Università a Trani, anche per Pina Marmo i conti non tornano
«Costosa. Va rimodulato il ruolo della Provincia nella convenzione». Il consigliere provinciale in allarme per la manovra del governo Monti
lunedì 2 gennaio 2012
9.40
Il consigliere provinciale Pina Marmo (gruppo misto) interviene sulla sede universitaria che si intende realizzare a Trani. Inizialmente favorevole al progetto, Pina Marmo adesso, esterna diverse perplessità. Se Roberto Visibelli ha posto sul tavolo delle questioni squisitamente urbanistiche, Pina Marmo adduce motivazione di natura economica. «Ci sono alcune circostanze – scrive il consigliere provinciale andriese - che vanno tenute in doveroso conto se non si vogliono creare le condizioni di concretizzare un debito difficilmente sostenibile per le esigue risorse provinciali che non potremo onorare in futuro, originando un serio danno erariale, producendo situazioni fittizie e illusorie che non porteranno alcun beneficio ai nostri giovani studenti e finendo soltanto per soddisfare gli interessi di pochi».
Ad allarmare la Marmo è la recente manovra varata dal governo Monti il 6 dicembre scorso che, tra le altre cose, ridimensiona fortemente le Province. «In virtù di quel decreto legge le Province non scompaiono ma le competenze passano alle Regioni e, soprattutto, ai Comuni. Non vi è, dunque, alcuna certezza che la Bat possa continuare a erogare quel contributo di 500mila euro da conferire con borse di studio agli studenti e, sostenere, di fatto, l'attività della Lum. Credo sia assai più saggio assegnare un contributo una tantum per avviare l'iniziativa, avendo, però, ampie assicurazioni sia dal Patto territoriale nord barese ofantino (affinché possa continuare a gestire in futuro l'attività) e sia dai Comuni (affinché riescano a sostenere l'università con risorse comunali, avviando anche rapporti di partnership con i privati). La presenza della Bat nella convenzione deve essere rimodulata sulla scorta delle considerazioni che ho addotto».
Peraltro, secondo Pina Marmo i costi di immatricolazione e di frequenza alla Lum sono comunque eccessivi. «Possono essere quantificati in 3750 euro. Anche sottraendo la quota della borsa di studio di 2500 euro, gli studenti beneficiari dovranno sostenere sempre 1250 euro di spese. Un onere di gran lunga superiore a quello sostenuto per l'immatricolazione e l'iscrizione ad una università statale. Gli studenti che, purtroppo, non potranno usufruire della borsa di studio, si troverebbero a pagare l'intera somma che, francamente, mi pare davvero eccessiva».
«Insomma - ha concluso Pina Marmo - non è questo il momento di alimentare false illusioni con iniziative che potrebbero spegnersi subito dopo il loro avvio. Ha senso finanziare una iniziativa che potrebbe di qui a poco essere penalizzata e vanificata dall'emergenza economico-finanziaria così come già ha evidenziato la manovra montiana? Credo di no. E', invece, necessario agire con prudenza e con concretezza ricavando la massima utilità dalle risorse pubbliche per la modernizzazione e la messa in sicurezza delle strutture scolastiche al fine di garantire una più efficace offerta formativa».
Ad allarmare la Marmo è la recente manovra varata dal governo Monti il 6 dicembre scorso che, tra le altre cose, ridimensiona fortemente le Province. «In virtù di quel decreto legge le Province non scompaiono ma le competenze passano alle Regioni e, soprattutto, ai Comuni. Non vi è, dunque, alcuna certezza che la Bat possa continuare a erogare quel contributo di 500mila euro da conferire con borse di studio agli studenti e, sostenere, di fatto, l'attività della Lum. Credo sia assai più saggio assegnare un contributo una tantum per avviare l'iniziativa, avendo, però, ampie assicurazioni sia dal Patto territoriale nord barese ofantino (affinché possa continuare a gestire in futuro l'attività) e sia dai Comuni (affinché riescano a sostenere l'università con risorse comunali, avviando anche rapporti di partnership con i privati). La presenza della Bat nella convenzione deve essere rimodulata sulla scorta delle considerazioni che ho addotto».
Peraltro, secondo Pina Marmo i costi di immatricolazione e di frequenza alla Lum sono comunque eccessivi. «Possono essere quantificati in 3750 euro. Anche sottraendo la quota della borsa di studio di 2500 euro, gli studenti beneficiari dovranno sostenere sempre 1250 euro di spese. Un onere di gran lunga superiore a quello sostenuto per l'immatricolazione e l'iscrizione ad una università statale. Gli studenti che, purtroppo, non potranno usufruire della borsa di studio, si troverebbero a pagare l'intera somma che, francamente, mi pare davvero eccessiva».
«Insomma - ha concluso Pina Marmo - non è questo il momento di alimentare false illusioni con iniziative che potrebbero spegnersi subito dopo il loro avvio. Ha senso finanziare una iniziativa che potrebbe di qui a poco essere penalizzata e vanificata dall'emergenza economico-finanziaria così come già ha evidenziato la manovra montiana? Credo di no. E', invece, necessario agire con prudenza e con concretezza ricavando la massima utilità dalle risorse pubbliche per la modernizzazione e la messa in sicurezza delle strutture scolastiche al fine di garantire una più efficace offerta formativa».