Un calcio alla diffidenza ed al razzismo in piazza Sant’Agostino
Triangolare fra albanesi, marocchini e algerini. «Siamo tutti fratelli»
sabato 5 giugno 2010
Un calcio all'odio, un calcio alle tensioni degli ultimi mesi. «Non siamo criminali, siamo tutti fratelli». Albanesi, marocchini e algerini si ritrovano gli uni contro gli altri. Stavolta non raccontiamo di risse, ma di un torneo di calcetto, organizzato in piazza Gradenigo dall'Asi Bat per richiamare l'attenzione sui rapporti fra cittadini stranieri, ritenuti dall'opinione pubblica sempre colpevoli di qualsiasi cosa accada nella zona. Raimondo Lima, presidente provinciale di Alleanza sportiva italiana, non a caso ha voluto cominciare da qui il cammino estivo dell'Ente di promozione sportiva del Coni. «Abbiamo voluto inaugurare la stagione estiva – dice - dando un forte segnale politico e sociale immergendoci nella realtà di piazza Gradenico: vogliamo che questa piazza torni ad essere quel punto di riferimento ed aggregazione popolare che ha visto in passato i nostri nonni protagonisti. Per noi non può esserci sicurezza se non c'è una sana integrazione».
Sul campo, a rincorrere un pallone, le squadre delle tre nazioni che vantano delle comunità molto radicate sul territorio. Prima del match, alcuni rappresentanti si prestano alle domande di Traniweb. «Nell'ultimo periodo – dice un albanese – ci siamo sentiti molto a disagio. Siamo stati accusati di tutto, in realtà i rapporti fra le varie comunità sono buoni. Non bisogna generalizzare e fare di tutta un'erba un fascio. Ci sono state delle liti, è vero, ma sono state scaturite da poche persone. Per colpa di qualcuno siamo stati tutti etichettati come pericolosi. Di noi si parla sempre male, nessuno racconta le cose buone che facciamo ogni giorno, dei buoni risultati che ottengono i nostri figli a scuola, dell'impegno che tutti noi mettiamo nel mondo del lavoro. In questo ci sentiamo enormemente penalizzati».
Qualcun altro parla del problema del razzismo. «Avverto una certa diffidenza nei nostri confronti. Quando dico che sono albanese molte porte si chiudono, le persone si fidano poco, cambiano subito atteggiamento. E questo è sbagliato. A Trani e nel sud questi casi sono molto minori rispetto a quanto accade alle nostre comunità presenti nel nord dell'Italia ed in padania. Anche qui, però, avvertiamo il disagio di essere considerati dei diversi, delle persone da evitare».
LA GALLERIA FOTOGRAFICA
Per la cronaca, ad aggiudicarsi il triangolare è stata la squadra del Marocco, seconda l'Albania e terza l'Algeria.
Sul campo, a rincorrere un pallone, le squadre delle tre nazioni che vantano delle comunità molto radicate sul territorio. Prima del match, alcuni rappresentanti si prestano alle domande di Traniweb. «Nell'ultimo periodo – dice un albanese – ci siamo sentiti molto a disagio. Siamo stati accusati di tutto, in realtà i rapporti fra le varie comunità sono buoni. Non bisogna generalizzare e fare di tutta un'erba un fascio. Ci sono state delle liti, è vero, ma sono state scaturite da poche persone. Per colpa di qualcuno siamo stati tutti etichettati come pericolosi. Di noi si parla sempre male, nessuno racconta le cose buone che facciamo ogni giorno, dei buoni risultati che ottengono i nostri figli a scuola, dell'impegno che tutti noi mettiamo nel mondo del lavoro. In questo ci sentiamo enormemente penalizzati».
Qualcun altro parla del problema del razzismo. «Avverto una certa diffidenza nei nostri confronti. Quando dico che sono albanese molte porte si chiudono, le persone si fidano poco, cambiano subito atteggiamento. E questo è sbagliato. A Trani e nel sud questi casi sono molto minori rispetto a quanto accade alle nostre comunità presenti nel nord dell'Italia ed in padania. Anche qui, però, avvertiamo il disagio di essere considerati dei diversi, delle persone da evitare».
LA GALLERIA FOTOGRAFICA
Per la cronaca, ad aggiudicarsi il triangolare è stata la squadra del Marocco, seconda l'Albania e terza l'Algeria.