Villa in Fiore, il futuro del territorio immaginato con un giardino
Esposta l’opera del team di architetti pugliesi STD+ alla quarta edizione
mercoledì 11 giugno 2014
8.29
Il team di architetti STD+, formato da tre professionisti pugliesi (Giorgio Skoff, Elisabetta Tarricone e Nicla Di Bisceglie) parteciperà, attraverso la Cooperativa ReManfredi, alla quarta edizione del "Villa in Fiore" che si terrà a Trani, presso la Villa comunale, dal 9 al 15 giugno. Si tratta di una interessante iniziativa, che attira vivaisti e manutentori da tutta la provincia, durante la quale vengono realizzate aiuole e riqualificazione dei giardini ottocenteschi. Il lavoro del gruppo STD+ è stato esposto un mese fa al 'Festival del verde e del paesaggio' a Roma, presso il 'Parco della Musica' all'interno della sezione 'Follie d'autore', ideata dall'architetto Franco Zagari, celebre paesaggista e docente all'Università Sapienza di Roma, che definisce le opere come 'installazioni effimere, piccoli interventi a forte carica emozionale e portatrici di un contenuto narrativo, come le follie del giardino inglese da cui prendono il nome'.
Gli autori, con un profondo rispetto dei luoghi, hanno voluto proporre uno spazio verde, che diventa luogo di sperimentazione e di presa di coscienza dei visitatori nei confronti del futuro del paesaggio. Il titolo della installazione è "Fukushima mon amour", con un richiamo a un celebre film del regista francese Alan Resnais ("Hiroshima mon amour"). In questo caso si parte, appunto, da un altro disastro, quello della centrale atomica di Fukushima, nel 2011: il territorio sfigurato da eventi catastrofici diventa un modo per interrogare il visitatore su quale approccio intende avere nei confronti del paesaggio in futuro. Gli autori si sono posti l'obiettivo di vedere il futuro dell'ambiente attraverso un giardino, usando uno stile semplice e un approccio partecipativo: in questo modo l'osservatore viene messo in guardia sul fatto che ognuno di noi con le proprie azioni e interessi determinerà il paesaggio di domani. Nell'opera lo spazio è progettato come un giardino giapponese, scelto proprio per la sua capacità di creare paesaggi ideali, in un modo astratto e stilizzato, per formare una composizione che incita alla meditazione, in un' oasi di pace e tranquillità. Il fulcro del progetto è una vasca di ghiaia bianca, tratto distintivo dei giardini zen, una tabula rasa su cui i visitatori sono invitati a posizionare dei ciottoli scuri. L'inserimento delle singole pietre determinerà un "cambiamento" dello spazio del giardino che comunica la consapevolezza che è l'azione di ciascuno di noi a determinare il paesaggio.
Gli autori, con un profondo rispetto dei luoghi, hanno voluto proporre uno spazio verde, che diventa luogo di sperimentazione e di presa di coscienza dei visitatori nei confronti del futuro del paesaggio. Il titolo della installazione è "Fukushima mon amour", con un richiamo a un celebre film del regista francese Alan Resnais ("Hiroshima mon amour"). In questo caso si parte, appunto, da un altro disastro, quello della centrale atomica di Fukushima, nel 2011: il territorio sfigurato da eventi catastrofici diventa un modo per interrogare il visitatore su quale approccio intende avere nei confronti del paesaggio in futuro. Gli autori si sono posti l'obiettivo di vedere il futuro dell'ambiente attraverso un giardino, usando uno stile semplice e un approccio partecipativo: in questo modo l'osservatore viene messo in guardia sul fatto che ognuno di noi con le proprie azioni e interessi determinerà il paesaggio di domani. Nell'opera lo spazio è progettato come un giardino giapponese, scelto proprio per la sua capacità di creare paesaggi ideali, in un modo astratto e stilizzato, per formare una composizione che incita alla meditazione, in un' oasi di pace e tranquillità. Il fulcro del progetto è una vasca di ghiaia bianca, tratto distintivo dei giardini zen, una tabula rasa su cui i visitatori sono invitati a posizionare dei ciottoli scuri. L'inserimento delle singole pietre determinerà un "cambiamento" dello spazio del giardino che comunica la consapevolezza che è l'azione di ciascuno di noi a determinare il paesaggio.