Epaminonda
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Vita di città

Allievi e colleghi piangono Maria Antonietta Epaminonda, insegnó nel Liceo Classico di Trani

Il ricordo di tre suoi alunni, Roberta De Lia, don Natale Albino e Tommaso Alpina

Quando si dice che si porta il destino nel proprio nome: aveva scherzato anche lei, in passato, su quel cognome uguale al nome dell'uomo politico tebano che non si era sottomesso al dominio di Sparta e che Cicerone aveva definito il "primo uomo di Grecia": Maria Antonietta Epaminonda era così, decisa, determinata, indipendente e modernissima già quarant'anni anni fa, nel Liceo Classico F. De Sanctis di Trani, dove è stata insegnante di lettere di generazioni di studenti.

"Come potremmo mai dimenticare al ginnasio quel modo straordinario di farci amare I Promessi Sposi che altrimenti sarebbero stati noiosi e sterili", ricorda un suo alunno: "la lettura di ogni capitolo era animata da tutta la classe, ognuno a rotazione rivestiva un ruolo e una nostra compagna particolarmente espressiva impersonava Manzoni, la voce narrante": metodi che oggi sui social vengono considerati come le nuove frontiere dell'insegnamento, coinvolgente, anche divertente, e che invece la professoressa, dalla cultura vastissima e dalla mente brillante, oltre che da una simpatia travolgente, pur nel suo rigore e nel suo essere molto esigente con i suoi ragazzi, aveva sempre realizzato.

"Una collega indimenticabile e un'amica fidata, da lei non si poteva essere traditi" il dolore per la sua perdita é grande e profondo", ricordano colleghe come le professoressa Isa Scarpelli e Rosanna Gaeta, che con lei hanno condiviso per decenni proprio il liceo classico De Santis di Trani.

Maria Antonietta Epaminonda aveva anche rivestito il ruolo di presidente della sezione Fidapa di Trani per un periodo, ma la sua grande passione, insieme a quella della sua famiglia, è sempre stata la Scuola, alla quale si è dedicata con passione e dedizione profonda.

Il suo incedere elegante e sorridente, la sua camminata decisa, la sua intelligente ironia resteranno nel ricordo di tanti, con quel sorriso e quella voce che ti accoglievano sempre in modo speciale a ogni incontro. Toccante la testimonianza di alcuni alunni tra cui riportiamo quello di Roberta De Lia, Don Natale Albino, Tommaso Alpina.

"Era l'anno della maturità, pochi giorni prima degli scritti, il tuo 10 in greco per ammettermi agli esami e io che non credevo ai miei occhi, tu che mi dicevi sempre: "Robertina, ricordati che il 10 solo al padre eterno", e invece no, ce l'avevo fatta.
Eh già, perché con te le cose bisognava sudarsele, sempre controcorrente, sempre dalla parte di chi ragionava sulle cose, di chi andava oltre il libro testo, di chi si chiedeva il "perché", le storielle a memoria non ti sono mai piaciute, bisognava fare propri i concetti, portaseli dentro come bagaglio personale.
Tu hai fatto la storia del Liceo classico di Trani, tu eri il liceo classico, potevi scrivere libri e libri, sapevi rendere semplici le cose più difficili al mondo, sapevi renderle affascinanti e concrete, non ho mai conosciuto nessuno sapiente come te, tu che traducevi la Bibbia dal greco al latino e un minuto dopo ridevi a crepapelle dei nostri errori, "braccia sottratte all'agricoltura" dicevi.
Per non parlare dei compiti in classe, versioni incomprensibili e la tua solita frase prima di iniziare: "Stavolta giuro che è facilissima" e puntualmente erano tutti 3 e 4.
Eppure se amo il greco è solo grazie a te, se ho scelto di studiare filosofia è solo grazie a te, se il greco non è una lingua morta e mai lo sarà e perché ci sono state persone come te, capaci di lasciare un segno indelebile, grazie prof. per avermi regalato 5 anni intensi e incredibili, per avermi dato quel metodo di studio che non mi ha mai abbandonata e per il tuo sorriso che mi faceva sembrare tutto possibile anche quando spiegavi greco classico alla prima ora.
Grazie Epa, tu non passerai mai
." Roberta


