Cultura e spettacoli
"Odio ergo sum: le parole sono armi?", incontro in biblioteca
giovedì 23 novembre 2017
Dalle 18
Biblioteca
"Odio ergo sum: le parole sono armi?" è il titolo del terzo appuntamento di "Conoscere per cambiare", il ciclo di incontri ideati e promossi dall'assessore alle culture della Città di Trani. L'incontro si terrà giovedì 23 novembre alle ore 18 presso la biblioteca comunale di Trani e vedrà la partecipazione, oltre che dell'assessore alle culture, Felice Di Lernia, di Luigi Pannarale, avvocato e professore ordinario di sociologia del diritto presso il dipartimento di giurisprudenza dell'università di Bari "Aldo Moro", e di Michele Laforgia, avvocato e penalista, in veste di relatori.
Negli ultimi anni si assiste alla crescita spettacolare del ricorso ai discorsi d'odio, o hate speech, discorsi che cercano di incitare al pregiudizio, all'odio, alla paura, alle discriminazioni o persino alla violenza contro una persona o gruppo di persone sulla base di alcune caratteristiche: "razza", età, genere, scelte sessuali, appartenenza linguistica, religiosa, culturale o sociale ed altro.
La discussione, spesso strumentale, tra libertà di parola e di espressione e discorsi di odio, assieme alla emergente egemonia culturale delle retoriche razziste, impedisce alle volte di individuare chiaramente le ragioni del successo del populismo, sia sul piano ideologico che della rappresentanza.
Per depotenziare la pervasività e la popolarità dei discorsi d'odio è quindi necessario costruire le condizioni perché chiunque faccia ricorso alle parole d'odio sia portato a sentirsi "fuori gioco", non accettato, isolato.
Lavorare per contrastare il discorso dell'odio significa lavorare sulle mentalità che lo producono, e per cambiare le mentalità bisogna lavorare sull'educazione di tutti: nelle scuole, sui luoghi di lavoro, nel mondo della comunicazione.
Negli ultimi anni si assiste alla crescita spettacolare del ricorso ai discorsi d'odio, o hate speech, discorsi che cercano di incitare al pregiudizio, all'odio, alla paura, alle discriminazioni o persino alla violenza contro una persona o gruppo di persone sulla base di alcune caratteristiche: "razza", età, genere, scelte sessuali, appartenenza linguistica, religiosa, culturale o sociale ed altro.
La discussione, spesso strumentale, tra libertà di parola e di espressione e discorsi di odio, assieme alla emergente egemonia culturale delle retoriche razziste, impedisce alle volte di individuare chiaramente le ragioni del successo del populismo, sia sul piano ideologico che della rappresentanza.
Per depotenziare la pervasività e la popolarità dei discorsi d'odio è quindi necessario costruire le condizioni perché chiunque faccia ricorso alle parole d'odio sia portato a sentirsi "fuori gioco", non accettato, isolato.
Lavorare per contrastare il discorso dell'odio significa lavorare sulle mentalità che lo producono, e per cambiare le mentalità bisogna lavorare sull'educazione di tutti: nelle scuole, sui luoghi di lavoro, nel mondo della comunicazione.