«Vogliamo case popolari». Protesta al Comune

Gli abusivi chiedono soluzioni per l’emergenza abitativa a Trani. I cartelli traboccano di slogan essenziali ed efficaci. Le foto

mercoledì 30 novembre 2011 11.49
Via Edoardo Fusco, vicinanze del Comune, sembra sempre più una curva da stadio. C'è lo striscione dei tifosi per i fari allo stadio (attaccato da domenica sera), da oggi ci sono anche i cartelli del comitato di lotta per la casa. Ai piedi del palazzo comunale va in scena una nuova protesta, dai contorni drammatici. A gridare dolore e rabbia sono una cinquantina di famiglie non abbienti che invocano la realizzazione di nuove case popolari per cancellare il loro status di abusivi e garantire un tetto ai figli.

I cartelli traboccano di slogan essenziali ed efficaci: «Casa reddito dignità», «Non ignorate i nostri bisogni: casa e lavoro», «Casa popolare subito», «La casa è un diritto», «Più case popolari». I manifestanti hanno chiesto di essere ascoltati dall'amministrazione. A dire il vero, sono mesi che il dialogo va avanti. Il Comune ha individuato un suolo in via Andria da concedere allo Iacp per costruire una palazzina che dovrebbe garantire ospitalità a 24 famiglie, numero decisamente insufficiente. Il comitato ha proposto di individuare, all'interno dei comparti del piano urbanistico generale, altri suoli da concedere allo Iacp per soddisfare l'esigenza abitativa ed evitare la nascita di ghetti radicati solo nella periferia nord.

La proposta non è così campata in aria. A marzo del 2010 l'amministrazione annunciò in una conferenza stampa l'accordo di programma fra Comune di Trani e Istituto autonomo Case popolari della Provincia di Bari per innestare un procedimento amministrativo che avrebbe dovuto consentire, fra le altre cose, di procedere alla pubblicazione di un nuovo bando di gara per l'assegnazione degli alloggi, atteso da circa 30 anni, andando così a colmare un gap abitativo piuttosto marcato rispetto ad altri Comuni limitrofi che accolgono il quadruplo di alloggi di edilizia pubblica rispetto a quelli attualmente insistenti sul territorio tranese (circa 480).

Nel documento sottoscritto, i due Enti si erano impegnati a definire bonariamente i rapporti pendenti (attivi e passivi, con particolare riferimento ai contenziosi Ici), ad organizzare con la polizia municipale un'attività di verifica e di censimento dei 480 alloggi dello Iacp presenti sul territorio di Trani, a studiare interventi di risistemazione di quelli fatiscenti (ed occupati abusivamente) ed a formulare alla Regione dei nuovi progetti edilizi (finalizzati alla realizzazione di nuovi alloggi di edilizia sovvenzionata) da sviluppare mediante il coinvolgimento di privati.
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Problema casa, protesta al comune di Trani © Sergio Tatulli
Fra le soluzioni prospettate dai tecnici comunali vi era la riqualificazione dell'area periferica ribattezzata Texas (mediante l'abbattimento e la ricostruzione di intere palazzine) e la costruzione di nuovi alloggi sfruttando le aree libere insistenti su alcuni comparti del piano urbanistico. Esattamente ciò che chiedono oggi le cinquanta famiglie sul piede di guerra.