«Noi al Bovio non giochiamo più»
La denuncia della squadra di calcio femminile tranese
domenica 22 giugno 2008
I lavori di risistemazione del campo in terra battuta di via Imbriani furono annunciati, per gennaio, dalla direzione generale del Comune di Trani. Ieri, nel suo intervento di replica, l'assessore allo sport Precchiazzi ha inserito l'impianto fra le priorità dei prossimi tre anni. Il «Bovio» però, nonostante le parole, resta abbandonato a sé stesso. La denuncia stavolta parte dal capitano della squadra di calcio femminile, Irene Spallucci, che ha evidenziato, in una nota, lo stato di pericolosità del campo, il cui manto è ormai caratterizzato da pietre più che da terra.
«Le dimensioni del Bovio - spiega la giocatrice - non sono regolamentari e le recinzioni sono distanti solo un metro dalla linea di gioco, comportando pericolosissimi incidenti. Gli squarci nelle reti permettono a chiunque di poter accedere al campo anche quando il cancello è chiuso, provocando, inoltre la sistematica perdita di palloni dal lato della ferrovia. La base su cui si poggiano è composta da una colata di cemento sopraelevata, un costante pericolo per la nostra incolumità, tenuto conto degli spigoli sporgenti dei muretti».
Capitolo spogliatoi: «Quelli esistenti sono del tutto insufficienti alle necessità delle sei squadre che utilizzano l'impianto. Il numero di piani doccia presenti sono appena sette, uno nella prima stanza e gli altri sei distribuiti equamente nelle altre due. Bisogna ritenersi fortunati se dovessero funzionare tutti. La caldaia, vecchia e malfunzionante, non è in grado di fornire acqua calda sufficiente a coprire il fabbisogno di oltre 100 atleti che quotidianamente accedono al campo».
Un'altra gravissima deficienza della struttura è la mancanza di una stanza di primo soccorso. Al Trani femminile quest'anno è accaduto due volte di dover prestare soccorso ad un'atleta infortunata seriamente: «Mi sono sentito un verme - dice il presidente Lomolino - perchè siamo stati costretti a soccorrerla nel corridoio, in attesa dell'ambulanza».
«Le dimensioni del Bovio - spiega la giocatrice - non sono regolamentari e le recinzioni sono distanti solo un metro dalla linea di gioco, comportando pericolosissimi incidenti. Gli squarci nelle reti permettono a chiunque di poter accedere al campo anche quando il cancello è chiuso, provocando, inoltre la sistematica perdita di palloni dal lato della ferrovia. La base su cui si poggiano è composta da una colata di cemento sopraelevata, un costante pericolo per la nostra incolumità, tenuto conto degli spigoli sporgenti dei muretti».
Capitolo spogliatoi: «Quelli esistenti sono del tutto insufficienti alle necessità delle sei squadre che utilizzano l'impianto. Il numero di piani doccia presenti sono appena sette, uno nella prima stanza e gli altri sei distribuiti equamente nelle altre due. Bisogna ritenersi fortunati se dovessero funzionare tutti. La caldaia, vecchia e malfunzionante, non è in grado di fornire acqua calda sufficiente a coprire il fabbisogno di oltre 100 atleti che quotidianamente accedono al campo».
Un'altra gravissima deficienza della struttura è la mancanza di una stanza di primo soccorso. Al Trani femminile quest'anno è accaduto due volte di dover prestare soccorso ad un'atleta infortunata seriamente: «Mi sono sentito un verme - dice il presidente Lomolino - perchè siamo stati costretti a soccorrerla nel corridoio, in attesa dell'ambulanza».