandemia mondiale di coronavirus e manca il fiato a spostarsi dal letto al bagno, allora la cosa comincia a fare davvero paura. Purtroppo ai primi segnali sospetti e alla richiesta di un tampone erano passati ben sei giorni e altri cinque per avere il risultato, indispensabile anche per essere aiutato nel modo giusto da amici e vicini.
Chi ci ha offerto la sua testimonianza - in anonimato perché gli sarebbe faticoso rispondere alle telefonate sicuramente affettuose che gli arriverebbero - ci racconta dell'odissea di ieri sera, della ricerca da parte di amici a Trani e nelle farmacie di turno delle città limitrofe di una bombola di ossigeno, essendo in esaurimento la propria. Oltretutto - ci dice - c'è una confusione di informazioni , tra le quali quella per cui il 118 potesse recapitare in casi urgenti le bombole a domicilio, circostanza smentita dagli operatori sanitari che possono intervenire in emergenza con una somministrazione a casa e eventualmente col ricovero. "Sono stato per questo preso dal panico, sentita la spiegazione degli operatori 118. Non posso camminare per due metri che perdo il fiato, non riesco a respirare. La bombola è vitale per me in questo momento, anche se la febbre è scesa e la situazione generale dopo sedici giorni è migliorata". Ci racconta delle telefonate nelle farmacie, fino a Minervino, senza risultato; e poi della collaborazione su Bari tra le farmacie di turno, a dare indicazioni, numeri di telefono, come unite su un fronte comune e però disarmate. La vicenda ha avuto un lieto fine su Bari, ritirata intorno a mezzanotte l'ultima bombola, nella speranza che altri abbiano avuto la stessa fortuna. Ma perché non sia alla fortuna che ci si debba affidare - e qui insiste anche il protagonista di questa testimonianza - è importante restituire alle farmacie le bombole, avvertire i farmacisti di venirle a ritirare, essendo disponibile un servizio a domicilio.
Appello lanciato qualche giorno fa dalle oltre 18mila farmacie aderenti a Federfarma e da Assogastecnici (Associazione delle aziende che operano nel campo della produzione e distribuzione dei gas tecnici, speciali e medicinali) a seguito di un confronto per individuare le soluzioni più idonee ad assicurare le terapie necessarie a tutti i malati in assistenza domiciliare.
Le bombole riconsegnate in farmacia, come previsto dall'AIFA, potranno essere sanificate e riempite di ossigeno terapeutico per un nuovo utilizzo.
"La restituzione delle bombole di ossigeno in farmacia è necessaria per garantire la disponibilità di ossigeno terapeutico a tutti i malati affetti da patologie respiratorie o colpiti da Covid-19" afferma il presidente di Federfarma Nazionale Marco Cossolo.