Sanità
Al Bonomo nuova terapia per il Parkinson: nell'équipe due medici di Trani
Si tratta dei primari Giovanni Cozzoli e Michele De Mari
Trani - mercoledì 29 marzo 2017
8.08
Una terapia innovativa che, innanzitutto, migliora la qualità della vita dei malati di Parkinson, soprattutto dal punto di vista dell'autonomia motoria. Si tratta della seconda malattia neurodegenerativa più diffusa dopo il morbo di Alzheimer, i sintomi sono il più noto tremore ma anche veri e propri momenti di blocco nei movimenti. Le terapie farmacologiche classiche col passare del tempo risultano essere meno soddisfacenti, ed è così che si ricorre alla chirurgia con la stimolazione dei nuclei profondi celebrali oppure, da alcuni anni, alla PEG/PEJ, per la somministrazione continua intestinale del farmaco levodopa/carbidopa direttamente nell'intestino. Ad Andria il primo impianto del genere è avvenuto nei giorni scorsi, il "Bonomo" risulta così il terzo centro in Puglia in cui si effettua questo tipo di intervento. Nell'équipe anche due medici tranesi, Michele De Mari (primario della Neurologia) e Giovanni Cozzoli (dell'Endoscopia digestiva).
«Indispensabile il lavoro d'equipe - sottolinea il direttore sanitario del Bonomo, Stefano Porziotta - e la collaborazione tra le unità operative di Neurologia ed Endoscopia, oltre che l'indispensabile supporto di tutto il personale infermieristico».
«Dopo la cosiddetta "luna di miele" con la terapia, dopo 10 o 15 anni, iniziano i veri problemi come le fluttuazioni motorie, cioè la risposta ai farmaci è meno costante per cui si passa da fasi di buona cinesi ed autonomia a fasi di blocco. Spesso quando il paziente, invece, è in "on", cioè sciolto, questa fase positiva può essere comunque inficiata da movimenti involontari, le cosiddette discinesie», spiega De Mari, primario della di Neurologia del Bonomo. Quindi ci vuole un'alternativa che da alcuni anni è appunto la PEG/PEJ.
La paziente numero uno è stata una donna 78enne, da 15 anni almeno affetta dal morbo: una giornata intera passata a prendere farmaci, tra momenti di "on" e "off". Con la Peg la vita della signora, spiegano i sanitari, è sensibilmente migliorata.
«Il tutto avviene in tre fasi, innanzitutto con l'impianto di una PEG, una gastrostomia endoscopica cutanea, praticamente si crea un'apertura a livello dello stomaco. Poi attraverso la PEG viene introdotto un sondino che, infine, si attacca ad una pompa che inietta il farmaco nel corso delle 24 ore. E questo risultato può consentire di gestire una malattia così complicata anche sul nostro territorio», conclude Giovanni Cozzoli, primario dell'Unità operativa di Endoscopia Digestiva di Andria.
«Indispensabile il lavoro d'equipe - sottolinea il direttore sanitario del Bonomo, Stefano Porziotta - e la collaborazione tra le unità operative di Neurologia ed Endoscopia, oltre che l'indispensabile supporto di tutto il personale infermieristico».
«Dopo la cosiddetta "luna di miele" con la terapia, dopo 10 o 15 anni, iniziano i veri problemi come le fluttuazioni motorie, cioè la risposta ai farmaci è meno costante per cui si passa da fasi di buona cinesi ed autonomia a fasi di blocco. Spesso quando il paziente, invece, è in "on", cioè sciolto, questa fase positiva può essere comunque inficiata da movimenti involontari, le cosiddette discinesie», spiega De Mari, primario della di Neurologia del Bonomo. Quindi ci vuole un'alternativa che da alcuni anni è appunto la PEG/PEJ.
La paziente numero uno è stata una donna 78enne, da 15 anni almeno affetta dal morbo: una giornata intera passata a prendere farmaci, tra momenti di "on" e "off". Con la Peg la vita della signora, spiegano i sanitari, è sensibilmente migliorata.
«Il tutto avviene in tre fasi, innanzitutto con l'impianto di una PEG, una gastrostomia endoscopica cutanea, praticamente si crea un'apertura a livello dello stomaco. Poi attraverso la PEG viene introdotto un sondino che, infine, si attacca ad una pompa che inietta il farmaco nel corso delle 24 ore. E questo risultato può consentire di gestire una malattia così complicata anche sul nostro territorio», conclude Giovanni Cozzoli, primario dell'Unità operativa di Endoscopia Digestiva di Andria.