Eventi e cultura
Circolo Dino Risi, i 40 anni del Pasolini "interrotto"
Prosegue nel giorno dell'assassinio l'omaggio al poeta civile
Trani - martedì 3 novembre 2015
4.38
Tutto esaurito, nella sede del Circolo del Cinema "Dino Risi", per l'omaggio a Pier Paolo Pasolini, nel giorno del quarantesimo anniversario della sua morte. L'incontro, intitolato "Pasolini ed Eduardo: la conversazione interrotta", con la partecipazione dell'assessore alla Cultura, Grazia Distaso, e di Mario De Bonis, esperto dell'opera di Eduardo, si è concentrato sul percorso artistico dell'intellettuale, bolognese di nascita, anche grazie a una generosa interpretazione dell'attore Ninni Vernola.
A introdurre l'incontro Lorenzo Procacci Leone, con un montaggio-compendio di alcune fasi della vita pasoliniana, e il professor Vito Santoro, che ha voluto soffermarsi brevemente sul senso di queste ricorrenze: «Pasolini è quasi un mito. Questo tipo di celebrazioni hanno il rischio di trasformarlo in un'icona pop, una sorta di santino buono per ogni occasione. Per questo abbiamo voluto, al "Dino Risi", omaggiarlo con una retrospettiva contenendo materiali inediti e secondari».
Pregevole l'intervento di Pasquale Voza, docente di letteratura italiana all'Università degli Studi di Bari e fine conoscitore di uno dei personaggi più influenti culturalmente nel Novecento italiano: «Mutazioni antropologiche, uomo ridotto a una dimensione, sviluppo senza progresso sono elementi già presenti nella cultura del tempo. L'elemento innovativo è l'urlo, la rabbia. Hanno entrambe un valore conoscitivo. Da qui il ricorso alla metascrittura, intesa anche come, in un certo senso, come poesia dell'urlo, appunto».
«Fra le tante morti, scomparse di quelli anni - ha continuato Voza -, ce ne era una inestricabilmente legata alle altre. La morte della poesia. La poesia dava voce al corpo e il corpo materia alla poesia. Nell'ultimo periodo le iperboli utilizzate da Pasolini urlavano l'impossibilità della sua arte. Una limitazione fisica tangibile e concreta, esperienziale, riassunta anche in sentenze dall'attitudine divinatoria come "Ho visto con i miei sensi il potere coatto del consumo deformare i corpi della gente"».
In un periodo in cui, complice la ricorrenza, si tende più al pasolinismo che all'analisi approfondita dell'opera, occasioni del genere spingono in direzione avversa rispetto al titolo di "intellettuale più citato ma meno letto" assegnatoli da un paio di giorni dall'Huffington Post. Evento e modalità da bissare, magari in una location più capiente.
A introdurre l'incontro Lorenzo Procacci Leone, con un montaggio-compendio di alcune fasi della vita pasoliniana, e il professor Vito Santoro, che ha voluto soffermarsi brevemente sul senso di queste ricorrenze: «Pasolini è quasi un mito. Questo tipo di celebrazioni hanno il rischio di trasformarlo in un'icona pop, una sorta di santino buono per ogni occasione. Per questo abbiamo voluto, al "Dino Risi", omaggiarlo con una retrospettiva contenendo materiali inediti e secondari».
Pregevole l'intervento di Pasquale Voza, docente di letteratura italiana all'Università degli Studi di Bari e fine conoscitore di uno dei personaggi più influenti culturalmente nel Novecento italiano: «Mutazioni antropologiche, uomo ridotto a una dimensione, sviluppo senza progresso sono elementi già presenti nella cultura del tempo. L'elemento innovativo è l'urlo, la rabbia. Hanno entrambe un valore conoscitivo. Da qui il ricorso alla metascrittura, intesa anche come, in un certo senso, come poesia dell'urlo, appunto».
«Fra le tante morti, scomparse di quelli anni - ha continuato Voza -, ce ne era una inestricabilmente legata alle altre. La morte della poesia. La poesia dava voce al corpo e il corpo materia alla poesia. Nell'ultimo periodo le iperboli utilizzate da Pasolini urlavano l'impossibilità della sua arte. Una limitazione fisica tangibile e concreta, esperienziale, riassunta anche in sentenze dall'attitudine divinatoria come "Ho visto con i miei sensi il potere coatto del consumo deformare i corpi della gente"».
In un periodo in cui, complice la ricorrenza, si tende più al pasolinismo che all'analisi approfondita dell'opera, occasioni del genere spingono in direzione avversa rispetto al titolo di "intellettuale più citato ma meno letto" assegnatoli da un paio di giorni dall'Huffington Post. Evento e modalità da bissare, magari in una location più capiente.