Serge Latouche
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Eventi e cultura

Dialoghi di Trani, Latouche: «La bellezza salverà il mondo?»

Il filosofo francese ha aperto la rassegna con una lectio magistralis

Fedor Dostoevskij e Paolo Sorrentino. Serge Latouche cita le loro idee di bellezza per la sua lectio magistralis su "Decrescita ed estetica", tenuta ieri sera a Palazzo Beltrani, in apertura della sedicesima edizione de I Dialoghi di Trani, in programma fino al 24 settembre tra il centro storico di Trani (Palazzo Beltrani e Polo museale), Bisceglie, Barletta, Andria e Corato.

"La bellezza salverà il mondo", dice il principe Myskin nell'Idiota di Dostoevskij. Mentre ne "La grande bellezza" di Sorrentino "la bellezza ha disertato il mondo" e il protagonista è un degno rappresentante della "decadenza della società della crescita".

Da qui la domanda: «Esiste ancora la bellezza e ha ancora futuro nella nostra società?». E' il dubbio che il filosofo francese, alla sua seconda partecipazione a I Dialoghi, solleva subito davanti ai tanti spettatori che, ieri sera, affollavano le sale a piano terra del Palazzo delle Arti. «Se bellezza non ha futuro – dice – e se è la bellezza che deve salvare il mondo, allora il mondo non sarà salvato». Secondo il filosofo francese «c'è un sentimento forte di perdita della bellezza». «Nella tradizione dell'Illuminismo, la bellezza è concepita come una promessa di felicità. Ma la modernità ha tradito la sua promessa di felicità. Il mondo è più infelice che mai».

Passando alla bellezza espressa dall'arte, Latouche sostiene che «il giudizio estetico che facciamo circa la bellezza delle opere dipende in gran parte dalla nostra cultura». «Perché la cultura forma il nostro gusto, cioè la nostra capacità di provare emozioni, più o meno forti, sulla base o in funzione di un certo contesto». Alle opere d'arte si lega anche un "sentimento del sublime". «Per esempio quando ho visto il Partenone per la prima volta nel 1962, sono rimasto molto colpito, sono entrato in una sorta d'estasi», ha raccontato. «O quando sento lo 'Stabat mater dolorosa' di Pergolesi, capolavoro della musica barocca; o quando vedo 'La vocazione di San Matteo' del Caravaggio. Sono tutte manifestazioni del sentimento del sublime».

Ma la decrescita può renderci felici? «La società della crescita è la distruzione della cultura», sostiene Serge Latouche. «La nostra società si è fatta fagocitare da una economia di crescita, un'economica che ha come fine non soddisfare i bisogni, ma una crescita per la crescita». E' la società capilista e «il capitalismo – secondo Latouche - distrugge il mondo naturale e culturale». «Le logiche distruttive della società della crescita sono logiche industriali, della tecnica, del mercato e dell'economia». Le logiche industriali distruggono l'ambiente, i paesaggi, le città. Basti pensare alle miniere che scavano il terreno e la devastazione del paesaggio, con la distruzione delle periferie. Un esempio? Senza andare molto lontani la periferia di Trani «di una bruttezza incredibile», dice senza mezzi termini Latouche. Un appello che si spera possa non rimanere una voce isolata nel vuoto della nostra città.
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