Sanità
Covid, Amati: "Su 160mila senza vaccino, 19mila sono fragilissimi”
La denuncia del presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione
Trani - sabato 15 maggio 2021
14.37
"La situazione è ancora più grave di quanto pensassi. Pare che tra i circa 160mila fragili ancora privi di copertura ce ne siano 19mila estremamente vulnerabili, cioè in condizioni critiche, che aspettano la vaccinazione. E il bello è che tale dato viene utilizzato dall'assessore Lopalco per giustificare l'efficacia della campagna vaccinale per la categoria dei fragili. Qui serve un ripasso di epidemiologia e statistica applicata alla gestione delle organizzazioni di grandi eventi di protezione civile". Lo dichiara il presidente della Commissione regionale Bilancio e Programmazione, Fabiano Amati.
"Sono giorni – prosegue - che denuncio la scarsa copertura vaccinale dei fragili, calcolata a meno del 40%, su un numero complessivo stimato di 485.486. In pratica, ci sono ancora 160mila persone fragili che attendono la vaccinazione. Come risposta logica mi aspettavo una roboante campagna per colmare questo divario e, invece, ho letto una dichiarazione che contraddice l'epidemiologia, la statistica, la gestione dei grandi eventi di protezione civile e pure la logica. L'assessore alla sanità Lopalco, infatti, ha pensato bene di ridimensionare il problema comunicando che tra le 160mila persone in attesa ve ne sono 19mila fragilissime ed estremamente vulnerabili, cioè persone che avrebbero dovuto ricevere la vaccinazione quattro mesi fa e che rischiano più di tutti. Insomma, una clamorosa divergenza tra la giustificazione ideata e le conseguenze delle sue parole, per un chiaro errore nell'uso dei numeri".
"Mi chiedo: ma se sono 19mila gli estremamente vulnerabili, peraltro conosciuti per dati anagrafici e indirizzi, altrimenti non avrebbero potuto contarli, chi o cosa aspettiamo per chiamarli o recarsi nelle loro abitazioni e poi vaccinarli?", sottolinea Amati. "Inoltre: e quelli che mancano, cioè 140mila e con una condizione di fragilità minore, vanno considerati prioritari rispetto alle classi ordinarie d'età? Penso di sì. Altrimenti perché mai sono sarebbero stati computati nella categoria generale dei fragili? Qualcuno ha obiettato: nella categoria dei fragili risultano anche i loro caregiver, cioè chi li assiste. Può darsi, ma dai numeri sorge una domanda spontanea: ma è mai possibile che ogni fragile abbia più di 5 caregiver? Penso di no, a meno che non sia sbagliata la stima. E allora vuol dire che, invece, di analizzare i numeri li stiamo dando".
"In realtà c'è bisogno – sostiene - di smetterla con la gestione della campagna fondata sulla dissipazione delle parole, come in un irrefrenabile talk show, e mettersi a lavoro. Se sono 19mila gli estremamente e vulnerabili, si deve provare a vaccinarli nel giro di 48 ore e nelle ore successive, in uno spazio temporale massimo di una settimana, mettersi alle spalle il problema, così da lavorare serenamente e magari godersi pure il successo pugliese nella somministrazione dei vaccini nelle categorie per età. Il tutto – conclude - per risparmiare vite umane e per raggiungere al più presto l'immunità di popolazione".
"Sono giorni – prosegue - che denuncio la scarsa copertura vaccinale dei fragili, calcolata a meno del 40%, su un numero complessivo stimato di 485.486. In pratica, ci sono ancora 160mila persone fragili che attendono la vaccinazione. Come risposta logica mi aspettavo una roboante campagna per colmare questo divario e, invece, ho letto una dichiarazione che contraddice l'epidemiologia, la statistica, la gestione dei grandi eventi di protezione civile e pure la logica. L'assessore alla sanità Lopalco, infatti, ha pensato bene di ridimensionare il problema comunicando che tra le 160mila persone in attesa ve ne sono 19mila fragilissime ed estremamente vulnerabili, cioè persone che avrebbero dovuto ricevere la vaccinazione quattro mesi fa e che rischiano più di tutti. Insomma, una clamorosa divergenza tra la giustificazione ideata e le conseguenze delle sue parole, per un chiaro errore nell'uso dei numeri".
"Mi chiedo: ma se sono 19mila gli estremamente vulnerabili, peraltro conosciuti per dati anagrafici e indirizzi, altrimenti non avrebbero potuto contarli, chi o cosa aspettiamo per chiamarli o recarsi nelle loro abitazioni e poi vaccinarli?", sottolinea Amati. "Inoltre: e quelli che mancano, cioè 140mila e con una condizione di fragilità minore, vanno considerati prioritari rispetto alle classi ordinarie d'età? Penso di sì. Altrimenti perché mai sono sarebbero stati computati nella categoria generale dei fragili? Qualcuno ha obiettato: nella categoria dei fragili risultano anche i loro caregiver, cioè chi li assiste. Può darsi, ma dai numeri sorge una domanda spontanea: ma è mai possibile che ogni fragile abbia più di 5 caregiver? Penso di no, a meno che non sia sbagliata la stima. E allora vuol dire che, invece, di analizzare i numeri li stiamo dando".
"In realtà c'è bisogno – sostiene - di smetterla con la gestione della campagna fondata sulla dissipazione delle parole, come in un irrefrenabile talk show, e mettersi a lavoro. Se sono 19mila gli estremamente e vulnerabili, si deve provare a vaccinarli nel giro di 48 ore e nelle ore successive, in uno spazio temporale massimo di una settimana, mettersi alle spalle il problema, così da lavorare serenamente e magari godersi pure il successo pugliese nella somministrazione dei vaccini nelle categorie per età. Il tutto – conclude - per risparmiare vite umane e per raggiungere al più presto l'immunità di popolazione".