Via libera AstraZeneca, Lopalco: “Faticoso ora ripristinare la fiducia verso questo vaccino”
L’assessore alla Sanità della Regione Puglia comincia dai social puntualizzando alcuni aspetti della vicenda
sabato 20 marzo 2021
14.25
Obiettivo, ripristinare la fiducia dei cittadini verso il vaccino AstraZeneca. «Ora si farà fatica a ripristinare la fiducia verso questo vaccino, ma bisogna fare leva sulla razionalità del cittadino. Perché i numeri parlano chiaro». Lo scrive sui social l'assessore alla Sanità della Regione Puglia dopo il via libera degli enti regolatori, Ema e Aifa, al siero AstraZeneca. Con un post sulla sua pagina Facebook Lopalco prova a fare chiarezza e tranquillizzare i propri followers. «Quando si lancia una campagna vaccinale di grandi proporzioni capita spesso che eventi rari vengano alla luce e siano associati alla vaccinazione.
Questo può avvenire per tre motivi: reale associazione causa effetto con il vaccino, puro caso o associazione temporale legata alla slatentizzazione di situazioni preesistenti. L'opzione uno, ovvero l'emergenza di un evento avverso grave causato dal vaccino, si è verificata molto raramente nel passato. Successe nel 1955 in USA, quando fu usato un lotto di vaccino antipolio malamente inattivato. Nel 1976, sempre negli USA, quando una campagna di vaccinazione di massa con un vaccino contro l'influenza suina si associò ad un aumento di casi di Sindrome di Guillaine-Barrè. O nel 1997 in Brasile, quando un ceppo di vaccino contro la parotite fu associato alla insorgenza di alcuni casi di meningite asettica. Insomma, quando un vaccino causa un aumento reale di casi di eventi avversi, ed è successo poche volte nella storia, è facile accorgersene», spiega Lopalco.
«L'opzione due, ovvero la pura coincidenza legata al caso, è molto più frequente. Quando si vaccinano in un breve periodo di tempo milioni di persone è facile associare un evento apparentemente senza spiegazione, come ad esempio una morte improvvisa, all'unico evento 'nuovo' intervenuto nel recente passato, come appunto la vaccinazione. Chi non ricorda il blocco del vaccino Fluad solo pochi anni fa? L'opzione tre è la più insidiosa. Esistono condizioni patologiche che possono essere innescate o slatentizzate da eventi infettivi o stimoli infiammatori in soggetti geneticamente o costituzionalmente predisposti. In questi casi la vaccinazione di massa avvia un fenomeno che chiamiamo di 'clusterizzazione': quei rari casi che in condizioni naturali si sarebbero manifestati nel corso di mesi o di anni, e che nessuno avrebbe mai notato, si addensano temporalmente a causa della campagna di vaccinazione. Un fenomeno di questo tipo è avvenuto nel passato durante la vaccinazione pandemica del 2009 nel Nord Europa riguardo una rara condizione chiamata narcolessia o, ancor prima, con un vaccino contro il rotavirus che era stato associato negli USA ad un aumento di casi di invaginazione intestinale nei bambini vaccinati».
