Attualità
"Buona sanità": Storia a lieto fine per una famiglia tranese supportata dalla Asl Bt
Il gran lavoro del Centro di Riabilitazione Territoriale e i ringraziamenti a chi non si è mai arreso
Trani - venerdì 29 dicembre 2017
7.52
Aspettare un bambino è senza dubbio una delle più smisurate gioie che una donna possa provare. L'attesa, i profumi, le immagini di tutto quello che diventerà dopo nove mesi una realtà luminosa e concreta. L'amore che si manifesta tutto intero in quel pancione è qualcosa che sicuramente non trova spiegazioni e logiche se non nella vita che genera la vita, nell'amore che genera amore e viceversa.
La storia che raccontiamo è una storia di "buona sanità" diversamente da tutte le storie di malasanità che ormai siamo spesso obbligati ad ascoltare, muti e inermi, nei telegiornali, sempre legati alla speranza che certe malattie, certi dolori non facciano mai il nido nelle nostre famiglie. Questa storia nasce per raccogliere la volontà di una famiglia, di un papà, forte e coraggioso e di una mamma, piccola, minuta ma forte anch'essa, che improvvisamente hanno visto il sogno della loro famiglia felice distruggersi per un momento.
Questa famiglia vuole ringraziare il Centro di Riabilitazione Territoriale Asl Bat e in particolar modo la dott.ssa Francesca Cuonzo, le fisioterapiste Cinzia, Dora e Mariangela non più in servizio presso il centro, Marina, logopedista e l'assistente sociale, la Sign.ra Mariantonietta Farano. Vogliono ringraziare tutti quelli che li hanno assistiti e supportati e sostenuti per aiutare il loro bambino che oggi è un ometto, bellissimo e assetato di vita. Perché quando la sanità funziona, quando le strutture funzionano, allora si può essere felici e soddisfatti ma soprattutto si può lottare contro qualunque mostro metta a repentaglio la vita delle persone che si amano.
Entrambi i genitori vogliono pubblicamente ringraziare chi leggendo questa storia, senza nomi ma vera, riconoscerà il proprio operato, il duro lavoro di chi per otto anni si è impegnato a risolvere un "difetto di fabbrica" con cui è nato il loro bambino.
Ancora oggi, a distanza di anni, il ricordo della scoperta della patologia, dopo la consueta confusione iniziale li addolora ma questa coppia, insieme e seppur nel dolore, trova sempre la forza di pensare che il peggio sia stato comunque superato nonostante ci siano ancora numerose battaglie da combattere.
Un'attività simbiotica che ha visto la famiglia e la struttura riabilitativa lavorare insieme per un unico scopo, moderare al massimo quel difetto.
Solo chi ha subito un grande dolore come quello che racconta L., la mamma, può forse comprendere cosa significhi avere una struttura che funzioni per il recupero funzionale di tutte quelle aree fisiche e neurologiche che nei "bambini speciali" hanno bisogno di un sostegno. Perché il problema serio in queste questioni è che i genitori sono obbligati a diventare dei soldati e che, improvvisamente, devono imparare a lottare per avere ciò che loro spetta di diritto: un'insegnate di sostegno, un tablet multifunzionale, una visita specialistica in breve tempo. Il mondo, questo nostro mondo, ancora oggi non è pronto a soddisfare le naturali richieste di chi ha giù subito un inspiegabile torto dalla vita e mentre si ragiona accoratamente sul "Dopo di Noi" ci sono genitori in lotta per il "durante Noi".
La mamma e il papà di questo bambino portano tutto questo dolore segnato sui loro visi, in ogni ruga, negli occhi che quando raccontano diventano spesso tristi ma quando pensano al loro figlio, uscito vittorioso da un percorso riabilitativo di otto anni e mezzo presso il centro di riabilitazione Asl Bat, sorridono e tra i ricordi tristi, quelli confusi, quelli di dolore compaiono le immagini delle canzoncine usate per tenere sveglio il piccolo, delle ore passate sul lettone a stimolarne curiosità e intelligenza, di quando L., la mamma, ha deciso di prendere coraggio e viaggiare da sola in macchina, di entrambe le famiglie che li hanno accompagnati in ogni momento.
