Vendita di cbd: ecco cosa cambia dopo la sentenza della cassazione
Alcuni prodotti derivati non possono essere commercializzati legalmente
martedì 23 luglio 2019
13.10
La Cassazione si è espressa in merito alla vendita di alcuni prodotti derivati dalla cannabis light, come resine e inflorescenze, e ha stabilito che non possono essere commercializzati legalmente.
Una decisione diametralmente opposta a quella che la stessa Cassazione aveva preso nel mese di febbraio. Al tempo, si era espressa infatti in merito a un sequestro di derivati dalla cannabis con normale cbd e basso thc, sequestro che era stato fatto ad un negozio specializzato nella vendita di questi prodotti: la Cassazione aveva definito il sequestro non corretto ed aveva fatto restituire tutta la merce al proprietario dell'attività commerciale.
Il nuovo pronunciamento della Cassazione dipinge un quadro diverso, creando una scena in cui la vendita di determinati prodotti derivati dalla cannabis legale non è consentita. La decisione nasce da una lettura più attenta della legge 242/2016, con la quale è stata resa legale la vendita di cannabis con concentrazione di thc inferiore allo 0.2%. La Cassazione ha sottolineato che nel testo di legge si parla solo della cannabis e che non si nominano i derivati di questa, i quali dunque, in determinate condizioni, non possono essere considerati legali in territorio italiano.
Non sono ovviamente mancate le critiche a questa decisione e le proteste da parte dei proprietari dei negozi del settore, che hanno visto da un giorno all'altro la loro possibilità di azione limitarsi molto.
I politici si sono espressi in maniera discordante tra loro e non sono arrivati ad un'intesa comune. Il Ministro dell'interno Salvini non ha potuto che esultare per questa sentenza della cassazione, dal momento che è da sempre contrario alla commercializzazione dei prodotti derivati dalla canapa. La sentenza è stata accolta con gioia anche da altri esponenti politici, in prima linea Stefano Pedica – membro del PD – e Lorenzo Fontana – attuale Ministro della famiglia – che hanno considerato questa decisione una vera e propria vittoria. Anche Giorgia Meloni si è espressa favorevole ed ha condiviso il pensiero di Salvini circa l'importanza di bloccare la vendita di tutte le droghe, senza fare distinzione.
Michele Anzaldi – esponente del PD – ha tenuto invece a sottolineare le ripercussioni economiche e sociali che questa sentenza potrà avere: migliaia di persone rischiano di perdere il posto di lavoro e anche gli agricoltori che hanno dedicato parte dei loro campi alla coltivazione della canapa avranno degli svantaggi. I Radicali si sono espressi criticamente invece perché hanno visto questa sentenza come una scelta fatta per seguire la linea politica del ministro degli interni e dunque come una decisione presa per assicurare l'appoggio a Salvini.
Parlando dei campi coltivati a canapa, sono interessanti i dati resi pubblici da Coldiretti che mostrano un aumento di dieci volte dei terreni dedicata alla coltivazione della cannabis sativa nel giro di soli cinque anni. Si è passati da un'estensione di circa 400 ettari nel 2013 ad un'estensione di ben 4.000 ettari nel 2018, un'espansione considerevole e che con questa decisione della cassazione potrebbe diventare eccessiva rispetto alle richieste del mercato, venendo a mancare tutti i derivati della cannabis light.
Una decisione diametralmente opposta a quella che la stessa Cassazione aveva preso nel mese di febbraio. Al tempo, si era espressa infatti in merito a un sequestro di derivati dalla cannabis con normale cbd e basso thc, sequestro che era stato fatto ad un negozio specializzato nella vendita di questi prodotti: la Cassazione aveva definito il sequestro non corretto ed aveva fatto restituire tutta la merce al proprietario dell'attività commerciale.
Il nuovo pronunciamento della Cassazione dipinge un quadro diverso, creando una scena in cui la vendita di determinati prodotti derivati dalla cannabis legale non è consentita. La decisione nasce da una lettura più attenta della legge 242/2016, con la quale è stata resa legale la vendita di cannabis con concentrazione di thc inferiore allo 0.2%. La Cassazione ha sottolineato che nel testo di legge si parla solo della cannabis e che non si nominano i derivati di questa, i quali dunque, in determinate condizioni, non possono essere considerati legali in territorio italiano.
Non sono ovviamente mancate le critiche a questa decisione e le proteste da parte dei proprietari dei negozi del settore, che hanno visto da un giorno all'altro la loro possibilità di azione limitarsi molto.
I politici si sono espressi in maniera discordante tra loro e non sono arrivati ad un'intesa comune. Il Ministro dell'interno Salvini non ha potuto che esultare per questa sentenza della cassazione, dal momento che è da sempre contrario alla commercializzazione dei prodotti derivati dalla canapa. La sentenza è stata accolta con gioia anche da altri esponenti politici, in prima linea Stefano Pedica – membro del PD – e Lorenzo Fontana – attuale Ministro della famiglia – che hanno considerato questa decisione una vera e propria vittoria. Anche Giorgia Meloni si è espressa favorevole ed ha condiviso il pensiero di Salvini circa l'importanza di bloccare la vendita di tutte le droghe, senza fare distinzione.
Michele Anzaldi – esponente del PD – ha tenuto invece a sottolineare le ripercussioni economiche e sociali che questa sentenza potrà avere: migliaia di persone rischiano di perdere il posto di lavoro e anche gli agricoltori che hanno dedicato parte dei loro campi alla coltivazione della canapa avranno degli svantaggi. I Radicali si sono espressi criticamente invece perché hanno visto questa sentenza come una scelta fatta per seguire la linea politica del ministro degli interni e dunque come una decisione presa per assicurare l'appoggio a Salvini.
Parlando dei campi coltivati a canapa, sono interessanti i dati resi pubblici da Coldiretti che mostrano un aumento di dieci volte dei terreni dedicata alla coltivazione della cannabis sativa nel giro di soli cinque anni. Si è passati da un'estensione di circa 400 ettari nel 2013 ad un'estensione di ben 4.000 ettari nel 2018, un'espansione considerevole e che con questa decisione della cassazione potrebbe diventare eccessiva rispetto alle richieste del mercato, venendo a mancare tutti i derivati della cannabis light.