Vittorio Emanuele II: ci sono i finanziamenti, manca la concessione dal Comune
Nell'idea progettuale due centri diurni capaci di ospitare fino a 60 persone
domenica 5 novembre 2017
11.29
L'Asp Vittorio Emanuele potrebbe riaprire ma prima occorre la concessione dell'immobile da parte del Comune. La Regione infatti è pronta a finanziare nell'immediato due centri diurni capaci di ospitare complessivamente 60 persone ma per sbloccare i fondi occorre che la struttura venga affidata all'Asp. Questo sinteticamente è ciò che è emerso durante l'incontro pubblico di fine mandato semestrale del commissario straordinario Salvatore Zingarelli e che ha visto prender parte al confronto esponenti istituzionali ed associazioni.
«La struttura è oramai chiusa da oltre tre anni e versa in una condizione di totale inagibilità», è il resoconto dell'architetto Zingarelli. «Ho appurato personalmente anche una serie di debiti. E' assurdo che in una città con oltre 60 mila abitanti non ci sia una struttura capace di accogliere le fasce più deboli. Oggi però ci sono tutti i presupposti che ci fanno sperare per una possibile riapertura».
Nell'ottica di riattivazione della struttura non più quella di una casa riposo ma di due centri diurni capaci di ospitare ciascuno 30 persone e in un secondo momento anche la creazione di un centro sociale a piano terra. Non è da escludersi la possibilità di affidare alcuni alloggi a soggetti economicamente disagiati.
A far ben presagire non solo i fondi pubblici. L'architetto ha spiegato che l'Asp possiede una serie di proprietà la cui vendita, anche parziale, comporterebbe grossi guadagni all'azienda e la fattiva creazione di altre proposte. Nello specifico trattasi di una proprietà in via Accetta, uno stabile in Piazza Campo dei Longobardi, tuttora danneggiato, una villa in via Monte d'Alba, un terreno in zona Capirro, un terreno nell'agro di Barletta-Ciminarella, una palazzina in piazza XX Settembre, due appartamenti in via Mario Pagano e uno a Ruvo. «Attualmente nessuna di queste proprietà comporta vantaggi economici».
A tal proposito l'ex presidentessa Carmen Craca ha precisato che in passato l'Asp aveva sottoscritto col Comune una trattativa per affidare alcune di queste proprietà alle famiglie in stato di emergenza abitativa. «Tuttavia ci siamo trovati di fronti a tantissimi casi di abusivismo abitativo e come ben sapete è difficile mettere fuori casa una famiglia dove ci sono minori», ha sottolineato Craca.
L'architetto Zingarelli ha altresì specificato che in cantiere c'è anche l'idea di creare una Rssa, anche se questo progetto è il meno fattibile nell'immediato perché non dispone di una copertura economica. «La Rssa sarebbe una valida soluzione per potenziare il servizio di assistenza domiciliare e al tempo stesso assicurare assistenza sanitaria agli anziani con malattie».
Ma non è tutto. Altro obiettivo è recuperare l'agrumeto intorno la struttura: l'idea è quello di trasformarlo in un orto sociale. A tal proposito è intervenuto il proponente Vincenzo Di Cugno, rappresentante di Legambiente: «Crediamo che partire dal giardino possa essere un punto di partenza di per chi ha disagi sociali».
«Tutto questo – ha concluso Zingarelli - si può realizzato solo se l'Amministrazione affida all'Asp la gestione dell'immobile almeno per una cinquantina d'anni. La concessione è la conditio sine qua non per ottenere finanziamenti».
«La struttura è oramai chiusa da oltre tre anni e versa in una condizione di totale inagibilità», è il resoconto dell'architetto Zingarelli. «Ho appurato personalmente anche una serie di debiti. E' assurdo che in una città con oltre 60 mila abitanti non ci sia una struttura capace di accogliere le fasce più deboli. Oggi però ci sono tutti i presupposti che ci fanno sperare per una possibile riapertura».
Nell'ottica di riattivazione della struttura non più quella di una casa riposo ma di due centri diurni capaci di ospitare ciascuno 30 persone e in un secondo momento anche la creazione di un centro sociale a piano terra. Non è da escludersi la possibilità di affidare alcuni alloggi a soggetti economicamente disagiati.
A far ben presagire non solo i fondi pubblici. L'architetto ha spiegato che l'Asp possiede una serie di proprietà la cui vendita, anche parziale, comporterebbe grossi guadagni all'azienda e la fattiva creazione di altre proposte. Nello specifico trattasi di una proprietà in via Accetta, uno stabile in Piazza Campo dei Longobardi, tuttora danneggiato, una villa in via Monte d'Alba, un terreno in zona Capirro, un terreno nell'agro di Barletta-Ciminarella, una palazzina in piazza XX Settembre, due appartamenti in via Mario Pagano e uno a Ruvo. «Attualmente nessuna di queste proprietà comporta vantaggi economici».
A tal proposito l'ex presidentessa Carmen Craca ha precisato che in passato l'Asp aveva sottoscritto col Comune una trattativa per affidare alcune di queste proprietà alle famiglie in stato di emergenza abitativa. «Tuttavia ci siamo trovati di fronti a tantissimi casi di abusivismo abitativo e come ben sapete è difficile mettere fuori casa una famiglia dove ci sono minori», ha sottolineato Craca.
L'architetto Zingarelli ha altresì specificato che in cantiere c'è anche l'idea di creare una Rssa, anche se questo progetto è il meno fattibile nell'immediato perché non dispone di una copertura economica. «La Rssa sarebbe una valida soluzione per potenziare il servizio di assistenza domiciliare e al tempo stesso assicurare assistenza sanitaria agli anziani con malattie».
Ma non è tutto. Altro obiettivo è recuperare l'agrumeto intorno la struttura: l'idea è quello di trasformarlo in un orto sociale. A tal proposito è intervenuto il proponente Vincenzo Di Cugno, rappresentante di Legambiente: «Crediamo che partire dal giardino possa essere un punto di partenza di per chi ha disagi sociali».
«Tutto questo – ha concluso Zingarelli - si può realizzato solo se l'Amministrazione affida all'Asp la gestione dell'immobile almeno per una cinquantina d'anni. La concessione è la conditio sine qua non per ottenere finanziamenti».