Viva le donne con le gengive

di Rosa Barca

lunedì 8 marzo 2010
Un vecchio carretto all'angolo della strada vende mimose. Alle sue spalle c'è una locandina affissa con pezzi di scotch maltagliato e stracciata dai piccoli teppisti di turno. Un panorama che si scorge ogni anno per le strade del centro l'8 marzo. C'è chi si appresta ai festeggiamenti più esclusivi nel posto più in e chi chiama la baby-sitter per non lasciare i bambini in preda al marito disordinato impegnato nella sua rituale partita di calcetto. La mia domanda nasce spontanea: cosa c'è tanto da festeggiare? In quella che è stata nominata giornata internazionale della donna, alle nostre audaci antenate che hanno lottato per vedersi assicurate migliori condizioni di lavoro e morte sul rogo di una fabbrica di New York và il nostro rispetto. Ma voi credete che i loro sforzi avrebbero voluto essere ricordati solo oggi? Se oggi fossero qui, si indignerebbero e inveirebbero dinanzi alle manifestazioni spiritose a cui molte si approcciano.

Di quella battaglia combattuta con le unghie non è rimasto che un business ad alta temperatura. E' escluso che si potesse vivere di rendita. Il loro è stato solo un primo importante passo sulla strada del riconoscimento dei diritti alle donne. In molti paesi del mondo le donne continuano (inconcepibilmente) ad essere private dei loro diritti più elementari. L'8 marzo, in questa prospettiva, si pone come la giornata commemorativa di quante donne sono soggette a soprusi e a vessazioni. Nei 192 paesi nel mondo, solo 12 donne sono capi di Stato. Le donne costituiscono il 70% dell'1,3 miliardi di poveri nel mondo il cui reddito giornaliero è inferiore a 1 dollaro statunitense. In media, nel mondo, il reddito delle donne ammonta a più o meno i due terzi di quello degli uomini. Le donne ad esercitare un lavoro retribuito sono circa il 58% in Africa, il 64% in Asia, il 46% in America latina e nei Caraibi, il 69% in Europa, il 73% in America del Nord e oltre il 35% nel mondo arabo. Ogni giorno 6.000 bambine sono sottoposte alle mutilazioni sessuali. Su queste percentuali si stenda una spaventosa coltre di silenzio.

I risultati lasciano spazio ad una attenta riflessione che chiama all'appello, in primis, le Istituzioni impegnate in un'azione volta a scoraggiare e a combattere definitivamente la violazione della dignità e dei diritti della donna. I numeri si scontrano con la quantità di teste che, invece, la categoria in questione ha fatto girare, con fierezza. Non faccio qui riferimento a quante possano aver provocato ai loro vicini emicranie croniche, ma a tutte quelle che hanno lasciato il loro segno nella storia. Pensate alla talentuosa voce di Janis Japlin davanti ad una Woodstock in delirio o all'ennesimo contributo al mondo delle scienze di quel vulcano della Rita Levi Montalcini o ancora alle tante inviate di guerra che ogni giorno vivono il faccia a faccia con il sangue delle atrocità per darci notizie in tempo reale. Avreste voi il coraggio di chiamarlo imbecillus sexus come facevano i romani? Anche voi, come me, vorreste fare un tuffo nel passato e andare a dirgliene quattro? Altro che sesso debole!

La libertà della donna è indubbiamente nelle sue mani: dovremmo prenderne tutti atto e ogni giorno. La questione sta nel non ricordarselo solo oggi e nel prediligere le modalità più idonee a far vivere il ricordo. Mi piace recuperare un'espressione cara alla Littizzetto: parlando di donne con le palle, usa l'espressione "donne con le gengive". Le donne coraggiose hanno casa in tutto il mondo, le vedi dentro un caffè, dietro un velo, dentro la tv. Le gengive le fanno donne, sono un pò il loro segno distintivo. Molte di loro che aspirano a responsabilità di alta dirigenza devono sfondare il cosiddetto "tetto di cristallo". Ad altre tocca mettere mano ad un tetto che conta tante vittime e che fa, a mio avviso, molta più paura. Parlo del tetto dell'ignoranza. Per metterlo ko c'è bisogno di teste dure. E tutti i giorni dell'anno.

Rosa Barca