A rischio la gara dell’Ursus Trani allo stadio

Abruzzese perde la pazienza. Cancelli chiusi. Dal Comune imbarazzante silenzio.

sabato 15 novembre 2008
Il rimpallo di competenze sulla gestione dello stadio Comunale di Trani potrebbe scrivere ouna delle pagine più grottesche degli ultimi anni. Può succedere - ed è più di un'ipotesi - che la seconda squadra di calcio della città, l'Ursus Trani (campionato di Seconda categoria) possa trovare chiuse le porte dell'impianto e non giocare la gara con il Molfetta. Il perché è presto detto.
Da due anni lo stadio è al centro di una serrata trattativa di gestione, effettiva e di fatto, tra la prima squadra cittadina, la Fortis Trani, ed il Comune. Dagli inizi del 2007 l'impianto continua ad essere gestito dalla Fortis con il consenso del Comune, tornato proprietario della struttura dopo la scedenza del contratto triennale di gestione (2004-2006) aggiudicato dalla stessa società sportiva, presieduta all'epoca da Francesco Simone. L'amministrazione da mesi è impegnata con la nuova dirigenza del Trani in una complicata trattativa per dirimere questioni pregresse, legate a situazioni creditorie e debitorie maturate da gennaio 2007 in poi, un mare di carte e fatture dal quale non si riesce a riemergere e che impediscono all'attuale società di partecipare al nuovo bando. Da quando è diventato presidente della Fortis (gennaio 2008), Paolo Abruzzese, si è sobbarcato tutte le spese di manutenzione dell'impianto, non ultimo il rifacimento del manto erboso, appena ultimato. Somme importanti (quasi 60mila euro) che Abruzzese conta di recuperare una volta trovata l'intesa col Comune sulle vecchie pendenze. Il Comune, però, continua a perder tempo in un rimpallo di competenze e responsabilità che si protrae da nove mesi.

In tutto questo c'è l'Ursus che, senza compartecipare delle spese di gestione, da un anno utilizza lo stadio per le sue gare interne. Abruzzese, spazientito dal comportamento dell'amministrazione, ha deciso di non tollerare più questa situazione. La richiesta dell'Ursus di giocare domenica sul terreno appena rifatto (legittima in quanto lo stadio è, di fatto, struttura comunale), è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso: Abruzzese ha annunciato di non voler aprire l'impianto, minacciando di togliere tutte le suppellettili e le attrezzature pagate di tasca sua, comprese le reti delle porte. «Non faccio il custode a nessuno» ha detto Abruzzese, scaricando la patata bollente nelle mani del Comune. A poche ore dalla partita, l'assessore allo sport, Matteo Precchiazzi, da noi interpellato più volte, non ha saputo fornirci spiegazioni e soluzioni: non è dato sapere se il Comune (sulla carta proprietario) abbia copia delle chiavi dello stadio (la Fortis sostiene di sì) e se la ripartizione sia attrezzata per fronteggiare l'emergenza improvvisa con personale e mezzi propri. Biagio Fanelli