Questa è sicuramente una storia a lieto fine, una storia di buona sanità, una storia che dovrebbe ripetersi, giorno dopo giorno, perché tutti, medici e istituzioni, dovrebbero lavorare assieme e farlo nel migliore dei modi per garantire a chi è nato con un pizzico di sfortuna in più ogni diritto, il diritto a curarsi, il diritto di crescere, il diritto di andare a scuola ma soprattutto la sanità deve lavorare con coraggio per garantire un unico e insindacabile diritto, il diritto alla vita.
La storia che raccontiamo è una storia di "buona sanità" diversamente da tutte le storie di malasanità che ormai siamo spesso obbligati ad ascoltare, muti e inermi, nei telegiornali, sempre legati alla speranza che certe malattie, certi dolori non facciano mai il nido nelle nostre famiglie. Questa storia nasce per raccogliere la volontà di una famiglia, di un papà, forte e coraggioso e di una mamma, piccola, minuta ma forte anch'essa, che improvvisamente hanno visto il sogno della loro famiglia felice distruggersi per un momento.
Questa famiglia vuole ringraziare il Centro di Riabilitazione Territoriale Asl Bat e in particolar modo la dott.ssa Francesca Cuonzo, le fisioterapiste Cinzia, Dora e Mariangela non più in servizio presso il centro, Marina, logopedista e l'assistente sociale, la Sign.ra Mariantonietta Farano. Vogliono ringraziare tutti quelli che li hanno assistiti e supportati e sostenuti per aiutare il loro bambino che oggi è un ometto, bellissimo e assetato di vita. Perché quando la sanità funziona, quando le strutture funzionano, allora si può essere felici e soddisfatti ma soprattutto si può lottare contro qualunque mostro metta a repentaglio la vita delle persone che si amano.
Entrambi i genitori vogliono pubblicamente ringraziare chi leggendo questa storia, senza nomi ma vera, riconoscerà il proprio operato, il duro lavoro di chi per otto anni si è impegnato a risolvere un "difetto di fabbrica" con cui è nato il loro bambino.
Ancora oggi, a distanza di anni, il ricordo della scoperta della patologia, dopo la consueta confusione iniziale li addolora ma questa coppia, insieme e seppur nel dolore, trova sempre la forza di pensare che il peggio sia stato comunque superato nonostante ci siano ancora numerose battaglie da combattere.
Un'attività simbiotica che ha visto la famiglia e la struttura riabilitativa lavorare insieme per un unico scopo, moderare al massimo quel difetto.
Solo chi ha subito un grande dolore come quello che racconta L., la mamma, può forse comprendere cosa significhi avere una struttura che funzioni per il recupero funzionale di tutte quelle aree fisiche e neurologiche che nei "bambini speciali" hanno bisogno di un sostegno. Perché il problema serio in queste questioni è che i genitori sono obbligati a diventare dei soldati e che, improvvisamente, devono imparare a lottare per avere ciò che loro spetta di diritto: un'insegnate di sostegno, un tablet multifunzionale, una visita specialistica in breve tempo. Il mondo, questo nostro mondo, ancora oggi non è pronto a soddisfare le naturali richieste di chi ha giù subito un inspiegabile torto dalla vita e mentre si ragiona accoratamente sul "Dopo di Noi" ci sono genitori in lotta per il "durante Noi".
La mamma e il papà di questo bambino portano tutto questo dolore segnato sui loro visi, in ogni ruga, negli occhi che quando raccontano diventano spesso tristi ma quando pensano al loro figlio, uscito vittorioso da un percorso riabilitativo di otto anni e mezzo presso il centro di riabilitazione Asl Bat, sorridono e tra i ricordi tristi, quelli confusi, quelli di dolore compaiono le immagini delle canzoncine usate per tenere sveglio il piccolo, delle ore passate sul lettone a stimolarne curiosità e intelligenza, di quando L., la mamma, ha deciso di prendere coraggio e viaggiare da sola in macchina, di entrambe le famiglie che li hanno accompagnati in ogni momento.
Questa è sicuramente una storia a lieto fine, una storia di buona sanità, una storia che dovrebbe ripetersi, giorno dopo giorno, perché tutti, medici e istituzioni, dovrebbero lavorare assieme e farlo nel migliore dei modi per garantire a chi è nato con un pizzico di sfortuna in più ogni diritto, il diritto a curarsi, il diritto di crescere, il diritto di andare a scuola ma soprattutto la sanità deve lavorare con coraggio per garantire un unico e insindacabile diritto, il diritto alla vita.