Attualità
Concessione balneari, ancora troppe incertezze: «Così la Bolkestein è divenuta realtà»
Un approfondimento a firma dell'avv. Francesco Tomasicchio
Trani - giovedì 22 febbraio 2024
11.59
«L'annoso problema delle concessioni demaniali marittime sembra essere ancora alquanto lontano da una concreta ed effettiva risoluzione legislativa, dovendo tener conto anche delle interlocuzioni istituzionali interne e, soprattutto, esterne, ovvero tra Governo nazionale e Commissione europea (sul punto, si rimanda alle precedenti riflessioni pubblicate su TraniViva)». È la riflessione a firma dell'Avv. Francesco Tomasicchio (Dottorando di ricerca in Diritto Comparato, Università di Roma "La Sapienza").
«In particolare, con la missiva del 16 novembre 2023 l'Unione europea ha comunicato all'Italia l'intenzione di aprire una nuova – e ulteriore sul tema – procedura d'infrazione per non aver correttamente recepito e adempiuto agli obblighi derivanti dalla direttiva n. 123/2006/CE (c.d. Bolkestein) in materia di servizi, tra cui vi rientrano le concessioni demaniali marittime. La risposta dell'esecutivo Meloni è giunta lo scorso gennaio e si può brevemente riassumere in una nuova richiesta "di tempo necessario" a predisporre le misure adeguate. Il che non ha fatto altro che acuire lo status di incertezza normativa, alla quale si somma l'incertezza giurisdizionale scaturente dalla pronuncia dello scorso novembre delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, la quale ha reso prive di effetti le note sentenze gemelle nn. 17 e 18 del 2021 adottate dall'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, dacché anche la prima deve considerarsi, sebbene non formalmente impugnata, nulla a causa della presenza dei medesimi vizi che caratterizzano la seconda (così ha statuito il T.A.R. di Lecce nel decreto cautelare monocratico del 21 dicembre 2023, cfr. Consiglio di Stato, VI sez., 27 dicembre 2023).
Tuttavia, ciò che deve evidenziarsi è che la spinta delle istituzioni euro-unitarie per l'applicazione dogmatica del principio di libera concorrenza nel settore del demanio marittimo, la solita inerzia del legislatore italiano e la frammentata giurisprudenza amministrativa non hanno generato una situazione di stallo, né tantomeno hanno impedito l'applicazione della direttiva Bolkestein da parte di alcune Amministrazioni locali. Queste ultime, infatti, in ragione dell'inattività del legislatore nazionale, hanno arbitrariamente deciso di agire in piena autonomia, prescindendo da una normativa quadro nazionale.
A riguardo, sta emergendo sempre più, con il passare del tempo, un quadro amministrativo altrettanto frammentato e caotico, privo di certezze per le imprese del settore balneare, ma, al contempo, esso si sta manifestando quale grande e ghiotta occasione per le "grandi imprese" di mettere le mani sulle concessioni demaniali marittime, estendendo così maggiormente il proprio dominio all'interno del mercato. Come noto, una tale situazione si è già verificata nel 2022 nel litorale triestino, dove una nota multinazionale si è aggiudicata, in quale regime di concorrenza non sembra essere ancora del tutto chiaro, circa 125mq di costa. Da ultimo, la medesima sorte è toccata a un lotto di tre concessioni del litorale di Jesolo, ove un'altra grande impresa è risultata aggiudicataria di importanti porzioni di demanio marittimo ai danni dei piccoli concessionari.
In altri termini, sebbene l'intervento del legislatore tardi ad arrivare, l'avanzata neoliberale – di cui la direttiva Bolkestein rappresenta l'esempio per antonomasia – non sembra rinvenire ostacolo alcuno, consentendo importanti concentrazioni di potere economico a discapito delle piccole imprese operanti nel settore balneare, sovente a conduzione familiare. D'altra parte, questo non deve destare meraviglia, dato che l'Unione europea si dimostra, fin dalla sua origine, insensibile al cospetto delle istanze delle piccole imprese nazionali tutte le volte in cui sia posta in dubbio l'applicazione del principio concorrenziale nel mercato o, ancora, sia paventato un suo minimo sacrificio.
In definitiva, la domanda sorge spontanea: quali azioni possono intraprendere gli operatori del settore stante l'inerzia del legislatore italiano e l'atteggiamento "fai da te" di molte Amministrazioni locali? A tale proposito, rebus sic stantibus, un rimedio efficace (se non l'unico) pare essere rappresentato dalla richiesta di tutela giurisdizionale dinanzi al giudice amministrativo, procedendo all'impugnazione – laddove presenti – dei bandi, delle aggiudicazioni e anche dei provvedimenti espressi di proroga al 31/12/2024 adottati mediante atti di indirizzo generale. In quest'ultimo caso, l'impugnazione si rende necessaria per impedire agli operatori concessionari in essere di rimanere, una volta per tutte, "fuori dai giochi" qualora l'inerzia del legislatore dovesse continuare a persistere».
