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Bilancio Amet 2004: “Quella dei sindacati è solo un’analisi numerica”

La posizione del C.d.A. sul documento della Rappresentanza Sindacale Unitaria

"L'analisi fatta dai rappresentanti dei lavoratori è basata solo su dati numerici e non ha tenuto minimamente conto delle difficoltà attraversate dall'azienda e da altre società del settore energia nell'ultimo anno, né dell'impegno dell'attuale consiglio di amministrazione nell'ammodernamento delle reti e nell'ottimizzazione dei servizi". E' con questa premessa che il Consiglio d'amministrazione di Amet introduce la propria posizione in merito al documento stilato dai sindacati aziendali a seguito dell'ultima assemblea dei dipendenti e in merito al bilancio di esercizio 2004.

"Per comprendere nel modo esatto i risultati del bilancio 2004 – spiega il Cda – occorre ricordare che dall'aprile dello scorso anno è entrata in vigore, con la liberalizzazione del mercato, la Borsa Elettrica per l'acquisto di energia, mentre è rimasto imposto dall'Autorità per l'Energia il prezzo di vendita al cliente finale. In alcuni mesi del 2004 per l'Amet si è verificato, purtroppo, un saldo negativo, avendo acquistato energia, senza possibilità di scelta, a 82 euro/MWh; la stessa energia è stata poi venduta ai cittadini tranesi a 67 euro/MWh. Tutto questo ha generato un credito da parte dell'Amet nei confronti del Fondo di perequazione nazionale per circa 700.000 euro, somma che il Cda, prudenzialmente, non ha inserito in bilancio nella voce dei ricavi, poiché la procedura di riconoscimento del credito da parte dell'Aeg è tuttora in corso. Sarebbe bastata questa sola voce per modificare in modo consistente il risultato di bilancio. Ma vi è di più, in quanto questo Cda ha proposto ricorso al Tar Lombardia, unitamente ad altre aziende di Milano e Torino, avverso le delibere 5/2004 e 96/2004 dell'Aeg, che hanno compresso i ricavi della distribuzione di energia: il ricorso è stato vinto ed è stato riconosciuto all'Amet il diritto di recuperare somme fino al 40% di quanto pagato nel 2004".

"Chiariti questi aspetti dell'attività dell'azienda – aggiunge il Cda – che sicuramente faranno leggere il bilancio con un'ottica diversa, va sottolineato che l'attuale gestione, ben consapevole che sono terminati i facili guadagni dei tempi in cui si lavorava in regime di "monopolio", è impegnata in un'opera di razionalizzazione delle spese, comprese quelle del personale, e in una organizzazione gestionale finalizzata ad acquisire al meglio l'energia per proporsi sul mercato anche per vendere al di fuori dei confini cittadini".

Il Consiglio di Amministrazione dell'Amet aggiunge che "ulteriori considerazioni vanno fatte tenendo conto della storia dell'azienda e ricordando che negli anni pregressi i considerevoli utili derivavano per la quasi totalità da interessi attivi che gli amministratori dell'epoca riuscivano a percepire avendo a disposizione una liquidità di 32 miliardi di vecchie lire, mentre l'attività industriale era pressoché in pareggio. Com'è noto quella liquidità è stata utilizzata per l'acquisto del ramo d'azienda Enel (utenze industriali) e lascia perplessi il fatto che i sindacati non abbiano eccepito nulla sulla congruità del prezzo pagato, decisamente più alto rispetto a quello pagato a Brescia, dove hanno speso solo 1.100 euro per cliente. Analogamente va ricordato l'investimento di 4 miliardi operato da Amet in Stp, che finora non ha prodotto alcun dividendo: anche in questo caso non risulta alcuna presa di posizione da parte dei sindacati".
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