Palazzo Beltrani
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Cultura e spettacoli

Il poeta della luce Ferruccio Ferroni a Palazzo delle Arti Beltrani

sabato 1 agosto 2020 fino a domenica 11 ottobre
dal martedì alla domenica, 16.00 – 20.00 Ingresso su prenotazione
Palazzo Beltrani
Dal primo agosto al 13 settembre 2020, Palazzo delle Arti Beltrani a Trani (BT) ospita "Ferruccio Ferroni Fotografie", una selezione di cinquanta immagini provenienti dall'archivio del fotografo marchigiano Ferruccio Ferroni, nell'anno in cui ricorre il centenario della sua nascita. La mostra, visitabile dal martedì alla domenica, dalle ore 16.00 alle 20.00, ricalca il percorso dell'artista dall'esordio alle opere contemporanee, attraverso l'analisi di alcuni dei temi pilastro della sua ricerca tra cui i ritratti, il paesaggio e la materia, e rivela la propria unicità nella scelta dei curatori Alessia Venditti e Marcello Sparaventi, condivisa con la famiglia dell'artista, di inserire nel percorso espositivo alcune opere del contemporaneo Piero Percoco (Sannicandro di Bari, classe 1987), poste in un ideale dialogo atemporale con quelle ferroniane.

L'intento è quello di caratterizzare l'esposizione legandola al territorio pugliese e mostrare quanto la ricerca di Ferroni, che ha origine all'inizio degli anni Cinquanta, abbia una forza estetica e comunicativa assolutamente attuale. Inoltre, esattamente come Ferruccio Ferroni durante la sua vita fotografica in bianco e nero, anche Percoco (fedelissimo, invece, al colore) sviluppa la propria ricerca nel suo ambito territoriale di provenienza. Il legame con la terra natia è dunque un altro anello che congiunge questi due interpreti della fotografia italiana d'autore. Definito il poeta della luce, con l'obiettivo prima di un'Hasselblad, poi di una Leica, Ferruccio Ferroni è riuscito a trasformare la fotografia in uno strumento che ha reso più pregevole e luminoso il mondo.

Nato a Mercatello sul Metauro nel 1920 e scomparso a Senigallia nel 2007, Ferruccio Ferroni sarà impegnato in prima persona negli eventi del secondo conflitto mondiale. Dopo l'esperienza dolorosa della guerra, si avvicina alla fotografia e la esercita per tutta la vita parallelamente all'attività di avvocato; ne deriva un'importante produzione fotografica che, pur svolgendosi in ambito amatoriale, si caratterizza per un rigore e un equilibrio propri del professionismo. Nel 1948 conosce il maestro della lirica tonale in fotografia Giuseppe Cavalli, capostipite della fotografia artistica italiana, già da tempo impegnato in un'intensa attività divulgativa, ne diviene allievo e più avanti fedele stampatore. Cavalli, fondatore assieme a Mario Finazzi, Ferruccio Leiss, Federico Vender e Luigi Veronesi del gruppo fotografico "La Bussola", sarà altresì artefice dell'incontro con Paolo Monti, del cui circolo veneziano "La Gondola" Ferruccio Ferroni farà parte dal 1952 al 1954.

Le immagini di Ferruccio Ferroni si caratterizzano dapprima per i toni alti dell'high key cavalliano e successivamente per i forti contrasti di matrice montiana. Concepite in ambito associazionistico e maturate in seno all'ininterrotto processo conoscitivo del proprio autore, le sue fotografie sono testimonianze di un'epoca in cui la fotografia italiana è impegnata nel dibattito sull'affermazione della propria artisticità.

«Cercava di far convivere la passione con la professione: la sua era una personale necessità creativa per condurre una ricerca di altissimo livello estetico, ben strutturata, elegante, emozionale», spiega Alessia Venditti, storica della fotografia e già curatrice della mostra al MLAC di Roma «Ferruccio Ferroni. Fotografie», a lui dedicata nel 2019. Spiagge, cabine, ballerini, piccole imbarcazioni, scorci di edifici, anche volti, in mille tonalità di grigi: ogni foto — stampata da lui stesso — era un disegno nitido, pulito, come un'incisione a punta secca. Durante il suo periodo figurativo o «dello spirito» - così lo definiscono Venditti e Marcello Sparaventi, già curatori della mostra «Spirito e materia. Ferruccio Ferroni fotografie dal 1948 al 2005» del 2014 - ottiene importanti riconoscimenti, vincendo il premio Grand Concours International de Photographie, organizzato nel 1950 dalla rivista «Camera» di Lucerna, e partecipa a mostre, fra cui l'Esposizione Internazionale Fotografica di Milano nel 1952, la Mostra della Fotografia italiana a Firenze nel 1953 o la Subjektive Fotografie 2 di Saarbrucken in Germania negli anni 1954-1955.

Dal 1957 a 1984 Ferroni si allontanerà dall'associazionismo, dai circoli fotografici e dai circuiti espositivi per dedicarsi esclusivamente all'attività forense. In questo periodo, lungi dall'abbandonare il suo interesse per la fotografia, realizza diapositive dai toni squisitamente domestici, ma memori della produzione in bianco e nero. Tali immagini, rimaste a lungo inedite, sono state pubblicate per la prima volta nel 2014 nel volume Nel silenzio. Ferroni a colori, a cura di Marcello Sparaventi e Alberto Masini.