«Il segnale di sicurezza emerso con il vaccino AstraZeneca potrebbe essere attribuito al semplice caso o ad una 'clusterizzazione' di casi legati allo stimolo immunologico ed infiammatorio causato normalmente dalla vaccinazione. EMA ha escluso si tratti di una associazione causale. Ora si farà fatica a ripristinare la fiducia verso questo vaccino – puntualizza l'assessore -. Bisogna fare leva sulla razionalità del cittadino. I numeri parlano chiaro: il rischio di contrarre una forma grave di infezione da Covid non è neanche lontanamente paragonabile al rischio di andare incontro ad un evento tromboembolico come quelli segnalati in Germania e nei Paesi Scandinavi, che sono rarissimi. E bisogna sfatare il mito dei vaccini di serie A e serie B. Se questo evento è stato notato con il vaccino AstraZeneca e non con gli altri può esser facilmente legato al fatto che i due vaccini sono stati usati prevalentemente su popolazioni diverse: in Germania AstraZeneca aveva la limitazione ai 55 anni di età, mentre in UK è stato usato indistintamente dagli altri vaccini su tutti i gruppi di età. Una volta vaccinati ultra80enni e soggetti fragili, per cui esiste ancora un'indicazione del Ministero ad usare vaccini ad mRNA, quando finalmente arriveranno fantastilioni di dosi di vaccini, allora si somministrerà il vaccino che si trova nel frigo, senza distinzioni. Con la vicenda AstraZeneca abbiamo scritto un altro capitolo nella storia delle vaccinazioni. Una storia che insegneremo nelle aule delle università e da cui dobbiamo trarre insegnamento nella pratica vaccinale di tutti i giorni»
Questo può avvenire per tre motivi: reale associazione causa effetto con il vaccino, puro caso o associazione temporale legata alla slatentizzazione di situazioni preesistenti. L'opzione uno, ovvero l'emergenza di un evento avverso grave causato dal vaccino, si è verificata molto raramente nel passato. Successe nel 1955 in USA, quando fu usato un lotto di vaccino antipolio malamente inattivato. Nel 1976, sempre negli USA, quando una campagna di vaccinazione di massa con un vaccino contro l'influenza suina si associò ad un aumento di casi di Sindrome di Guillaine-Barrè. O nel 1997 in Brasile, quando un ceppo di vaccino contro la parotite fu associato alla insorgenza di alcuni casi di meningite asettica. Insomma, quando un vaccino causa un aumento reale di casi di eventi avversi, ed è successo poche volte nella storia, è facile accorgersene», spiega Lopalco.
«L'opzione due, ovvero la pura coincidenza legata al caso, è molto più frequente. Quando si vaccinano in un breve periodo di tempo milioni di persone è facile associare un evento apparentemente senza spiegazione, come ad esempio una morte improvvisa, all'unico evento 'nuovo' intervenuto nel recente passato, come appunto la vaccinazione. Chi non ricorda il blocco del vaccino Fluad solo pochi anni fa? L'opzione tre è la più insidiosa. Esistono condizioni patologiche che possono essere innescate o slatentizzate da eventi infettivi o stimoli infiammatori in soggetti geneticamente o costituzionalmente predisposti. In questi casi la vaccinazione di massa avvia un fenomeno che chiamiamo di 'clusterizzazione': quei rari casi che in condizioni naturali si sarebbero manifestati nel corso di mesi o di anni, e che nessuno avrebbe mai notato, si addensano temporalmente a causa della campagna di vaccinazione. Un fenomeno di questo tipo è avvenuto nel passato durante la vaccinazione pandemica del 2009 nel Nord Europa riguardo una rara condizione chiamata narcolessia o, ancor prima, con un vaccino contro il rotavirus che era stato associato negli USA ad un aumento di casi di invaginazione intestinale nei bambini vaccinati».
«Il segnale di sicurezza emerso con il vaccino AstraZeneca potrebbe essere attribuito al semplice caso o ad una 'clusterizzazione' di casi legati allo stimolo immunologico ed infiammatorio causato normalmente dalla vaccinazione. EMA ha escluso si tratti di una associazione causale. Ora si farà fatica a ripristinare la fiducia verso questo vaccino – puntualizza l'assessore -. Bisogna fare leva sulla razionalità del cittadino. I numeri parlano chiaro: il rischio di contrarre una forma grave di infezione da Covid non è neanche lontanamente paragonabile al rischio di andare incontro ad un evento tromboembolico come quelli segnalati in Germania e nei Paesi Scandinavi, che sono rarissimi. E bisogna sfatare il mito dei vaccini di serie A e serie B. Se questo evento è stato notato con il vaccino AstraZeneca e non con gli altri può esser facilmente legato al fatto che i due vaccini sono stati usati prevalentemente su popolazioni diverse: in Germania AstraZeneca aveva la limitazione ai 55 anni di età, mentre in UK è stato usato indistintamente dagli altri vaccini su tutti i gruppi di età. Una volta vaccinati ultra80enni e soggetti fragili, per cui esiste ancora un'indicazione del Ministero ad usare vaccini ad mRNA, quando finalmente arriveranno fantastilioni di dosi di vaccini, allora si somministrerà il vaccino che si trova nel frigo, senza distinzioni. Con la vicenda AstraZeneca abbiamo scritto un altro capitolo nella storia delle vaccinazioni. Una storia che insegneremo nelle aule delle università e da cui dobbiamo trarre insegnamento nella pratica vaccinale di tutti i giorni»