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A Trani nessuna intossicazione da tonno rosso: testate nazionali inducono all'equivoco

La notizia, riguarda invece l'azione della procura di Trani che ha contribuito a individuare e arrestare i sofisticatori

Attenzione ai titoli, perché sbattere mostri in prima pagina è molto più facile di quel che sembri: quel che è difficile e poi smentire ciò che appare, e a partire dalla notizia pubblicata su Sky TG24 che inequivocabilmente titola "Trani, intossicati per tonno rosso", ripresa poi tal quale da tante testate nazionali, e oggi anche da Repubblica (Trani: "Niente morti per questo tonno, è stato un miracolo: così parlavano nel laboratorio che dava l'ok al pesce) e sul sito di Antenna Sud (Trani "Tonno adulterato, intercettazioni Shock: "Vivi per miracolo") risulta davvero difficile.

E' vero che, aperti gli articoli on line l'equivoco è risolto perchè viene evidenziato cosa centri Trani con questa brutta storia di frode alimentare a rischio della incolumità della gente, rischio consapevole; ma è inutile negare che la gran parte dei lettori on line si ferma, scorrendo le pagine dei quotidiani, soltanto ai titoli: dai quali, in questo caso, quel che appare è che a trani ci sia un sistema che smercia nei ristoranti pesce crudo potenzialmente letale. La vicenda è questa, in realtà: dalla Procura di Trani è partita l'inchiesta che ha portato in carcere cinque persone - tre sono i vertici della Ittica Zu Pietro Srl e della Izp processing di Bisceglie e due della Innovatio Srl e Studio summit Srl di Avellino — e sei agli arresti domiciliari. Per altre sette sono stati disposti divieti e obblighi di dimora, accusate, a vario titolo, di associazione per delinquere finalizzata all'adulterazione di sostanze alimentari, frode nell'esercizio del commercio e falsità ideologica commessa dal privato in atto pubblico, oltre l'esecuzione di un decreto di sequestro di beni da 5,2 milioni di euro, corrispondente al valore della merce venduta, e il sequestro delle imprese ittiche e dei relativi beni aziendali.

I carabinieri del Nas hanno verificato che il prodotto ittico veniva decongelato e adulterato con nitriti e nitrati, sostanze non consentite che servivano per esaltarne l'aspetto e il colore ma, in tal modo, diventava letale per la salute dei consumatori.

«Me li sogno la notte i cristiani che si sentono male...Nessuno ci ha lasciato le penne solo per grazia del Signore: non mangiare pesce crudo». Parlava così la dipendente di una società che certificava la bontà del tonno pinne gialle immesso sul mercato da due aziende ittiche di Bisceglie nonostante fosse stato adulterato. E mai consiglio fu più azzeccato, perché in effetti molte delle persone che avevano mangiato quel pesce si erano sentite male e alcune addirittura erano finite in rianimazione. Proprio dalle intossicazioni avvenute in diverse parti d'Italia è partita l'inchiesta Albacares (dal nome del tonno messo in commercio) della Procura di Trani, che ha portato cinque persone in carcere.
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