Eventi e cultura
Dacia Maraini, giardiniera della memoria
La scrittrice a Trani: «Coltivatela e siate italiani sempre, non solo durante i Mondiali»
Trani - giovedì 1 luglio 2010
Le sue parole sono come i suoi libri. Si ascoltano tutto d'un fiato, non sono mai dispensate a vanvera anche se il clima estivo indurrebbe a non impegnare la mente. Dacia Maraini si presentà così: «Visti i tempi che corrono – dice - mi sento in dovere di coltivare la memoria, come una paziente giardiniera». Il suo utlimo lavoro, presentato nel trascurato palazzo Quercia, permette alla scrittrice di parlare di se, di noi, della nostra Italia.
Il filo della memoria è quanto mai attuale visti i toni della politica nazionale, spesso inaccettabili. «Non siamo pienamente consapevoli dello spirito italiano, ecco perché permettiamo alla Lega di governare. Siamo pronti a sventolare con orgoglio la bandiera tricolore soltanto durante i Mondiali di calcio, in realtà molti non sanno neanche il significato che si cela dietro quel simbolo». Risorgimento questo sconosciuto, colpa di insegnanti che si soffermano troppo su altro e di un governo che taglia a più non posso nell'istruzione dei suoi giovani, mortificando la scuola pubblica. «Chi non conosce la nostra storia affronta la vita disarmato» dice la Maraini.
L'anno prossimo si celebra il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Lei avrebbe voluto offrire ad una nazione intera un contributo importante, come mebro attivo del comitato dei garanti composto appositamente per questa ricorrenza. In cantiere c'erano due proposte: una rassegna di film sul Risorgimento ed una serie di iniziative sulla lingua italiana. Invece, dopo le dimissioni di Carlo Azeglio Ciampi, anche lei ha salutato tutti ed ha lasciato l'incarico: «Avevo accettato di far parte del comitato dei garanti per simpatia nei confronti di Ciampi e perché volevo sottolineare l'importanza di questo anniversario. All'inizio credevo che potesse funzionare. C'erano centinaia di progetti da valutare per garantire il valore culturale delle celebrazioni, Con il passare dei mesi, il ruolo del comitato è stato svuotato: non contavamo più niente, non potevamo decidere niente, venivamo a sapere di altre iniziative già in corso, di cui nessuno ci aveva detto nulla. Si rischia di buttare via una grande occasione per raccontare ai giovani quanto è costata l'Unità d'Italia in termini di lotte e di sangue. Si vuol far passare il Risorgimento per una rivoluzione dall'alto, imporre un revisionismo di marca leghista, che vuol mettere in ombra il ruolo fondamentale del popolo».
Anche senza ruoli istituzionali, Dacia Maraini farà sentire la sua voce ed il peso delle sue parole. Un lavoro a più mani in cui si raccontano le storie delle donne del Risorgimento. Un'idea al femminile, un modo diverso di rileggere la storia. La nostra storia.
Il filo della memoria è quanto mai attuale visti i toni della politica nazionale, spesso inaccettabili. «Non siamo pienamente consapevoli dello spirito italiano, ecco perché permettiamo alla Lega di governare. Siamo pronti a sventolare con orgoglio la bandiera tricolore soltanto durante i Mondiali di calcio, in realtà molti non sanno neanche il significato che si cela dietro quel simbolo». Risorgimento questo sconosciuto, colpa di insegnanti che si soffermano troppo su altro e di un governo che taglia a più non posso nell'istruzione dei suoi giovani, mortificando la scuola pubblica. «Chi non conosce la nostra storia affronta la vita disarmato» dice la Maraini.
L'anno prossimo si celebra il 150esimo anniversario dell'Unità d'Italia. Lei avrebbe voluto offrire ad una nazione intera un contributo importante, come mebro attivo del comitato dei garanti composto appositamente per questa ricorrenza. In cantiere c'erano due proposte: una rassegna di film sul Risorgimento ed una serie di iniziative sulla lingua italiana. Invece, dopo le dimissioni di Carlo Azeglio Ciampi, anche lei ha salutato tutti ed ha lasciato l'incarico: «Avevo accettato di far parte del comitato dei garanti per simpatia nei confronti di Ciampi e perché volevo sottolineare l'importanza di questo anniversario. All'inizio credevo che potesse funzionare. C'erano centinaia di progetti da valutare per garantire il valore culturale delle celebrazioni, Con il passare dei mesi, il ruolo del comitato è stato svuotato: non contavamo più niente, non potevamo decidere niente, venivamo a sapere di altre iniziative già in corso, di cui nessuno ci aveva detto nulla. Si rischia di buttare via una grande occasione per raccontare ai giovani quanto è costata l'Unità d'Italia in termini di lotte e di sangue. Si vuol far passare il Risorgimento per una rivoluzione dall'alto, imporre un revisionismo di marca leghista, che vuol mettere in ombra il ruolo fondamentale del popolo».
Anche senza ruoli istituzionali, Dacia Maraini farà sentire la sua voce ed il peso delle sue parole. Un lavoro a più mani in cui si raccontano le storie delle donne del Risorgimento. Un'idea al femminile, un modo diverso di rileggere la storia. La nostra storia.