Eventi e cultura
La "Cena al buio" del Giullare ha acceso di gioia piazza Mazzini: sold out di emozioni ieri sera alla Locanda
Lo chef marchigiano Antonio Ciotola, con Antonio Bedini e la brigata della Locanda ha aperto le danze al Festival del Giullare 2023
Trani - martedì 11 luglio 2023
10.48
Serata migliore per inaugurare il tempo del Festival del giullare 2023 non poteva essere che quella trascorsa ieri in una piazza Mazzini - sempre più la piazza della Locanda del Giullare - tenuta in penombra con la complicità dell' Amministrazione comunale. Il "Metti una sera a cena" avvenuto ieri aveva tutti gli ingredienti che animano lo spirito di ogni cosa ruoti intorno al Giullare di Trani: di cene "al buio", con gli occhi bendati, a simulare un l'assenza di un senso per stimolarne altri ma anche per immedesimare nella condizione di chi non vede, è una moda diffusa.
Ma se lo chef, Antonio Ciotola, già proclamato tra i primi quaranta migliori chef d'Italia, è diventato cieco 15 anni fa; se l'impeccabile servizio è affidato ai giovani della Locanda, ragazzi affetti da sindrome di down, autismo o altre "specialità", come stiamo giustamente imparando a chiamarle; e ancora, se la gastronomia è un'arte attraverso la quale anche è possibile oltrepassare tutte le barriere, allora la cena al buio di ieri sera è stata davvero un'occasione unica e straordinaria offerta dal Festival del Giullare.
Quello che voi "vedete" quando chiudete gli occhi e andate a dormire per me è diventata la normalità - ha raccontato Antonio Ciotola: "Ma per me il buio è diventato uno strumento di meditazione, riflessione e anche leggerezza": tra sorrisi, divertimento e percezioni nuove lo chef marchigiano ha impreziosito con i suoi interventi l'esperienza vissuta da un centinaio di persone che hanno cenato indossando una mascherina nera e amplificando il proprio tatto, l'olfatto, il gusto per individuare le prelibatezze che erano state da lui preparate con la collaborazione del suo amico chef Antonio Bedini e dello chef del giullare Enzo Lorusso.
Brillante entertainment della serata Francesco Donato che ha introdotto la serata facendo salutare i protagonisti dal vicesindaco Ferrante dall'Assessore ai servizi sociali Rondinone, richiamando l'impegno del Comune sempre più importante in favore delle possibilità per la vita dei disabili e delle loro famiglie, in una integrazione autentica e non di facciata come troppo spesso accade; ma che ha fatto da trait d'union tra Antonio e gli ospiti da lui "interrogati" alla fine della cena, quando senza maschera i piatti sono stati mostrati su un grande schermo e rivissuti a colpi di tentativi di individuazione di ciò che si era mangiato. "Abbiamo assaporato in maniera sicuramente più consapevole ciò che era nei nostri piatti", "Quanto tempo in più è sembrato passare tra il prendere il bicchiere e portarlo alle labbra"; e ancora "mi sono versata il sugo sui pantaloni: quando lo chef ha invitato a annusare ho avvicinato il piatto al naso senza sapere fosse una pietanza umida mi sono letteralmente "sbrodolata". Ecco, tra sorrisi, benessere diffuso, storie legate al cibo narrate da Antonio, la cena al buio è stata una nuova occasione per comprendere cosa significhi non vedere, quali disagi comporti, quali imbarazzi spesso provochi ma anche quali nuove percezioni siano possibili per chi pensa di vedere e sentire liberamente. Un modo per amplificare non solo i sensi "tradizionali", gli altri quattro per intenderci: ma soprattutto la nostra sensibilità nei confronti del prossimo, il senso del rispetto, della condivisione autentica. Di una vita più bella per tutti, quella che il mondo del Giullare di Trani da quindici anni cerca attraverso le arti di realizzare.
Ma se lo chef, Antonio Ciotola, già proclamato tra i primi quaranta migliori chef d'Italia, è diventato cieco 15 anni fa; se l'impeccabile servizio è affidato ai giovani della Locanda, ragazzi affetti da sindrome di down, autismo o altre "specialità", come stiamo giustamente imparando a chiamarle; e ancora, se la gastronomia è un'arte attraverso la quale anche è possibile oltrepassare tutte le barriere, allora la cena al buio di ieri sera è stata davvero un'occasione unica e straordinaria offerta dal Festival del Giullare.
Quello che voi "vedete" quando chiudete gli occhi e andate a dormire per me è diventata la normalità - ha raccontato Antonio Ciotola: "Ma per me il buio è diventato uno strumento di meditazione, riflessione e anche leggerezza": tra sorrisi, divertimento e percezioni nuove lo chef marchigiano ha impreziosito con i suoi interventi l'esperienza vissuta da un centinaio di persone che hanno cenato indossando una mascherina nera e amplificando il proprio tatto, l'olfatto, il gusto per individuare le prelibatezze che erano state da lui preparate con la collaborazione del suo amico chef Antonio Bedini e dello chef del giullare Enzo Lorusso.
Brillante entertainment della serata Francesco Donato che ha introdotto la serata facendo salutare i protagonisti dal vicesindaco Ferrante dall'Assessore ai servizi sociali Rondinone, richiamando l'impegno del Comune sempre più importante in favore delle possibilità per la vita dei disabili e delle loro famiglie, in una integrazione autentica e non di facciata come troppo spesso accade; ma che ha fatto da trait d'union tra Antonio e gli ospiti da lui "interrogati" alla fine della cena, quando senza maschera i piatti sono stati mostrati su un grande schermo e rivissuti a colpi di tentativi di individuazione di ciò che si era mangiato. "Abbiamo assaporato in maniera sicuramente più consapevole ciò che era nei nostri piatti", "Quanto tempo in più è sembrato passare tra il prendere il bicchiere e portarlo alle labbra"; e ancora "mi sono versata il sugo sui pantaloni: quando lo chef ha invitato a annusare ho avvicinato il piatto al naso senza sapere fosse una pietanza umida mi sono letteralmente "sbrodolata". Ecco, tra sorrisi, benessere diffuso, storie legate al cibo narrate da Antonio, la cena al buio è stata una nuova occasione per comprendere cosa significhi non vedere, quali disagi comporti, quali imbarazzi spesso provochi ma anche quali nuove percezioni siano possibili per chi pensa di vedere e sentire liberamente. Un modo per amplificare non solo i sensi "tradizionali", gli altri quattro per intenderci: ma soprattutto la nostra sensibilità nei confronti del prossimo, il senso del rispetto, della condivisione autentica. Di una vita più bella per tutti, quella che il mondo del Giullare di Trani da quindici anni cerca attraverso le arti di realizzare.