Fortis, l’addio di Abruzzese: «Una liberazione»
Intervista esclusiva al presidente uscente del Trani
giovedì 21 febbraio 2013
17.07
Una trattativa lampo, aperta e chiusa (non del tutto ma poco ci manca) nel giro di 20 giorni. Il Trani cambia padrone. In attesa che il notaio completi gli atti propedeutici al passaggio di quote sociali, Paolo Abruzzese parla già da ex presidente della Fortis: «Per me – dice - è stata una liberazione. Non ce la facevo più, sotto tutti i punti di vista. Ringrazio quelle poche persone che mi sono state realmente vicine in tutti questi anni, esco di scena con un'enorme delusione per come sono andate le cose, ma, al tempo stesso, con lo spirito sollevato di chi può finalmente mettersi alle spalle difficoltà e dispiaceri. La città non mi è stata mai vicina, quasi tutti mi hanno voltato le spalle. Fallimento? E' una parola che non mi piace, ma la mia avventura alla guida del Trani può essere definita così».
Dopo aver lasciato la squadra a Pecorelli, Abruzzese staccherà la spina per un po'. «Continuerò a tifare Trani, ma adesso ho bisogno di un po' di riposo. Allo stadio? Tornerò, non so quando ma tornerò, da semplice tifoso, nulla più. Non voglio più saperne nulla di reggere le sorti di una squadra di calcio. In questi anni ci ho rimesso un sacco di soldi, altro che guadagnare come qualche stupido dice. Ho dato tutto me stesso senza ricevere nulla in cambio. Una sconfitta, non c'è che dire».
Dopo aver lasciato la squadra a Pecorelli, Abruzzese staccherà la spina per un po'. «Continuerò a tifare Trani, ma adesso ho bisogno di un po' di riposo. Allo stadio? Tornerò, non so quando ma tornerò, da semplice tifoso, nulla più. Non voglio più saperne nulla di reggere le sorti di una squadra di calcio. In questi anni ci ho rimesso un sacco di soldi, altro che guadagnare come qualche stupido dice. Ho dato tutto me stesso senza ricevere nulla in cambio. Una sconfitta, non c'è che dire».