Territorio
Cava dei veleni, tutti i "segreti" in un dibattito
Il M5S monitora sempre la situazione, per Tarantini rischio inquinamento falda
Trani - martedì 23 giugno 2015
7.03
Resta al centro dell'attenzione la Cava dei Veleni, la cava dismessa rinvenuta qualche settimana fa grazie la mobilitazione di cittadini, forze dell'ordine e attivisti del M5S, da sempre attenti ai problemi ambientali della città. Continua ancora la battaglia per cercare di far luce sul caso: «Non sappiamo ancora quali rifiuti siano andati a fuoco, però pensiamo che qualcosa di effettivamente nocivo ci sia – ha dichiarato il consigliere comunale Antonella Papagni, durante il confronto che si è svolto domenica presso l'associazione culturale Mgradio.
«Il primo intervento che è stato effettuato è buono. La massa è stata distesa, ricoperta e tombata. Almeno per ora non può più riprendere fuoco – ha continuato Gianfranco Terlizzi, attivista del movimento. Ora c'è da capire cosa ha bruciato: si tratta di tonnellate e tonnellate di rifiuti che non possono essere stati depositati in poco tempo». Intanto pochi giorni fa, il movimento ha presentato un esposto in Procura affinché vengano avviate delle vere e proprie indagini: ad oggi però non è arrivata ancora alcuna risposta.
All'incontro è poi intervenuto anche il dottor Giuseppe Tarantini, in veste di ematologo, che ha elencato i rischi che la cava può portare all'ambiente e sulla salute dei cittadini: «Il rischio maggiore - ha dichiarato - è l'inquinamento della falda da parte dei metalli pesanti con prreoccupanti danni alle colture, quindi su ciò che arriva sulle nostre tavole». Alle perplessità di molti sulla possibile correlazione di aumenti di tumori con l'inalazione di fumi tossici come quelli uscenti dalla cava e che poi si diffondono per tutto il territorio cittadino Tarantini ha risposto: «Il problema non è tanto respirare, ma piuttosto ciò che ingeriamo perché con la falda acquifera s'irrigano le colture e questo è un problema che non si risolve in poco tempo. Nella nostra provincia abbiamo un'incidenza di tumori che tuttavia - ha rassicurato - non è meno alta rispetto al resto dell'Italia e tantomeno a Trani rispetto le altre città. Ci sono tumori più rappresentati di altri ma in senso lato non c'è una sperequazione. Per le generazioni future mi auguro che comunque vengano trovate delle soluzioni per farle stare un po' meglio».
«Il primo intervento che è stato effettuato è buono. La massa è stata distesa, ricoperta e tombata. Almeno per ora non può più riprendere fuoco – ha continuato Gianfranco Terlizzi, attivista del movimento. Ora c'è da capire cosa ha bruciato: si tratta di tonnellate e tonnellate di rifiuti che non possono essere stati depositati in poco tempo». Intanto pochi giorni fa, il movimento ha presentato un esposto in Procura affinché vengano avviate delle vere e proprie indagini: ad oggi però non è arrivata ancora alcuna risposta.
All'incontro è poi intervenuto anche il dottor Giuseppe Tarantini, in veste di ematologo, che ha elencato i rischi che la cava può portare all'ambiente e sulla salute dei cittadini: «Il rischio maggiore - ha dichiarato - è l'inquinamento della falda da parte dei metalli pesanti con prreoccupanti danni alle colture, quindi su ciò che arriva sulle nostre tavole». Alle perplessità di molti sulla possibile correlazione di aumenti di tumori con l'inalazione di fumi tossici come quelli uscenti dalla cava e che poi si diffondono per tutto il territorio cittadino Tarantini ha risposto: «Il problema non è tanto respirare, ma piuttosto ciò che ingeriamo perché con la falda acquifera s'irrigano le colture e questo è un problema che non si risolve in poco tempo. Nella nostra provincia abbiamo un'incidenza di tumori che tuttavia - ha rassicurato - non è meno alta rispetto al resto dell'Italia e tantomeno a Trani rispetto le altre città. Ci sono tumori più rappresentati di altri ma in senso lato non c'è una sperequazione. Per le generazioni future mi auguro che comunque vengano trovate delle soluzioni per farle stare un po' meglio».