EPAMINONDA

Qualche giorno ha fa, a sera, guidato forse da un'invisibile mano, ho iniziato a rileggere per l'ennesima volta "I promessi sposi", libro che adoro.
Mentre scorrevo il periodare ironico del Manzoni, mi accorgevo di star leggendo con il tono di voce e le pause della Prof.ssa Epaminonda, dalle cui labbra al Ginnasio e al Liceo abbiamo appreso ad amare i classici della letteratura italiana, greca e latina e, con loro, i valori che la "classicità" tramanda. La notizia della sua scomparsa mi ha colto proprio durante quella lettura e, ne sono certo, anche questo non è un caso.
Ho scolpiti nella mente tutti i suoi commenti a Dante, a Manzoni, a Omero: un vero "ginnasio", una palestra di vita. Era severa e rigorosa, così come deve essere chi vuole far crescere gli altri sul serio.
Durante la terza media, alla Scuola Bovio, quando svolgemmo gli incontri di orientamento per scegliere le superiori da intraprendere, dal Liceo Classico ci arrivò la Prof.ssa Epaminonda, così seria e con gli occhiali così scuri da zittirci all'istante (e ce ne voleva!). Mentre gli altri prof si affannavano a spiegare che nella loro scuola si ballava un giorno sì e l'altro pure, c'erano i laboratori pomeridiani, serali e non so quale altro "progetto", l'Epaminonda si limitò a dire con voce calma: "Da noi si studia. Se non volete studiare, non venite da noi". E chi può dimenticare le versioni greche, con stragi di segni blu e rossi? Voleva che si passassero i pomeriggi incollati alla scrivania; che si studiasse sul serio; che si imparasse davvero a tradurre, a parlare, a scrivere, a pensare bene.
E, ben celata dietro quella severa classicità, una grande umanità, animata da una profondissima fede in Gesù. Quando parlava di Dio, commentando la conversione dell'Innominato o il canto 33 del Paradiso, le si illuminavano gli occhi e coinvolgeva tutti. Durante il IV ginnasio (I anno) si accorse che non stavo bene. Mi prese in disparte e mi disse: "Che c'è?". Le dissi che volevo entrare in Seminario e non sapevo cosa fare. Si commosse e rispose che avrebbe fatto di tutto per farmici entrare, parlando a chi di dovere. Cosa che fece davvero, con le sue parole e soprattutto con la sua preghiera. Non che questo significasse uno sconto nei voti, anzi! Da seminarista si aspettava con impazienza almeno il doppio della preparazione. Da sacerdote, ha sempre amorevolmente controllato che puntassi a somigliare a Fra Cristoforo e che neanche per ischerzo avessi un pelo di don Abbondio.
Se oggi sono sacerdote e se ancora provo a migliorarmi, è anche grazie a lei e alla sua fede in Dio, così tanto amato, pregato, raccontato, testimoniato, e - da ieri - contemplato.

"Cosa può far Dio di voi? cosa vuol farne? Un segno della sua potenza e della sua bontà: vuol cavar da voi una gloria che nessun altro gli potrebbe dare" (A. Manzoni, I promessi sposi, cap. XXIII). Don Natale


È difficile riassumere in poche righe i ricordi di una quotidianità durata cinque anni. Ho avuto, infatti, la fortuna di avere la Professoressa Epaminonda per tutti e cinque gli anni del liceo classico, prima al ginnasio per italiano, storia e geografia, e poi durante i tre anni del liceo per greco. La Professoressa Epaminonda aveva un modo personalissimo di coniugare rigore, passione e ironia, che è sicuramente il suo insegnamento più prezioso. Indimenticabili rimarranno le sue lezioni sull'Edipo Re di Sofocle o I limoni di Montale (la luce si fa avara – amara l'anima), la sua passione per la lingua greca che per lei non era affatto una lingua morta, la sua fede salda, e gli aneddoti spassosi con cui intercalava le sue spiegazioni (ce ne sono di memorabili!). Mi sembra ancora di vederla entrare in classe, elegante, con lo smalto rosso fiammante che lasciava qualche traccia qua e là sul registro, accomodarsi alla cattedra e, prima di cominciare la lezione, estrarre dalla borsa un piccolo involto di carta con due – solo due – biscotti al cacao con cui combatteva la sua emicrania."Tommaso


I funerali della professoressa Epaminonda si svolgeranno oggi pomeriggio nella chiesa della Madonna del Pozzo alle 17.00, mentre la salma sosterà nella casa funeraria Delfini fino alle 16:30
  • Liceo De Sanctis
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