Politica
Dehors, Procacci (Trani a Capo): «Un anno, zero risposte e intanto fioccano le autorizzazioni prive del parere della Soprintendenza»
Il portavoce del movimento: «Prima o poi la verità verrà a galla e saranno dolori, speriamo non per i cittadini»
Trani - domenica 5 maggio 2019
"E' trascorso un anno da quando abbiamo posto il problema dei dehors, che vengono autorizzati sulla base di un regolamento non autorizzato dalla Soprintendenza. Ad oggi non abbiamo ancora ricevuto alcuna risposta dall'amministrazione. Tutto questo è assurdo, perché nel frattempo sono state rilasciate altre autorizzazioni illegittime, mentre, di contro, ci sono pubblici esercenti che hanno stoppato i loro investimenti, essendo consci, grazie a quanto denunciato un anno fa da noi sulla stampa, di una situazione tutt'altro che trasparente".
E' quanto afferma il portavoce di Trani#ACapo, Antonio Procacci, che ribadisce come il regolamento approvato in Consiglio comunale non abbia il parere obbligatorio della Soprintendenza. "Che anzi", ribadisce Procacci, "ha contestato quel regolamento. In pratica l'amministrazione rilascia autorizzazioni sulla base di un regolamento illegittimo. E la cosa più grave è che ha rilasciato autorizzazioni anche in zona storica, senza il parere della Soprintendenza. Ci sono dehors, anche piuttosto impattanti, realizzati senza l'autorizzazione obbligatoria dell'ufficio dei Beni Culturali. Abbiamo effettuato un accesso agli atti e abbiamo potuto constatare direttamente ciò che stiamo affermando. Il Comune è stato più volte invitato a chiarire la situazione, ma ad oggi non è cambiato nulla. Cosa si sta aspettando? Vogliamo rivedere nel nostro centro storico scene come quelle di qualche anno fa, quando il porto fu messo quanto tutto sotto sequestro? E quando i commercianti faranno vedere le autorizzazioni concesse dal Comune, chi ne risponderà? Noi queste cose le abbiamo dette anche in Consiglio comunale, dove abbiamo contestato quel regolamento, tanto elogiato dalle associazioni di categoria, che a tutt'oggi, dopo il nostro intervento di un anno fa, non hanno ancora detto una parola su questa situazione. Crediamo che tutti abbiano giocato col fuoco. Ci auguriamo solo che a rimetterci non siano, come sempre, i cittadini, costretti a pagare i contenziosi che certamente scaturiranno quando, prima o poi, qualcuno interverrà. Perché non potrà andare diversamente, almeno secondo quello che abbiamo letto nei documenti ufficiali della Soprintendenza".
"Come abbiamo detto in tante occasioni", conclude Procacci, "siamo assolutamente favorevoli agli investimenti dei privati, purché vengano sempre rispettate le regole. E questo non vale solo per la questione dehors. Nella nostra città, però, purtroppo, ci sono troppi furbi e abbiamo un'amministrazione che è particolarmente sensibile ai privati e poco attenta con i furbi. Ci sono privati che hanno in concessione beni pubblici che di anno in anno si ingrandiscono: spiagge libere con servizi diventano veri e propri lidi, ci sono chioschi bar con coperti persino maggiori rispetto a locali al chiuso, occupazioni di suolo pubblico che aumentano di anno in anno, spuntano pedane dappertutto, tra poco forse vedremo comparire in mare persino le prime palafitte. Per carità, (quasi) tutto bello, Trani ha bisogno (anche) di luoghi in grado di riportare in città la movida. Ma quando sono state bandite le gare, erano quelle le condizioni messe a bando? Non credete che se fosse stato previsto un allargamento graduale degli spazi in concessione qualcuno avrebbe offerto di più o comunque ci sarebbe stata una maggiore partecipazione? Ma forse il problema è proprio questo".
E' quanto afferma il portavoce di Trani#ACapo, Antonio Procacci, che ribadisce come il regolamento approvato in Consiglio comunale non abbia il parere obbligatorio della Soprintendenza. "Che anzi", ribadisce Procacci, "ha contestato quel regolamento. In pratica l'amministrazione rilascia autorizzazioni sulla base di un regolamento illegittimo. E la cosa più grave è che ha rilasciato autorizzazioni anche in zona storica, senza il parere della Soprintendenza. Ci sono dehors, anche piuttosto impattanti, realizzati senza l'autorizzazione obbligatoria dell'ufficio dei Beni Culturali. Abbiamo effettuato un accesso agli atti e abbiamo potuto constatare direttamente ciò che stiamo affermando. Il Comune è stato più volte invitato a chiarire la situazione, ma ad oggi non è cambiato nulla. Cosa si sta aspettando? Vogliamo rivedere nel nostro centro storico scene come quelle di qualche anno fa, quando il porto fu messo quanto tutto sotto sequestro? E quando i commercianti faranno vedere le autorizzazioni concesse dal Comune, chi ne risponderà? Noi queste cose le abbiamo dette anche in Consiglio comunale, dove abbiamo contestato quel regolamento, tanto elogiato dalle associazioni di categoria, che a tutt'oggi, dopo il nostro intervento di un anno fa, non hanno ancora detto una parola su questa situazione. Crediamo che tutti abbiano giocato col fuoco. Ci auguriamo solo che a rimetterci non siano, come sempre, i cittadini, costretti a pagare i contenziosi che certamente scaturiranno quando, prima o poi, qualcuno interverrà. Perché non potrà andare diversamente, almeno secondo quello che abbiamo letto nei documenti ufficiali della Soprintendenza".
"Come abbiamo detto in tante occasioni", conclude Procacci, "siamo assolutamente favorevoli agli investimenti dei privati, purché vengano sempre rispettate le regole. E questo non vale solo per la questione dehors. Nella nostra città, però, purtroppo, ci sono troppi furbi e abbiamo un'amministrazione che è particolarmente sensibile ai privati e poco attenta con i furbi. Ci sono privati che hanno in concessione beni pubblici che di anno in anno si ingrandiscono: spiagge libere con servizi diventano veri e propri lidi, ci sono chioschi bar con coperti persino maggiori rispetto a locali al chiuso, occupazioni di suolo pubblico che aumentano di anno in anno, spuntano pedane dappertutto, tra poco forse vedremo comparire in mare persino le prime palafitte. Per carità, (quasi) tutto bello, Trani ha bisogno (anche) di luoghi in grado di riportare in città la movida. Ma quando sono state bandite le gare, erano quelle le condizioni messe a bando? Non credete che se fosse stato previsto un allargamento graduale degli spazi in concessione qualcuno avrebbe offerto di più o comunque ci sarebbe stata una maggiore partecipazione? Ma forse il problema è proprio questo".