«In particolare, con la missiva del 16 novembre 2023 l'Unione europea ha comunicato all'Italia l'intenzione di aprire una nuova – e ulteriore sul tema – procedura d'infrazione per non aver correttamente recepito e adempiuto agli obblighi derivanti dalla direttiva n. 123/2006/CE (c.d. Bolkestein) in materia di servizi, tra cui vi rientrano le concessioni demaniali marittime. La risposta dell'esecutivo Meloni è giunta lo scorso gennaio e si può brevemente riassumere in una nuova richiesta "di tempo necessario" a predisporre le misure adeguate. Il che non ha fatto altro che acuire lo status di incertezza normativa, alla quale si somma l'incertezza giurisdizionale scaturente dalla pronuncia dello scorso novembre delle Sezioni Unite della Corte di Cassazione, la quale ha reso prive di effetti le note sentenze gemelle nn. 17 e 18 del 2021 adottate dall'Adunanza Plenaria del Consiglio di Stato, dacché anche la prima deve considerarsi, sebbene non formalmente impugnata, nulla a causa della presenza dei medesimi vizi che caratterizzano la seconda (così ha statuito il T.A.R. di Lecce nel decreto cautelare monocratico del 21 dicembre 2023, cfr. Consiglio di Stato, VI sez., 27 dicembre 2023).
Tuttavia, ciò che deve evidenziarsi è che la spinta delle istituzioni euro-unitarie per l'applicazione dogmatica del principio di libera concorrenza nel settore del demanio marittimo, la solita inerzia del legislatore italiano e la frammentata giurisprudenza amministrativa non hanno generato una situazione di stallo, né tantomeno hanno impedito l'applicazione della direttiva Bolkestein da parte di alcune Amministrazioni locali. Queste ultime, infatti, in ragione dell'inattività del legislatore nazionale, hanno arbitrariamente deciso di agire in piena autonomia, prescindendo da una normativa quadro nazionale.
A riguardo, sta emergendo sempre più, con il passare del tempo, un quadro amministrativo altrettanto frammentato e caotico, privo di certezze per le imprese del settore balneare, ma, al contempo, esso si sta manifestando quale grande e ghiotta occasione per le "grandi imprese" di mettere le mani sulle concessioni demaniali marittime, estendendo così maggiormente il proprio dominio all'interno del mercato. Come noto, una tale situazione si è già verificata nel 2022 nel litorale triestino, dove una nota multinazionale si è aggiudicata, in quale regime di concorrenza non sembra essere ancora del tutto chiaro, circa 125mq di costa. Da ultimo, la medesima sorte è toccata a un lotto di tre concessioni del litorale di Jesolo, ove un'altra grande impresa è risultata aggiudicataria di importanti porzioni di demanio marittimo ai danni dei piccoli concessionari.
In altri termini, sebbene l'intervento del legislatore tardi ad arrivare, l'avanzata neoliberale – di cui la direttiva Bolkestein rappresenta l'esempio per antonomasia – non sembra rinvenire ostacolo alcuno, consentendo importanti concentrazioni di potere economico a discapito delle piccole imprese operanti nel settore balneare, sovente a conduzione familiare. D'altra parte, questo non deve destare meraviglia, dato che l'Unione europea si dimostra, fin dalla sua origine, insensibile al cospetto delle istanze delle piccole imprese nazionali tutte le volte in cui sia posta in dubbio l'applicazione del principio concorrenziale nel mercato o, ancora, sia paventato un suo minimo sacrificio.
In definitiva, la domanda sorge spontanea: quali azioni possono intraprendere gli operatori del settore stante l'inerzia del legislatore italiano e l'atteggiamento "fai da te" di molte Amministrazioni locali? A tale proposito, rebus sic stantibus, un rimedio efficace (se non l'unico) pare essere rappresentato dalla richiesta di tutela giurisdizionale dinanzi al giudice amministrativo, procedendo all'impugnazione – laddove presenti – dei bandi, delle aggiudicazioni e anche dei provvedimenti espressi di proroga al 31/12/2024 adottati mediante atti di indirizzo generale. In quest'ultimo caso, l'impugnazione si rende necessaria per impedire agli operatori concessionari in essere di rimanere, una volta per tutte, "fuori dai giochi" qualora l'inerzia del legislatore dovesse continuare a persistere».