Vita di città
Addio "Ricuccio"
Il ricordo dello storico custode dello stadio
Trani - venerdì 28 settembre 2007
Federico Decimo «Ricuccio», storico custode dello stadio di Trani, se n'è andato in punta di piedi, discreto come lo è sempre stato sul terreno del Comunale, qualcosa in più di una seconda casa. Nell'impianto di via Coarto ha trascorso buona parte della sua vita. Figlio di Umberto, primo custode del Comunale, aveva abitato nella costruzione posta di fronte al cancello del vecchio ingresso, abbattuta agli inizi degli anni '50. Anche per questo motivo, «l'essere cresciuto nello stadio» diventa qualcosa in più di una semplice frase circostanziata.
«Ricuccio, prima ancora di essere stato un dipendente comunale, era un grande amante di Trani». Lo ricorda così Franco Caffarella, consigliere comunale e corrispondente da Trani de «La Gazzetta» per molti anni: «Lo abbiamo apprezzato in tanti, dai ragazzi delle giovanili, al campione o alle campionesse del calcio femminile. Sempre attento a che il suo campo fosse una bomboniera, ha conosciuto le penne più affermate del giornalismo sportivo durante la permanenza del Trani in serie B, ma anche i tanti giovani cronisti, me compreso, che da lui ascoltavamo gli aneddoti delle gesta epiche della Polisportiva e della serie cadetta. È sempre stato un lavoratore professionale, anche se il Trani era in Promozione. Anche per questo lo hanno rispettato i tifosi di tutte generazioni. Il mio ricordo va ai tanti pomeriggi passati allo stadio. È stato un "illustre custode" di una Trani sportiva che rimpiangiamo tutti con nostalgia».
«Ricuccio» viene unanimemente ricordato come una persona speciale. Mimmo Lamia Caputo, portiere degli anni più significativi della storia del Trani, non ha esitazioni quando gli si chiede di trovare degli aggettivi per trattegiarne il profilo: «Una persona eccezionale, un gran lavoratore, un ottimo consigliere. Adorava stare con i calciatori, era sempre con noi. Lo conoscevo dall'età di 13 anni, era un personaggio di una straordinaria umanità e perseveranza». Ricordi legati al campo tanti, tantissimi. «Aveva - dice Lamia Caputo - una particolare avversione per gli ex. Quando un giocatore della Polisportiva tornava a Trani da avversario, era spietato. Si piazzava dietro la porta e lo prendeva di mira fino all'esasperazione cercando in ogni modo di portargli sfortuna. Poi, finita la partita, il discorso era chiuso, ma per 90' era una vera persecuzione». Con i giocatori era sempre disponibile e schietto anche quando questi lo prendevano in giro per la sua leggera balbuzia. Molti lo ricordano come un papà acquisito, altri come il proprietario incontrastato di uno stadio che apriva di primo mattino e lasciava, per ultimo, a tarda sera.
Una persona speciale «Ricuccio». Da bambino fu mascotte del Trani degli anni '30. Del Trani era stato tifoso e giocatore anche se non era andato mai al di là delle formazioni giovanili. In prima squadra riuscì a giocare solo una partita, da ala destra, nell'ultima giornata del campionato 1947-48 di Prima divisione pugliese (l'Eccellenza di allora): il Trani fu scontitto per 5-0 a Palese. Un altro mondo, il suo mondo, che da oggi ci mancherà come non mai.
«Ricuccio, prima ancora di essere stato un dipendente comunale, era un grande amante di Trani». Lo ricorda così Franco Caffarella, consigliere comunale e corrispondente da Trani de «La Gazzetta» per molti anni: «Lo abbiamo apprezzato in tanti, dai ragazzi delle giovanili, al campione o alle campionesse del calcio femminile. Sempre attento a che il suo campo fosse una bomboniera, ha conosciuto le penne più affermate del giornalismo sportivo durante la permanenza del Trani in serie B, ma anche i tanti giovani cronisti, me compreso, che da lui ascoltavamo gli aneddoti delle gesta epiche della Polisportiva e della serie cadetta. È sempre stato un lavoratore professionale, anche se il Trani era in Promozione. Anche per questo lo hanno rispettato i tifosi di tutte generazioni. Il mio ricordo va ai tanti pomeriggi passati allo stadio. È stato un "illustre custode" di una Trani sportiva che rimpiangiamo tutti con nostalgia».
«Ricuccio» viene unanimemente ricordato come una persona speciale. Mimmo Lamia Caputo, portiere degli anni più significativi della storia del Trani, non ha esitazioni quando gli si chiede di trovare degli aggettivi per trattegiarne il profilo: «Una persona eccezionale, un gran lavoratore, un ottimo consigliere. Adorava stare con i calciatori, era sempre con noi. Lo conoscevo dall'età di 13 anni, era un personaggio di una straordinaria umanità e perseveranza». Ricordi legati al campo tanti, tantissimi. «Aveva - dice Lamia Caputo - una particolare avversione per gli ex. Quando un giocatore della Polisportiva tornava a Trani da avversario, era spietato. Si piazzava dietro la porta e lo prendeva di mira fino all'esasperazione cercando in ogni modo di portargli sfortuna. Poi, finita la partita, il discorso era chiuso, ma per 90' era una vera persecuzione». Con i giocatori era sempre disponibile e schietto anche quando questi lo prendevano in giro per la sua leggera balbuzia. Molti lo ricordano come un papà acquisito, altri come il proprietario incontrastato di uno stadio che apriva di primo mattino e lasciava, per ultimo, a tarda sera.
Una persona speciale «Ricuccio». Da bambino fu mascotte del Trani degli anni '30. Del Trani era stato tifoso e giocatore anche se non era andato mai al di là delle formazioni giovanili. In prima squadra riuscì a giocare solo una partita, da ala destra, nell'ultima giornata del campionato 1947-48 di Prima divisione pugliese (l'Eccellenza di allora): il Trani fu scontitto per 5-0 a Palese. Un altro mondo, il suo mondo, che da oggi ci mancherà come non mai.