Zone verdi e servizi, il Comune li ha eliminati dalla città

Verdi: «l'amministrazione ricorre alla monetizzazione per le aree di espansione del Prg»

sabato 29 marzo 2008
L'amministrazione guidata da Carlo Avantario la eliminò nel 2002. Quella di Giuseppe Tarantini l'ha riproposta e consentita quattro anni dopo. Si tratta della "monetizzazione", ovvero quella prassi che permette ai costruttori di versare nelle casse del Comune il corrispettivo in danaro delle porzioni di suoli edificabili anziché realizzarvi i servizi (ovvero aree verdi, chiese, piazze, scuole) previsti dalla legge. A Trani è consentita grazie all'atto di indirizzo del 18 settembre 2006 (numero 28903), firmato dal sindaco Giuseppe Tarantini e dall'assessore all'Urbanistica Savino De Toma, che hanno così stabilito che "per tutte le zone di espansione del Prg vigente interne alla zona edificata dell'abitato, possa essere consentita la monetizzazione equivalente al fabbisogno di suoli per urbanizzazioni secondarie in ragione delle quantità di cui al D.M. 2.4.1968 n. 1444 e della volumetria richiesta". Di conseguenza, da allora, sono ritenute valide tutte "le proposte edilizie che prevedano la "monetizzazione" delle aree per urbanizzazione secondarie quale possibilità alternativa alla cessione gratuita consacrata per legge". A denunciare questa "prassi" – del tutto legittima ma poco opportuna per lo sviluppo armonico della città – sono i consiglieri comunali del Verdi, Michele di Gregorio e Franco Laurora, che hanno presentato una interrogazione chiedendo di conoscere le motivazioni per le quali l'amministrazione Tarantini ha adottato questo atto di indirizzo e quante sono in concreto le istruttorie che usufruiranno del suddetto atto di indirizzo. E, in particolare, se anche l'area "La Pietra" usufruirà della "monetizzazione".

"In sostanza – dice il capogruppo Michele di Gregorio - si consente ancora una volta una prassi che nel corso degli ultimi trent'anni ha consentito l'edificazione selvaggia della nostra città: tanto cemento e zero servizi. La famigerata ‘monetizzazione' ha consentito, legittimamente ma inopportunamente, ai costruttori la possibilità di versare nelle casse del Comune il corrispettivo in danaro delle porzioni di suoli che invece, come prevede la legge, avrebbero dovuto cedere al Comune per la realizzazione delle strutture collettive come scuole, parchi, giardini, chiese o parcheggi. Per questo motivo – spiega ancora di Gregorio - i soldi che i costruttori hanno versato al Comune sono stati spesi per soddisfare altre esigenze diverse da quelle per le quali erano stati versati e nella nostra città ci sono tanti palazzi e zero aree pubbliche (soprattutto aree destinate a verde). In conclusione, il provvedimento della prima amministrazione Tarantini renderà quindi impossibile rimediare alla cementificazione selvaggia del passato considerato che permette di cementificare, nel senso letterale del termine, ancora di più il centro abitato cittadino".
Per di più questo atto di indirizzo, emanato dal sindaco Tarantini una settimana prima delle sue dimissioni, consente la ripresa di tale prassi sospesa da un provvedimento emanato dal suo predecessore, Carlo Avantario, il 20 novembre 2002 (numero 39983). Questo si riferiva alle "richieste di realizzazione di interventi edilizi comportamenti la realizzazione di volumetrie, che dovessero pervenire nell'ambito delle zone C di espansione, esterne alla zona edificata B di cui al piano adottato con deliberazione commissariale n. 73 del 26 ottobre 1999" e stabilì, specificatamente, che non si dovevano ritenere "accoglibili gli strumenti urbanistici attuativi che prevedano la ‘monetizzazione' delle aree per urbanizzazioni secondarie, quale possibilità alternativa alla cessione gratuita consacrata per legge".