«Il Trani? Amore a prima vista. Non sono da solo»

Fortis, intervista esclusiva ad Andrea Pecorelli

giovedì 21 febbraio 2013 17.11
Ad Andrea Pecorelli, 49 anni il prossimo 12 settembre, è bastato meno di un mese per innamorarsi del Trani. Così dice, attraverso un telefono in una confessione di 40 e passa minuti. «Aspetto con impazienza il fax del notaio. Volevo attendere che tutto fosse in regola prima di presentarmi alla città. Abruzzese ha voluto fare tutto di fretta, la cosa non mi è piaciuta ma va bene così. Ormai sono in pista e ballo». A Trani lo ha portato Akis Barzaglia, da diverse settimane a Trani nel ruolo di team manager. Doveva portare qualche sponsor, ha pescato grosso nel Lazio. «E' stato convincente, quando mi ha prospettato l'idea di rilevare il Trani mi ha subito stuzzicato. Per me il calcio è passione. Quando ho visto quei colori e quella scritta sulla gradinata non ho saputo resistere».

Tifosissimo della Lazio (per anni è stato uno della curva nord e vanta il personale record di 307 trasferte al seguito dei biancocelesti), Pecorelli ha già esperienze nel mondo del calcio seppur con alterne fortune ed in piazze più o meno blasonate. Cercando notizie su di lui attraverso la rete si resta un po' interdetti. Non mancano articoli poco benevoli, per usare un eufemismo. «Li ho letti anche io, sono solo calunnie, tramandate di sito in sito attingendo informazioni dai blog dei tifosi, in molti casi non attendibili. Un giornalista è stato anche querelato per ciò che ha scritto. Ne ho lette tante sul mio conto, alcuni racconti sono davvero bizzarri come la mia vicinanza alla cosiddetta cricca di Eboli o il fatto che io sia un bandito. Mi definisco una persona non omologata, affatto stereotipata e che dice sempre ciò che pensa. In alcune piazze sono stato amato per questo, in altre meno. A Messina ad esempio ho lasciato ottimi ricordi». La sua esperienza siciliana gli è costata però un'inibizione di 6 mesi. Colpa di un trasferimento, quello di Arturo di Napoli. «Una vicenda balorda – dice Pecorelli – e che mi ha insegnato come nel mondo del calcio giri gente che dovrebbe vivere ai margini dello sport. Come ho detto ai tifosi del Trani, mi auguro di essere giudicato per ciò che farò. Non pretendo tappeti rossi, da parte mia metterò impegno e passione».

Non vuole essere definito un imprenditore («Sono un onesto lavoratore, non mi piace quel termine»), Pecorelli per ora non si trasferirà a Trani. «La distanza fra Puglia e Lazio non è così devastante. In tre ore e mezza riesco ad essere in città. Di certo scenderò una volta a settimana per tastare il polso della squadra e seguirne le evoluzioni. La domenica invece sarò sempre al fianco dei giocatori, a cominciare dalla gara col Matera. In questi giorni redigeremo l'organigramma societario e individueremo chi sarà sul posto a fare le nostre veci». Il plurale non è maiestatis, perché in questa avventura Pecorelli non sarà da solo. «Sarò supportato da un gruppo di amici, tutti appassionati di calcio e tutti tifosi della Lazio. Ci piacciono le sfide, Trani è stata una scelta di pancia. La classifica è drammatica, proveremo comunque ad inseguire il miracolo. Se le cose dovessero andare male, ci attrezzeremo per un campionato di Eccellenza da vertice.Ai giocatori attuali ho parlato chiaramente: sono tutti sotto esame come il sottoscritto. Voglio gente con le palle, tecnico incluso e soprattutto non voglio sentire parlare di soldi e stipendi non pagati. Ci sono formazioni che hanno vinto in categorie superiori senza prendere un euro. Onorerò tutti gli impegni che dovrò onorare, ma l'impegno sul campo deve venire prima di tutto».

Da onorare – a suo dire – c'è parecchio. «Sono un po' incazzato perché abbiamo trovato una situazione debitoria importante. Nelle ultime ore stanno spuntando dei buchi più larghi del previsto. Lo può scrivere, è la verità. Ma non ci tireremo indietro».