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I Dialoghi di Trani, ultimo appuntamento

domenica 2 ottobre 2005
Ore 18.00 Ingresso Libero
Castello Svevo <a href=/turismo/monumenti/36.html>[SCHEDA INFO]</a>

Da venerdì 30 settembre a domenica 2 ottobre tornano, nelle splendide sale del Castello Svevo, i Dialoghi di Trani: l'appuntamento con i libri e le riflessioni a più voci, all'insegna dello scambio di idee e della disponibilità al confronto e alla comprensione reciproca. Organizzata dall'Associazione Culturale "La Maria del Porto", con l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica, e in collaborazione con Regione Puglia, Comune di Trani, Fondazione Cassa di Risparmio di Puglia, Soprintendenza per i Beni Architettonici e per il Paesaggio delle Province di Bari e Foggia, la manifestazione tranese, alla sua quarta edizione, è ormai consolidata, nel panorama dell'offerta culturale estiva, come unica tappa del Sud – in una regione in pieno rinascimento culturale come la Puglia – che coniuga la valorizzazione dell'identità locale all'approfondimento di interesse nazionale. Unendo la discussione pubblica tra protagonisti della scena internazionale a una vasta offerta di iniziative mirate alla promozione di un territorio con un'antica tradizione culturale, l'avventura innovativa dei Dialoghi si è fatta apprezzare per l'impegno a sperimentare nuove forme di promozione, aggregazione e partecipazione culturale.

domenica 2 ottobre - ore 11.30
Fare a meno del petrolio?
Dialogo tra Alberto Clô e Stefano Silvestri
Coordina Marino Sinibaldi
Le più ottimistiche previsioni ci dicono che il petrolio, agli attuali ritmi di sviluppo, non può bastare che per 50-60 anni. Con quali combustibili si sposteranno e si riscalderanno i nostri figli è un problema tecnologico. Quello che è certo è che non si può immaginare che sei miliardi di persone possano usare il petrolio come fa l'Occidente oggi.

domenica 2 ottobre - ore 11.30
Epiméteo ritrovato
Dialogo tra Alfredo Mantica e Nichi Vendola
Coordina Piero Dorfles
Se non si pongono limiti allo sviluppo dell'Occidente, se non si immagina una redistribuzione meno iniqua delle risorse, se i paesi più ricchi non si fanno carico dello sviluppo di quelli più poveri, cosa eviterà emigrazioni di massa e conflitti sempre più violenti? Dopo aver sviluppato tanta tecnologia, gli stati più avanzati e industrializzati, forse, devono maturare anche nuove forme di solidarietà e far sviluppare non solo le capacità tecniche, ma soprattutto le capacità politiche e culturali necessarie a immaginare un futuro compatibile con risorse limitate e un benessere diffuso.

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