Attualità
Amet Trani, Cgil: «L’azienda resti pubblica, è un bene di tutti i cittadini»
Interviene la coordinatrice della camera del lavoro Francesca Bruno dopo aver incontrato i vertici della municipalizzata
Trani - sabato 8 giugno 2024
18.35
L'obiettivo è lavorare affinché l'Amet, l'azienda municipalizzata di Trani, non venga privatizzata. La speranza è che questo rischio possa essere scongiurato e resti pubblica a beneficio del bene comune. La coordinatrice della camera del lavoro, Francesca Bruno, da questo punto di vista è sulla stessa lunghezza d'onda dell'amministratore delegato Angelo Nigretti. Nei giorni scorsi si è svolto un incontro alla presenza della Cgil e dei vertici dell'Amet, al quale hanno partecipato anche la segretaria generale della Filcams Cgil Bat, Tina Prasti, la Filctem, rappresentata dal segretario generale, Pietro Fiorella e da Ignazio Tanzi e Alessandro Lionetti della Filt, tutte categorie coinvolte nella vicenda visto i diversi settori in cui l'Amet opera.
«Stiano puntando ad evitare di perdere un monumento storico, bene patrimoniale della città di Trani dal 1908, un tentativo a cui sta lavorando anche l'avvocato Nigretti per portare la proposta sul tavolo del sindaco Bottaro. Purtroppo nel tempo – commenta Francesca Bruno - la situazione è andata via via deteriorandosi per incuria e disattenzione alla "cosa pubblica" e del mancato ascolto di proposte e visioni critiche, come quella della Cgil che, in più occasioni, ha sollecitato l'adozione di interventi efficaci a partire dagli investimenti di risorse economiche, insieme alla valorizzazione di tutte quelle professionalità, già in possesso del proprio know how a cui assicurare una continua formazione, indispensabile per garantire la sicurezza e la crescita stessa del lavoro, in un contesto tecnologico sempre più avanzato che, inevitabilmente, ruba la scena a vantaggio, forse, di pochi, pensando, oggi, che la privatizzazione sembra essere l'unica soluzione, forse, da attuare».
«Siamo convinti che si sia ancora la possibilità per salvare ciò che è salvabile, dopo un incontro con il vice sindaco Fabrizio Ferrante ci sentiamo di poter dire che c'è qualche spiraglio di apertura e disponibilità ad accogliere la proposta dell'Ad per un'attenta valutazione che richiede del tempo ma che, ci auguriamo, possa servire, si riportano le parole del Sindaco all'indomani della decisione di vendere tutte le utenze entro il 10 gennaio scorso, non a "rimproverarmi per la lentezza nell'arrivare ad una decisione inevitabile" bensì a vedere l'opportunità di prendersi altro tempo, per dire, a se stesso e alla comunità tutta di aver fatto ogni tentativo per scongiurare la fine di una storia. Una valutazione che, si auspica, sia resa pubblica, per consentire, ai diversi attori di questa comunità, la più ampia partecipazione e condivisione. Non si chiede, certamente, di venire a conoscenza delle varie scelte che l'Amministrazione, quotidianamente, adotta, ma, di certo il tema "Amet", vogliamo ricordare è patrimonio dell'intera città di Trani e, per questa ragione, si chiede di partecipare», auspica Bruno.
«Le scelte del management o di un ristretto numero di persone, rischiano di allontanare il cittadino dalla comunità non sentendosi parte integrante dell'ambiente in cui vive, estraniato da questioni che invece lo riguardano, eccome! Ascoltare e dar voce al sistema complesso di relazioni che passa dal tecnico-industriale, al personale dipendente, al politico, al sociale come le presenze sindacali, insieme a quelle delle associazioni, permette – conclude la coordinatrice della camera del lavoro - l'ampliamento di visioni e di con-divisione, necessarie, soprattutto per quelle scelte più difficili che vanno a segnare la storia».
«Stiano puntando ad evitare di perdere un monumento storico, bene patrimoniale della città di Trani dal 1908, un tentativo a cui sta lavorando anche l'avvocato Nigretti per portare la proposta sul tavolo del sindaco Bottaro. Purtroppo nel tempo – commenta Francesca Bruno - la situazione è andata via via deteriorandosi per incuria e disattenzione alla "cosa pubblica" e del mancato ascolto di proposte e visioni critiche, come quella della Cgil che, in più occasioni, ha sollecitato l'adozione di interventi efficaci a partire dagli investimenti di risorse economiche, insieme alla valorizzazione di tutte quelle professionalità, già in possesso del proprio know how a cui assicurare una continua formazione, indispensabile per garantire la sicurezza e la crescita stessa del lavoro, in un contesto tecnologico sempre più avanzato che, inevitabilmente, ruba la scena a vantaggio, forse, di pochi, pensando, oggi, che la privatizzazione sembra essere l'unica soluzione, forse, da attuare».
«Siamo convinti che si sia ancora la possibilità per salvare ciò che è salvabile, dopo un incontro con il vice sindaco Fabrizio Ferrante ci sentiamo di poter dire che c'è qualche spiraglio di apertura e disponibilità ad accogliere la proposta dell'Ad per un'attenta valutazione che richiede del tempo ma che, ci auguriamo, possa servire, si riportano le parole del Sindaco all'indomani della decisione di vendere tutte le utenze entro il 10 gennaio scorso, non a "rimproverarmi per la lentezza nell'arrivare ad una decisione inevitabile" bensì a vedere l'opportunità di prendersi altro tempo, per dire, a se stesso e alla comunità tutta di aver fatto ogni tentativo per scongiurare la fine di una storia. Una valutazione che, si auspica, sia resa pubblica, per consentire, ai diversi attori di questa comunità, la più ampia partecipazione e condivisione. Non si chiede, certamente, di venire a conoscenza delle varie scelte che l'Amministrazione, quotidianamente, adotta, ma, di certo il tema "Amet", vogliamo ricordare è patrimonio dell'intera città di Trani e, per questa ragione, si chiede di partecipare», auspica Bruno.
«Le scelte del management o di un ristretto numero di persone, rischiano di allontanare il cittadino dalla comunità non sentendosi parte integrante dell'ambiente in cui vive, estraniato da questioni che invece lo riguardano, eccome! Ascoltare e dar voce al sistema complesso di relazioni che passa dal tecnico-industriale, al personale dipendente, al politico, al sociale come le presenze sindacali, insieme a quelle delle associazioni, permette – conclude la coordinatrice della camera del lavoro - l'ampliamento di visioni e di con-divisione, necessarie, soprattutto per quelle scelte più difficili che vanno a segnare la storia».