Vita di città
Di cosa parliamo quando parliamo d'accoglienza
In città si (stra)parla di decoro, ma l'approccio è sbagliato
Trani - mercoledì 15 luglio 2015
8.28
Sembra quasi di risentire Mina, quando nel 1963 cantava "Per quest'anno, non cambiare / Stessa spiaggia, stesso mare": ogni estate Trani e i tranesi paiono incastonati nel tempo e le questioni all'ordine del giorno sono sempre le stesse. Basta prendere come esempio uno degli argomenti più gettonati all'interno dei bar, che siano reali o virtuali (facebook o qualsiasi altro social al quale il pollice opponibile possa dare accesso): il decoro urbano.
Piccolo memorandum per i non-tranesi: in città il concetto di decoro urbano va utilizzato solo ed esclusivamente a discapito dei diversi. Quindi, andando per esempi: quattro bambini immersi nella fontana di piazza della Repubblica non sono decorosi se "rom" (approvato, invece, il tuffo per festeggiare il trofeo di turno vinto dalla propria squadra del cuore); tende ed accampamenti di fortuna sono bivacco solo se i protagonisti sono di colore (via libera, invece, allo sfacelo della spiaggia di Colonna di notte ad agosto); per espletare i propri bisogni "en plein air" bisogna invece essere reduci da qualche bagordo alcolico, non importa se "gli altri" non hanno concretamente posto dove poter andare in bagno.
Ironia a parte, le situazioni si ripetono: i festeggiamenti religiosi estivi puntualmente attirano gli ambulanti che non hanno un'area destinata al loro riposo, i cosiddetti zingari vengono sgomberati controvoglia, di tanto in tanto, ma una volta messi fuori dalla loro "dimora" non c'è un poi. È probabilmente questo il motivo per cui si vive nell'eterno ritorno dei "teatrini dello sdegno".
Esiste, però, un termine sconosciuto ai tranesi, che siano liberi cittadini o in qualche modo coinvolti nella macchina amministrativa: accoglienza. "Prevenire è meglio che curare" dovrebbe essere, invece, un proverbio abbastanza gettonato: stesso concetto di fondo. Nei fatti, le reazioni che una città può dare a queste situazioni comuni a ogni stagione calda sono molteplici, ma tutte devono prendere coscienza del dato oggettivo. Queste persone ci sono, arrivano, stazionano. Necessitano una collocazione. Bisogna quantomeno indicarla, prevederla, qualsiasi essa sia. Nel momento in cui, a scelte fatte, non le si rispetta, si può iniziare a parlare di "problema" e di "soluzione". Fino ad allora, tutti gli abitanti sono ignoranti, ovvero ignorano ciò che hanno sotto gli occhi.
Piccolo memorandum per i non-tranesi: in città il concetto di decoro urbano va utilizzato solo ed esclusivamente a discapito dei diversi. Quindi, andando per esempi: quattro bambini immersi nella fontana di piazza della Repubblica non sono decorosi se "rom" (approvato, invece, il tuffo per festeggiare il trofeo di turno vinto dalla propria squadra del cuore); tende ed accampamenti di fortuna sono bivacco solo se i protagonisti sono di colore (via libera, invece, allo sfacelo della spiaggia di Colonna di notte ad agosto); per espletare i propri bisogni "en plein air" bisogna invece essere reduci da qualche bagordo alcolico, non importa se "gli altri" non hanno concretamente posto dove poter andare in bagno.
Ironia a parte, le situazioni si ripetono: i festeggiamenti religiosi estivi puntualmente attirano gli ambulanti che non hanno un'area destinata al loro riposo, i cosiddetti zingari vengono sgomberati controvoglia, di tanto in tanto, ma una volta messi fuori dalla loro "dimora" non c'è un poi. È probabilmente questo il motivo per cui si vive nell'eterno ritorno dei "teatrini dello sdegno".
Esiste, però, un termine sconosciuto ai tranesi, che siano liberi cittadini o in qualche modo coinvolti nella macchina amministrativa: accoglienza. "Prevenire è meglio che curare" dovrebbe essere, invece, un proverbio abbastanza gettonato: stesso concetto di fondo. Nei fatti, le reazioni che una città può dare a queste situazioni comuni a ogni stagione calda sono molteplici, ma tutte devono prendere coscienza del dato oggettivo. Queste persone ci sono, arrivano, stazionano. Necessitano una collocazione. Bisogna quantomeno indicarla, prevederla, qualsiasi essa sia. Nel momento in cui, a scelte fatte, non le si rispetta, si può iniziare a parlare di "problema" e di "soluzione". Fino ad allora, tutti gli abitanti sono ignoranti, ovvero ignorano ciò che hanno sotto gli occhi.