Diviene Maestro della Fotografia nel 1996 e Autore dell'anno nel 2006 per la FIAF (Federazione Italiana Associazioni Fotografiche), le sue immagini sono oggi conservate presso l'archivio di famiglia a Senigallia (AN), il Museo Folkwang di Essen, il Gabinetto delle Stampe della Biblioteca Nazionale di Parigi, il Museo d'Arte Moderna dell'Informazione e della Fotografia del Comune di Senigallia, la Fondazione Italiana per la Fotografia di Torino, la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche e il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze.

Due importanti mostre precedono quella tranese: la prima tenutasi presso il Museo Laboratorio di Arte Contemporanea dell'università Sapienza a Roma e la seconda nel Museo di Storia della Mezzadria Sergio Anselmi di Senigallia, entrambe datate 2019 e a cura di Alessia Venditti. L'esposizione di Palazzo delle Arti vuole omaggiare l'avvocato fotografo con un allestimento pensato ad hoc per il centenario, a cura di Alessia Venditti, già curatrice della mostra con le opere di Tina Modotti ospitata negli stessi spazi e che ha riscosso grande successo di pubblico, e con la preziosa collaborazione di Marcello Sparaventi, presidente di Centrale Fotografia (Fano) e dell'archivio Ferroni di Senigallia. Il progetto espositivo, site specific, pensato proprio in funzione degli spazi tranesi, comprende una selezione di cinquanta immagini in bianco e nero stampate dall'autore ed incorniciate secondo sue precise indicazioni, un video che ne illustra la produzione a colori e alcune opere di Piero Percoco che riaprono un dialogo con la contemporaneità.

Palazzo delle Arti Beltrani assicura l'accesso alla mostra in assoluta sicurezza, andando anche oltre i nuovi parametri e tutte le linee guida ministeriali e regionali. Oltre alla presenza di distributori con soluzioni igienizzanti e alle costanti operazioni di pulizia, in rispetto del protocollo per il contenimento della diffusione del Covid-19, infatti, una sanificazione con l'azione automatica di generatori di ozono è eseguita quotidianamente nell'intera struttura museale per tutti gli 8 mila metri cubi della struttura, rigorosamente nelle ore di chiusura del Palazzo. Un caso unico ad ora nelle strutture museali di questa estensione.

Per accedere alla mostra, proprio in ossequio alle norme anti Covid, è necessaria la prenotazione al seguente link: https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSf2Ey4hAxWn339h0YzTXDj2rqk1tRhEhvywS6-T0afIkB0kiw/viewform.

Il primo agosto, giorno di apertura della mostra, sempre previa prenotazione, alle ore 20:00, nella suggestiva Corte Davide Santorsola del Palazzo, vi sarà la presentazione del progetto espositivo e la conversazione con i curatori, Alessia Venditti e Marcello Sparaventi, con l'intervento dell'artista ospite Piero Percoco.

FERRUCCIO FERRONI
Nasce a Mercatello sul Metauro (PU) nel 1920 e scompare a Senigallia nel 2007.
Dopo l'esperienza dolorosa della guerra, la prigionia in Germania e il ricovero presso il sanatorio di Forlì per aver contratto una tubercolosi, nel 1953 si laurea in giurisprudenza ed esercita la professione di avvocato fino al 1992. Si avvicina alla fotografia e la esercita parallelamente all'attività forense, dando vita ad un'ampia produzione. Maestro della Fotografia nel 1996 e Autore dell'anno nel 2006 per la FIAF - Federazione Italiana Associazioni Fotografiche - Ferruccio Ferroni è stato premiato al Grand Concours International de Photographie del 1950 organizzato dalla rivista Camera di Lucerna e ha partecipato all'Esposizione Internazionale Fotografica di Milano del 1952, alla Mostra della Fotografia italiana di Firenze nel 1953 e alla Subjektive Fotografie 2 di Saarbrucken nel 1954/1955. Le sue opere sono oggi conservate presso l'archivio di famiglia, il Museo Folkwang di Essen, il Gabinetto delle stampe della Biblioteca Nazionale di Parigi, il Museo d'Arte Moderna dell'Informazione e della Fotografia del Comune di Senigallia, la Fondazione Italiana per la Fotografia di Torino, la Federazione Italiana Associazioni Fotografiche e il Museo di Storia della Fotografia Fratelli Alinari di Firenze.

PIERO PERCOCO è un giovane fotografo pugliese.
Nato a Bari, da bambino ha trascorso qualche mese in Venezuela, ma ha sempre vissuto a Sannicandro (Ba), piccolo paese di provincia. Percoco scatta con gli occhi, prima che con lo strumento fotografico, occhi spalancati e curiosi e la fotografia non è che un'estensione della sua intuizione visiva. Il suo è un flusso ininterrotto di immagini, pezzi di realtà narrata attraverso la scelta di luci e colori scintillanti. I soggetti sembrano possedere una forza perturbante, ma una visione prolungata di questi scatti evidenzia la capacità dell'autore di avvicinarsi al soggetto e di sorprenderlo in pose prive di artificio. I dettagli, invece, assumono proporzioni variabili e dall'effetto sorprendente: mani, piedi, piccoli animali e oggetti d'uso quotidiano diventano la parte di un tutto fortemente espressivo, "parlante". D'altronde l'attenzione al dettaglio, a volte buffo, altre tragico, è la spia di uno sguardo indagatore, con il quale Piero Percoco raccoglie orgogliosamente le sue storie e le mette insieme, conferendo loro dignità e valore universale. Al lettore attento di queste storie viene suggerito di immaginare cos'è accaduto un attimo prima e cos'accadrà un attimo dopo lo scatto.
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