Eventi e cultura
A vent'anni dalla scomparsa di Massimo Rao una mostra alla "Michelangiolo"
La carriera del pittore e disegnatore ebbe inizio da Trani
Trani - venerdì 18 novembre 2016
Comunicato Stampa
Dal 20 novembre al 6 gennaio si svolgerà una mostra dedicato all'artista Massimo Rao nella corniceria d'arte "Michelangiolo" di via Giovanni Bovio, 186.
Massimo Rao artista, amico fraterno, uomo colto è morto 20 anni fa. «Il suo percorso artistico, iniziato in questa città e nella nostra galleria, ha avuto sempre - dicono gli organizzatori - una componente onirica preminente che lo accomunava ad altri pittori di grande talento ma forse un po' dimenticati: Tommasi Ferroni, Clerici, Annigoni, Donizzetti e De Stefano. L'invenzione mai scontata e sempre sicura, la tecnica superlativa coltivata sui maestri antichi la capacità intelligente di dare significato ai suoi quadri che non sono una ripetizione meccanica di quello già visto, sono peculiarità che Rao non ha mai perso. Massimo Rao è stato disegnatore pittore incisore straordinario, pieno di fantasia mai citazionista. La sua opera era radicata in stratificazioni culturali di grande tradizione: la Napoli di Bernardo Cavallino e Ribera, il manierismo toscano del Pontormo e il gusto nordico di Dürer, Van Eyck e Grünewald. A prima vista si direbbe - proseguono - che sopra ogni cosa prediliga il drappeggio: i suoi personaggi sono sempre immersi in panneggi ampi e gonfi avvolti a più riprese intorno al corpo e al capo. Poi ci si rende conto di altri particolari: nei suoi quadri appaiono maschere appese a un filo lune piene misteriose immerse in paesaggi solitari e scabri del nostro o di un altro pianeta…e poi la malinconia, un altro dei suoi tratti ricorrenti. Malinconia negli sguardi, negli atteggiamenti di abbandono nella solitudine di personaggi senza tempo, le cose non sono come appaiono nascondono sempre infinite storie, inquiete memorie, sogni non ancora sognati. Ricordo quando mi confessò che nella pittura bisogna essere spietati: continuare a togliere anziché aggiungere, è una disciplina che porta alla conoscenza di se stessi e a scoprire i propri limiti. Questa mostra vuole essere - concludono - un contributo a preservare il suo ricordo e la sua opera».
Massimo Rao artista, amico fraterno, uomo colto è morto 20 anni fa. «Il suo percorso artistico, iniziato in questa città e nella nostra galleria, ha avuto sempre - dicono gli organizzatori - una componente onirica preminente che lo accomunava ad altri pittori di grande talento ma forse un po' dimenticati: Tommasi Ferroni, Clerici, Annigoni, Donizzetti e De Stefano. L'invenzione mai scontata e sempre sicura, la tecnica superlativa coltivata sui maestri antichi la capacità intelligente di dare significato ai suoi quadri che non sono una ripetizione meccanica di quello già visto, sono peculiarità che Rao non ha mai perso. Massimo Rao è stato disegnatore pittore incisore straordinario, pieno di fantasia mai citazionista. La sua opera era radicata in stratificazioni culturali di grande tradizione: la Napoli di Bernardo Cavallino e Ribera, il manierismo toscano del Pontormo e il gusto nordico di Dürer, Van Eyck e Grünewald. A prima vista si direbbe - proseguono - che sopra ogni cosa prediliga il drappeggio: i suoi personaggi sono sempre immersi in panneggi ampi e gonfi avvolti a più riprese intorno al corpo e al capo. Poi ci si rende conto di altri particolari: nei suoi quadri appaiono maschere appese a un filo lune piene misteriose immerse in paesaggi solitari e scabri del nostro o di un altro pianeta…e poi la malinconia, un altro dei suoi tratti ricorrenti. Malinconia negli sguardi, negli atteggiamenti di abbandono nella solitudine di personaggi senza tempo, le cose non sono come appaiono nascondono sempre infinite storie, inquiete memorie, sogni non ancora sognati. Ricordo quando mi confessò che nella pittura bisogna essere spietati: continuare a togliere anziché aggiungere, è una disciplina che porta alla conoscenza di se stessi e a scoprire i propri limiti. Questa mostra vuole essere - concludono - un contributo a preservare il suo ricordo e la sua opera».