Fortis salva, futuro da decifrare

Abruzzese: «A Trani non mi vogliono, preferiscono gli abbindolatori»

giovedì 26 aprile 2012 16.10
All'indomani della vittoria con il Gaeta che ha garantito la matematica salvezza della squadra, Paolo Abruzzese torna a parlare. Il presidente, sul sito web della società, commenta il presente ed il futuro del Trani calcio: «Dedico questo traguardo a tutti quelli che amano il Trani, a chi ama il biancazzurro, a chi ci ha aiutato ed a chi piacciono le emozioni che il calcio locale può riservare. Sono poche, ma devo ringraziarle sentitamente. Parte della tifoseria, però, non mi è stata vicina. E' un peccato non poter condividere queste gioie né con loro, né con i politici».

Gli obiettivi stagionali sono cambiati in corsa. Abruzzese non nasconde che si aspettava qualcosa di più dalla sua Fortis: «Volevo fare qualcosa di diverso. Non ne sono stato capace, purtroppo. Accettiamo il verdetto del campo. Per me è poco, certo. Si è fatto quello che si è potuto fare, senza gloria. Abbiamo 41 punti ed è questo quello che meritiamo. Ad agosto speravo in qualcosa di più».

Sul futuro del Trani e sul suo futuro alla guida della società, Abruzzese non si sbilancia: «Abbiamo ancora due partite da giocare. Bisogna prima finire il campionato. Quando l'avremo finito, valuteremo se ci saranno le condizioni ideali per fare calcio in questa città. Pero, mi sa tanto che qui a Trani, per la prossima stagione, non vogliono Paolo Abruzzese. Attendono, invece, un presidente che vada in giro per l'Italia ad abbindolare la gente».

Abruzzese parla anche delle prossime due gare prima del rompete le righe ed in particolare della sfida col Martina: «Domenica cercheremo di onorare questo campionato ed i nostri tifosi, quelli che ci vogliono bene. Quelli che ci vogliono male possono restarsene tranquillamente alle proprie case. La gente che tifa il Trani per davvero verrà allo stadio. Spero in una gran partita, perchè, in tutte le gare con il sottoscritto, si scende in campo solo per vincere. Alle volte non ci riusciamo, ma fa tutto parte del gioco».