Eventi e cultura

Dal 30 giugno "TRE" alla galleria RossoQuarantuno

Tele, carte e multipli di Franco Angeli, Tano Festa e Mario schifano

Dal 30 giugno al 10 agosto la galleria d'arte contemporanea RossoQuarantuno ospiterà la mostra "TRE" tele, carte e multipli di Franco Angeli, Tano Festa e Mario schifano presentata da Enrico Manera.

La mostra, con ingresso gratuito, sarà aperta al pubblico tutti i giorni dalle ore 10.30 alle 13.00 e dalle 18.00 alle 21.00.«Con Mario ho passato molto tempo, quello che si potrebbe definire dell'apprendistato, dal 1975 al 1982. Mario era un grande personaggio, carismatico anche nella vita di tutti i giorni, divertito dall'idea del "mito dell'artista", ossessionato dal suo lavoro. La sua maniera di dipingere poteva sembrare infantile, in realtà nascondeva la necessità di bruciare e di vivere ogni attimo della propria esistenza, il suo era un gesto liberatorio; si liberava di tutto e lo faceva creando, tra migliaia di barattoli di smalto industriale, polaroid, televisori, rullini fotografici, biciclette da corsa e scarpe da ginnastica. Si muoveva con leggerezza, con la grazia di un puma, come sottolineò Goffredo Parise, in quei spazi; era un instancabile operaio dell'arte; era capace di lavorare incessantemente per giorni interi senza mai riposarsi. Lo osservavo con ammirata devozione; a quei tempi era l'unica maniera per capire il mondo a cui apparteneva e a cui io avevo voglia di appartenere.
Franco Angeli lo conobbi nel 1977 nel suo studio ricavato al piano terra di Palazzo Lancellotti (luogo in cui viveva) in Vicolo dei Paneri a Roma. Al suo interno l'ordine regnava geometrico e sovrano: era un artista preciso, metodico, caratterialmente lunatico, generoso quando era con gli altri, capace di slanci talvolta anche imbarazzanti, commuoventi; però, al contempo era una persona fragilissima ed era geloso, pazzo di sua figlia, avrebbe fatto di tutto pur di non farle mancare nulla. Frequentava i salotti più sofisticati dell'aristocrazia romana creando al loro interno scompiglio e disordine. Il mio rapporto con Franco non fu completo come quello che si era creato con Mario e Tano, mi aveva affidato il ruolo del confidente, mi chiamava anche a notte inoltrata raccontandomi minuziosamente tutto quello che gli capitava durante la giornata e io lo ascoltavo, talvolta seduto sugli scalini dell'Obelisco di Piazza del Popolo.

Sono passati circa vent'anni dalla morte di Tano; mi ricordo quando si sistemò per alcuni mesi nel mio studio in via della Lungara verso la fine del 1979, fu un periodo bello e intenso. Era un uomo dalla raffinata cultura, sapeva tutto ed era sempre informato, in contrasto con la sua forte cadenza romana che poteva trarre in inganno chi non lo conosceva, era molto educato e signorile. Era realmente l'ideologo del gruppo; basti pensare che, negli anni sessanta, le sue opere venivano esposte accanto a quelle di Barnett Newman, Marck Rothko e Willem de Kooning. Con Tano mi sono divertito tantissimo, era piacevole sentirlo parlare durante quelle interminabili giornate in cui tutto poteva accadere, anche una rissa improvvisa all'interno della vineria Buccone in via Ripetta.»

Enrico Manera

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