Attualità
Camera Penale di Trani: «Giustina Rocca, prima donna ad esercitare la professione forense, è simbolo di pari opportunità»
La nota diffusa dagli avvocati penalisti dopo l’errore di Netflix che, con una serie tv, ha attribuito il primato a Lidia Poët
Trani - lunedì 27 febbraio 2023
Anche per la Camera Penale di Trani non c'è dubbio: l'avvocata Giustina Rocca è la prima donna ad aver esercitato la professione forense, agli albori del sedicesimo secolo. Dunque, quello di Netflix, che con una serie tv ha attribuito il primato a Lidia Poët, è un errore. E l'avvocato Giangregorio De Pascalis, presidente della Camera Penale di Trani, intitolata proprio a Giustina Rocca, lo rivendica con orgoglio ma senza polemica: «Rocca è un simbolo di pari opportunità e progresso, antesignano delle più moderne battaglie per i diritti alla parità di genere. È da considerarsi un faro primigenio per l'intera avvocatura tranese ed europea».
Tranese di nascita, intellettualmente e professionalmente Giustina Rocca può considerarsi progenitrice del foro di Trani: il suo nome è passato alla storia grazie ad un lodo arbitrale, reso l'8 aprile del 1500 nell'ambito di una controversia ereditaria sorta tra alcuni suoi nipoti che avevano interessato il governatore veneziano dell'epoca, il quale a sua volta l'aveva incaricata. Si tratta di una figura di straordinaria professionalità e scienza, tanto che si pensa che nell'opera "Il Mercante di Venezia", William Shakespeare si sia ispirato proprio a lei per la caratterizzazione della sua Porzia.
«È documentato che Giustina chiese e ottenne la traduzione in lingua volgare dell'atto introduttivo e della sentenza di quel giudizio - chiarisce il professor Giuseppe Losappio, che, negli anni della sua presidenza, ha intitolato a Rocca la Camera Penale di Trani -. È stato un progresso notevole sulla strada di quello che oggi chiamiamo "giusto processo" perché la maggior parte del popolo non comprendeva la lingua latina nella quale erano scritti gli atti giudiziari dell'epoca».
«A Giustina Rocca - ricorda inoltre l'avvocato De Pascalis - la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha dedicato la torre più alta, il Plesso C (tra le strutture di più recente costruzione del Palazzo di Lussemburgo), per ricordare le battaglie della donna a favore delle pari opportunità e, quindi, dell'accessibilità al diritto e alla giustizia da parte di tutti».
«Non possiamo, però, dimenticare l'importante contributo che Lidia Poët, prima avvocata dell'Italia Unita, ha dato alla nostra professione - conclude il presidente -: a lei e al lavoro del Collettivo Femminista di cui faceva parte si deve la legge del '19 che ha permesso anche alle donne di esercitare la libera professione».
Tranese di nascita, intellettualmente e professionalmente Giustina Rocca può considerarsi progenitrice del foro di Trani: il suo nome è passato alla storia grazie ad un lodo arbitrale, reso l'8 aprile del 1500 nell'ambito di una controversia ereditaria sorta tra alcuni suoi nipoti che avevano interessato il governatore veneziano dell'epoca, il quale a sua volta l'aveva incaricata. Si tratta di una figura di straordinaria professionalità e scienza, tanto che si pensa che nell'opera "Il Mercante di Venezia", William Shakespeare si sia ispirato proprio a lei per la caratterizzazione della sua Porzia.
«È documentato che Giustina chiese e ottenne la traduzione in lingua volgare dell'atto introduttivo e della sentenza di quel giudizio - chiarisce il professor Giuseppe Losappio, che, negli anni della sua presidenza, ha intitolato a Rocca la Camera Penale di Trani -. È stato un progresso notevole sulla strada di quello che oggi chiamiamo "giusto processo" perché la maggior parte del popolo non comprendeva la lingua latina nella quale erano scritti gli atti giudiziari dell'epoca».
«A Giustina Rocca - ricorda inoltre l'avvocato De Pascalis - la Corte di Giustizia dell'Unione Europea ha dedicato la torre più alta, il Plesso C (tra le strutture di più recente costruzione del Palazzo di Lussemburgo), per ricordare le battaglie della donna a favore delle pari opportunità e, quindi, dell'accessibilità al diritto e alla giustizia da parte di tutti».
«Non possiamo, però, dimenticare l'importante contributo che Lidia Poët, prima avvocata dell'Italia Unita, ha dato alla nostra professione - conclude il presidente -: a lei e al lavoro del Collettivo Femminista di cui faceva parte si deve la legge del '19 che ha permesso anche alle donne di esercitare la libera professione».